L’esercito israeliano ha ucciso in un attacco aereo il capo dell’unità missili anti-tank della Brigata centrale di Gaza Ibrahim Abu-Maghsib. Un successo militare preceduto dalla conquista della roccaforte di Hamas nel nord della Striscia dopo 10 ore di combattimento. Ai due obiettivi militari centrati è seguita un’apertura per un tempo più lungo di un corridoio umanitario. Il portavoce della difesa ha fatto sapere che Israele aprirà la strada Salah-al-Din al traffico da nord a sud per i civili palestinesi tra le 10 e le 16. Nei giorni precedenti la strada era stato aperta solo per quattro ore. Nel frattempo, come hanno riferito fonti palestinesi e israeliane, è ancora in corso una vasta operazione militare israeliana in cui sono rimasti uccisi cinque miliziani palestinesi a Jenin (Cisgiordania settentrionale). Sul fronte diplomatico, durante la conferenza stampa umanitaria su Gaza a Parigi, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato: «Nell’immediato dobbiamo lavorare sulla protezione dei civili». In quest’occasione è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani che, in linea con Macron, ha spiegato: «Serve un accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli». Dalla parte degli ostaggi israeliani si schiera anche il generale Abbas Ibrahim, ex capo degli 007 libanesi, che a breve incontrerà esponenti di Hamas per discuterne.

Fronte militare – Dopo 10 ore di combattimenti in superficie e sotterranei, l’esercito israeliano ha assestato un duro colpo ad Hamas conquistando la loro roccaforte, nota come avamposto 17 a Jabalya. Sul luogo le truppe israeliane hanno trovato “significativi” piani di battaglia del gruppo terroristico. Un’altra batosta per Hamas è arrivata nella mattinata del 9 novembre: gli Idf hanno ucciso in un attacco aereo Ibrahim Abu-Maghsib, capo dell’unità missili anti-tank della brigata centrale di Gaza. A confermarlo è stato il portavoce militare di Israele precisando che «Maghsib nell’ambito della sua posizione ha diretto e condotto numerosi lanci di missili anti-tank contro civili e soldati israeliani»

Corridoi umanitari –  Avichay Adraee, il portavoce della difesa israeliana ha confermato in mattinata l’apertura per 6 ore (dalle 10 alle 16) della strada Salah-al-Din per i civili palestinesi. Nei giorni precedenti il corridoio era stato aperto solo per quattro ore. Secondo Adraee, circa 50.000 cittadini di Gaza hanno utilizzato il corridoio per dirigersi verso il sud della Striscia e ha aggiunto: «Non ascoltate quello che dicono i leader di Hamas dai loro alberghi all’estero o dai sotterranei che hanno organizzato per sé e per i loro familiari. Per la vostra sicurezza, spostatevi a sud, oltre Wadi Gaza».

Diplomazia –  Nel corso della conferenza stampa umanitaria su Gaza a Parigi sono diversi i politici a essersi schierati a favore del cessate il fuoco e della necessità di una pausa umanitaria per proteggere i civili. Il primo a esprimersi nel merito è stato il presidente francese Macron che dichiarato: «Dobbiamo lavorare per un cessate il fuoco, ma nell’immediato sulla protezione dei civili. È per questo che abbiamo bisogno di una pausa umanitaria molto rapida». Anche il ministro degli esteri Tajani ha ribadito il concetto: «Dobbiamo continuare a lavorare per realizzare pause umanitarie per consentire un accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli». ll cancelliere tedesco Olaf Scholz, presso la Sinagoga Beth Zion di Berlino in occasione dell’85/o anniversario della “notte dei pogrom del Reich”, ha invece spostato il tema sull’antisemitismo che «avvelena la nostra società». A provare una via diplomatica in questi giorni è stato anche il Qatar che ha proposto la liberazione di una decina di ostaggi (probabilmente 12), di cui 6 americani, in cambio di tre giorni di tregua. Se per le fonti egiziane la trattiva era possibile, al momento per Abu Obeida, il portavoce dell’ala militare di Hamas «la strada unica è un accordo che preveda lo scambio di prigionieri». Ipotesi, però, sempre respinta da Israele. Una svolta potrebbe arrivare grazie all’appoggio del generale Abbas Ibrahim, ex capo degli 007 libanesi, che questa mattina è in viaggio proprio verso il Qatar dove incontrerà esponenti di Hamas per provare a negoziare la liberazione di un numero indefinito di ostaggi israeliani con nazionalità statunitense.

Le prime testimonianze – Dopo l’assalto del 7 ottobre, iniziano a emergere alcune testimonianze. La prima, raccolta dalla polizia, è quella di una donna che racconta gli orrori visti mentre era nascosta in uno dei kibbutz assaltati. Spiega di aver visto una ragazza stuprata a turno da uomini in divisa e di aver poi assistito al momento in cui uno di questi ha sparato in testa alla giovane mentre la stava violentando. Alcuni uomini, ha riferito, tenevano in mano la testa di un’altra vittima come una sorta di “premio”.