Più di ventimila palestinesi hanno perso la vita dall’inizio del conflitto (Ansa)

Da una parte c’è la giustizia internazionale, dall’altra la situazione sul campo e le proposte di tregua. Mentre continuano i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, Israele è sotto accusa per genocidio. L’istanza è stata presentata dal Sudafrica lo scorso 29 dicembre alla Corte internazionale di Giustizia e il processo ha preso il via la mattina dell’11 gennaio. La risposta di Israele è attesa per il 12. Un procedimento simile aveva visto come protagonista Vladimir Putin, a cui il principale organo delle Nazioni Unite aveva intimato a marzo del 2023 di fermare la guerra in Ucraina per il rischio di genocidio. Il tribunale però non ha i mezzi necessari per far rispettare le proprie sentenze.

Le accuse a Israle – «Israele ha commesso, sta commettendo e rischia di continuare a commettere atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza». Questa l’accusa del Sudafrica, illustrata alla Corte internazionale di Giustizia al Palais de la Paix dell’Aja. A valutare la richiesta di Pretoria di intraprendere misure provvisorie urgenti contro lo Stato ebraico saranno 17 giudici: 15 del principale organo delle Nazioni Unite, uno sudafricano e uno israeliano. «Nessun attacco armato al territorio di uno Stato, non importa quanto sia serio, può fornire alcuna giustificazione per violare la Convenzione di Ginevra», ha dichiarato il ministro della Giustizia del Sudafrica Ronald Lamola. Parole sostenute da Aldila Hassim, avvocato di Pretoria: «La situazione a Gaza è tale che gli esperti prevedono che un numero maggiore di persone potrebbe morire di fame e malattie piuttosto che in seguito a un’azione militare diretta». A prendere posizione è stato anche il Cile, chiedendo alla Corte penale internazionale un’indagine sull’operato del governo di Israele nella Striscia di Gaza. La decisione è stata annunciata dall’ambasciatrice cilena Paula Narvaez presso l’Onu: «Il Cile non rimarrà indifferente alla situazione attuale e al dolore del popolo palestinese. Chiederemo un’indagine sui crimini internazionali commesso nei territori palestinesi occupati, alla quale speriamo che altri Paesi possano unirsi».

A difesa di Israele – Tel Aviv potrà rispondere alle accuse il 12 gennaio di fronte alla Corte, ma intanto è arrivata la reazione italiana. «Il genocidio è un’altra cosa, qui c’è un attacco che colpisce la popolazione civile». Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha commentato a Radionach’io l’udienza che ha preso il via all’Aja. «Non possiamo dimenticare quello che è successo il 7 ottobre quando i cittadini israeliani sono stati presi uno per uno con una violenza inimmaginabile. Abbiamo detto in tutti i modi che non condividiamo gli attacchi alla popolazione, continuiamo a invitare Israele a non superare i limiti della giusta reazione per sconfiggere Hamas».

La situazione sul campo – Intanto nella Striscia di Gaza continuano i combattimenti e Onu e ong internazionali denunciano la mancanza di cibo. «L’Isis-Hamas è il problema, ruba il cibo, l’acqua e altri generi di prima necessità ai civili per passarli a suoi uomini, che si nascondono sotto terra», ha reagito il colonnello israeliano Moshe Tetro: «Israele sta facendo tutto il possibile per garantire l’ingresso degli aiuti umanitari necessari alla popolazione. Gaza non soffre la fame, c’è cibo sufficiente, anzi ne sta entrando di più rispetto alla domanda effettiva. Il programma alimentare mondiale ha aperto un forno capace di produrre milioni di pagnotte». Il conto delle vittime palestinesi ha superato i ventimila dal 7 ottobre. Nella zona centrale della Striscia, non lontano dall’ospedale di Deir Al Balah, quaranta persone sono state uccise da un bombardamento israeliano. 7 palestinesi hanno perso la vita a Wosta, altri 4 nel campo profughi di Maghazi. A Rafah, 15 membri della famiglia Nofal sono rimasti uccisi da un attacco aereo.

La proposta del Qatar – Visto il sempre maggiore numero di morti si sono riaperte le discussioni riguardo un piano di tregua. Il Qatar ha elaborato una nuova proposta, che prevede la liberazione dei circa 130 israeliani prigionieri a Gaza. Secondo Canale 13, il piano prevede anche l’esilio dei capi di Hamas in Qatar e il ritiro totale dell’esercito di Israele da Gaza. La proposta è stata illustrata dal capo del Mossad David Barnea al gabinetto di guerra.