C’è chi la porta abbassata sul mento, chi legata al gomito e chi appesa penzolante da un orecchio. Anche se dopo un anno e mezzo di pandemia, non tutti hanno imparato a usarla bene, la mascherina ormai fa parte dell’abbigliamento di ogni italiano. E continuerà a essere così, nonostante dal 28 giugno l’intero Paese sia in zona bianca. Addio al coprifuoco, riapertura per tutte le attività e soprattutto via all’obbligo della protezione all’aperto. Ma restano i divieti di assembramento e l’obbligo al distanziamento sociale. Vediamo in dettaglio cosa continuerà a essere vietato in questa estate solo in parte di nuovo “normale”.

Mascherine – Dal 28 giugno gli italiani non sono più obbligati a indossarle all’aperto, ma le mascherine non potranno in ogni caso essere lasciate a casa. Tutti, tranne disabili e bambini di età inferiore a 6 anni, dovranno continuare a portarla con sé. Va indossata non appena si entra in un luogo chiuso: ristoranti, pub, hotel, centri commerciali e mezzi pubblici. All’interno dei locali la si può togliere solo una volta seduti al tavolo, ma è obbligatorio indossarla per entrare e uscire o per andare in bagno. Obbligo di mascherina senza eccezioni per tutto il personale, come per i camerieri durante il servizio ai tavoli. Ma anche all’aperto può tornare utile: in caso di situazioni a rischio.

Assembramenti – Di pari passo resiste il divieto di assembramenti. Una delle parole più utilizzate in tempo di pandemia e forse una delle meno chiare. Non è facile trovare una definizione certa nel mare magnum di decreti e ordinanze emanate dal Governo a partire dall’inizio dell’emergenza sanitaria. L’unico criterio a cui ci si può affidare è il distanziamento sociale di almeno un metro, non a caso, ancora obbligatorio. Va da sé che si entra nel temuto caso di “assembramento”  qualora ci si trovi in un gruppo di due o più persone tra le quali non è rispettata la distanza sociale. Non è “assembramento” la fila ordinata per accedere alle poste o a un supermercato, lo è il gruppo di amici che bevono una birra davanti al bar, se non sono distanti almeno un metro, anche all’aperto.

Locali, spiagge e mezzi pubblici –  L’obbligo del distanziamento sociale si applica all’interno degli esercizi commerciali che, pur non dovendo rispettare limiti di orario dovuti al coprifuoco, sono tenuti a eseguire protocolli sanitari predefiniti. Ad esempio, nei ristoranti si dovrà ancora rispettare il limite di 8 persone per i tavoli al chiuso e la distanza di un metro tra un tavolo e l’altro, anche all’aperto. In spiaggia, possiamo dimenticarci per qualche ora della mascherina – sempre e solo se si resta all’aperto – ma ogni ombrellone dovrebbe avere intorno un’area di 10 metri quadrati  e tra i lettini andrebbe garantita la distanza minima di un metro. Mascherina obbligatoria anche all’aperto per i bagnini. I mezzi pubblici, infine, continuano a rappresentare una delle situazioni più a rischio, soprattutto ora che la capienza è stata aumenta all’80%: mascherina obbligatoria non appena si sale a bordo, si può rimanere senza solo in stazione o alle fermate all’aperto.

Discoteche – Nel clima di riapertura generale, resta un nodo ancora da sciogliere: la gestione delle discoteche e dei locali da ballo. Il Comitato Tecnico Scientifico ha deciso per la riapertura dei soli locali all’aperto, mentre non è ancora stata fissata una data per gli esercizi al chiuso. Ma anche in questo caso non si tratterebbe di un “liberi tutti” senza condizioni: si potrà entrare in discoteca solo con il green pass, rilasciando all’entrata i dati e i recapiti dei clienti che verranno mantenuti per 14 giorni, in modo da consentire il tracciamento in caso di necessità, e non si potrà superare il 50% della capienza, dipendenti compresi.