Se vuoi la pace prepara la guerra. Il detto latino sembra ben riassumere il clima che si respira in Europa. Nella bozza di conclusioni del Consiglio europeo, che ha preso il via il 21 marzo a Bruxelles, l’argomento principale verte sulla difesa e sulla sicurezza del Vecchio Continente. Il summit ha come obiettivo quello di preparare i cittadini a possibili crisi di sicurezza, legate al conflitto in Ucraina. «Serve un approccio che tenga conto di tutti i rischi (della guerra, ndr)», si legge nel documento. Il Consiglio Europeo sottolinea la necessità «imperativa» di una «preparazione militare-civile rafforzata nonché coordinata» e di una «gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce».

Nero su bianco- Nel documento non c’è traccia di quanto è stato ipotizzato da dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, che aveva parlato apertamente dell’eventualità di inviare truppe in Ucraina al fianco di Kiev. Tuttavia il cambio di clima in Europa è palpabile. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in un editoriale dal titolo Se vogliamo la pace dobbiamo essere pronti alla guerra, scrive: «Se non reagiamo in modo appropriato a livello europeo e se non diamo all’Ucraina un aiuto sufficiente per fermare la Russia, saremo noi i prossimi. Dobbiamo quindi essere ben preparati in termini di difesa e passare alla modalità “economia di guerra”. È ora di assumerci la responsabilità della nostra sicurezza». Parole a cui fanno eco quelle dalla presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen: «È chiaro che non c’è più spazio per le illusioni, il mondo è diventato più pericoloso e l’Ue si deve svegliare: sappiamo che le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina».

Il nodo dei fondi- Il primo problema, quindi, è come finanziare questo «cambio di paradigma» chiesto da Michel. Il 6 marzo 2024 la Commissione europea ha presentato una strategia di difesa europea: nel documento, si legge che entro il 2030 almeno il 40% del materiale di difesa dovrà essere acquistato in modo collaborativo, e almeno il 35% del valore degli scambi ra i 27 Stati membri dovrà riguardare i sistemi di difesa. Il Dipartimento per gli Affari Europei prevede di stanziare 1,5 miliardi di euro per rafforzare il settore della difesa. Per non avvalersi più esclusivamente dell’ombrello garantito dalla Nato, l’Europa ha già aumentato le spese militari. I bilanci annuali per la difesa hanno raggiunto i 240 miliardi di euro nel 2022 (erano 214 miliardi nel 2021), molto meno degli Stati Uniti (794 miliardi), ma più del doppio della Russia (92 miliardi) e quasi quanto la Cina (273 miliardi). Si prevede che questa cifra continuerà a crescere nei prossimi anni. I Paesi Ue spendono per la difesa circa l’1,5% del proprio Pil, una cifra tuttavia ancora al di sotto della soglia del 2% richiesta dalla Nato.