Matteo Salvini andrà a processo per il caso Gregoretti: la Giunta delle immunità del Senato ha respinto la proposta di negare la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti, avanzata dal presidente Maurizio Gasparri. Contro hanno votato i cinque senatori della Lega, a favore i quattro di FI e Alberto Balboni di FdI. In caso di pareggio, il regolamento del Senato fa prevalere i “no”. Sui 23 senatori membri della Giunta erano presenti in dieci: gli esponenti della maggioranza hanno deciso di disertare la votazione e di non presentarsi. Attesa ora la votazione dell’Aula – prevista per metà febbraio – che darà il parere definitivo sulla vicenda. L’ipotesi di accusa, per Salvini, è di sequestro di persona: quando era ministro dell’Interno impedì per più di tre giorni lo sbarco di 116 persone soccorse nel Mediterraneo centrale dalla nave della Gregoretti della Guardia costiera italiana.

Reazioni – «Se uno mi ritiene un pericoloso criminale è giusto che venga processato il prima possibile», ha commentato il capo del Carroccio poco dopo la decisione della Giunta. «Conto ovviamente di essere assolto, perché ho fatto quello che era nell’interesse nazionale del mio Paese, come alcuni magistrati hanno riconosciuto». Proprio a magistrati e avvocati si rivolge Salvini durante una diretta Facebook, ringraziandoli per avergli scritto «in maniera riservata dicendo ‘Siamo con te, la giustizia non è di destra o sinistra, ma quello che ti vogliono fare è un processo politico’». Intanto, la Lega ha lanciato il sito #digiunopersalvini, con il quale il popolo del Carroccio  manifesta solidarietà all’ex ministro. Per il momento hanno aderito 5mila persone. Dalla maggioranza, arriva il commento del leader Pd Nicola Zingaretti:«C’è l’ossessivo tentativo di Salvini di parlare di se stesso, quindi invito tutti a parlare dei problemi degli italiani e non di quelli giudiziari di un politico, che ha il diritto alla difesa ma non di strumentalizzare la giustizia come sta facendo».

«Processatemi» – Nelle scorse ore il capo del Carroccio aveva chiesto ai suoi senatori di sostenere l’autorizzazione a procedere, cioè di schierarsi a favore del rinvio a giudizio: «Voglio andare in quel tribunale a rappresentare milioni di italiani che vogliono vivere tranquilli a casa loro. E poi una volta per tutte si parlerà di una riforma della giustizia che in questo Paese serve come il pane. Mentre la sinistra scappa noi andiamo a testa alta a giudizio. Non abbiamo nessun tipo di paura». Ancora: «Siccome devono essere i delinquenti ad aver paura del processo, io ribadisco: mandatemi a processo. Se devo andare in galera per difendere il mio Paese ci vado a testa alta». Salvini aveva inoltre rivolto parole dure contro la magistratura: «Si stabilisca una volta per tutte se il giudice deve fare il giudice o il ministro. Se vuoi fare il ministro molli la toga e vai a fare il ministro, altrimenti non rompi le scatole a chi lavora: sono stufo, e processo, processo, processo. Ma andate, cari giudici di sinistra, a beccare spacciatori e delinquenti e non rompete le scatole alla gente che lavora».

Il leader leghista Matteo Salvini in campagna elettorale, a Comacchio (Ferrara)

Il voto – Il voto è caduto in un momento cruciale per Matteo Salvini e per la Lega, a pochi giorni di distanza dalla chiamata alle urne in Emilia-Romagna, il cui esito è considerato una cartina di tornasole dell’orientamento politico del Paese. Ed è proprio la tempistica ad aver creato polemiche fra maggioranza e opposizione: a stabilire il giorno di votazione, 20 gennaio, è stata la Giunta per il regolamento di Palazzo Madama, con il parere decisivo del presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha scelto  – anche se la prassi le chiede imparzialità – di schierarsi con la linea espressa da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia (e cioè di fissare il voto per il 20 gennaio). Il nodo era qui: la vicinanza con le elezioni regionali del 26 gennaio avrebbe consentito a Salvini di usare il voto della Giunta in Senato a fini propagandistici e politici, come sostiene Zingaretti, secondo il quale Salvini è «garantista su se stesso e giustizialista con gli avversari». Gli ha fatto eco Stefano Bonaccini, presidente dem uscente dall’Emilia Romagna e ricandidato: «È chiaro che Salvini tende a fare la vittima, a portare sul piano nazionale qualsiasi cosa. Tentano di spostare l’attenzione su altri piani, perché non hanno nulla da dire sull’Emilia-Romagna».

Caso Gregoretti – Non è la prima volta che per Salvini viene richiesta l’autorizzazione a procedere. Era già successo, nel marzo del 2019, con il caso Diciotti, un’altra nave della Marina militare che aveva salvato in mare aperto 144 persone. La vicenda Gregoretti si svolge nel luglio del 2019: l’imbarcazione, dopo aver salvato 116 naufraghi, si vede negare la possibilità di attraccare e di far quindi sbarcare i migranti recuperati in acqua. Resta quindi al largo del porto di Augusta (vicino a Siracusa) per tre giorni, nonostante non avesse le caratteristiche e le dimensioni necessarie per ospitare tutte le persone a bordo.