Continua il terrore sull’isola caraibica. Ad Haiti, le bande criminali stanno mettendo a ferro e fuoco la capitale Port au Prince ed è stato dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco. Le gang, dopo aver liberato diverse migliaia di detenuti da un carcere, adesso stanno attaccando un secondo istituto penitenziario della città con all’interno 1.400 persone. La guerriglia è iniziata giovedì scorso, 29 febbraio: i gruppi criminali, che controllano intere zone del Paese, non hanno gradito il dietrofront del primo ministro Ariel Henry sulle sue dimissioni: il capo di governo doveva andarsene a inizio febbraio, ma ha dichiarato che rimarrà al potere fino al 2026. Da quel momento sono iniziati gli scontri fra la polizia haitiana e le bande criminali. Il boss Jimmy Chérisier, soprannominato Barbecue, ha annunciato che tutte le gang si sono unite per porre fine al governo di Henry: «Ribadiamo che la popolazione non è il nostro nemico, i gruppi armati non sono il vostro nemico. Arrestate Ariel Henry per la liberazione del Paese», ha dichiarato Chérisier. L’attacco è avvenuto mentre il primo ministro si trova in Kenya per firmare l’accordo di una missione di sicurezza dell’Onu sul suolo haitiano. Secondo i media locali, ci sono diversi cadaveri sulle strade della capitale, si registrano interruzioni della linea internet e in alcuni quartieri sono state erette barricate con penumatici in fiamme. Il coprifuoco notturno, in vigore dalle 18 alle 5 del mattino, durerà fino a mercoledì, ma potrebbe essere prorogato: «È stato istituito a causa del deterioramento della sicurezza a Port-au-Prince, dove si registrano atti criminali sempre più violenti perpetrati da bande armate», si legge nella nota governativa.