Il premier cinese Li Keqiang

Corsa agli armamenti. Priorità alla ricerca tecnologica. Crescita del PIL ridimensionata. Sono i primi obiettivi delineati all’avvio dei lavori dell’Assemblea nazionale del popolo cinese dal premier uscente Li Keqiang nell’ambito delle “Due sessioni”, l’appuntamento legislativo e consultivo più importante della politica cinese. Nei prossimi giorni i membri dell’Assemblea nazionale e quelli della Conferenza politica consultiva del popolo si riuniranno per tradurre in norme e regolamenti gli obiettivi politici delineati lo scorso ottobre durante il XX Congresso del Partito comunista, a partire dal traguardo di crescita del prodotto interno lordo per il 2023, fissato attorno al 5%. Si tratta del traguardo più basso mai previsto dal governo cinese in oltre trent’anni: un segnale, secondo diversi analisti, che la crescita a doppia cifra del PIL che ha caratterizzato lo sviluppo economico cinese negli ultimi decenni sta lasciando il posto a uno sviluppo moderato in nome di “stabilità” e “sicurezza”. Due elementi chiave del pensiero del presidente cinese Xi Jinping che entro la fine della settimana verrà riconfermato per un inedito terzo mandato.

Obiettivi – Parola d’ordine del discorso di apertura di Li è stata la «stabilità economica», per giustificare il target moderato del 5% del PIL fissato per quest’anno. Il rapporto deficit/PIL dovrà invece salire al 3% e la disoccupazione rimanere al di sotto del 5,5%. Li, le cui politiche in passato si sono focalizzate sull’attirare investimenti esteri, ha sottolineato che la Cina ha bisogno di «espandere l’accesso al mercato» a nuovi investitori. Una specifica necessaria in un momento storico in cui l’appetibilità del mercato cinese è venuta meno dopo tre anni di restrizioni pandemiche e nuove strette governative a settori quali istruzione, intrattenimento, immobiliare e sanità. Il premier uscente ha anche prospettato la creazione di 12 milioni di posti di lavoro nei centri urbani, dove i neolaureati sono in costante aumento ma faticano a trovare occupazione.

Riarmo e tecnologia – Se l’obiettivo della crescita del PIL è risultato più prudente rispetto alle previsioni degli economisti, netto è invece l’aumento del budget per la Difesa (più 7,2%) e dei fondi per lo sviluppo dell’industria dei semiconduttori e di altri settori utili allo sviluppo tecnologico, che crescerà del 50% e raggiungerà 1,9 miliardi di dollari. I due ambiti sono  strettamente interconnessi. Secondo il ministro della Scienza e Tecnologia Wang Zhigang saranno proprio la ricerca e lo sviluppo a diventare il «nuovo motore del Paese» per continuare nell”ammodernamento dell’Esercito popolare di liberazione e nella modsernizzazione dell’apparato industriale. I due settori, militare e civile, sono strettamente legati grazie all’impego di tecnologie cosiddette  “dual-use”. Incrementare la spesa nei settori chiave per l’industrie tech servirà quindi a sostenere la crescita dell’Esercito e al contempo proteggere il comparto produttivo dalle restrizioni messe in atto dagli Stati Uniti su semiconduttori e microchip.

Nomine e conferme – Oltre agli obiettivi economici e a nuove leggi e regolamentazioni, nelle “Due sessioni” diventeranno ufficiali le nomine statali e governative preannunciate durante il Congresso. Cambio della guardia dunque per le maggiori cariche apicali all’interno del governo cinese, prima tra tutte quella di premier della Repubblica popolare cinese. Li Keqiang lascerà il posto a Li Qiang, ex governatore di Shanghai fortemente criticato durante il periodo dei lockdown serrati lo scorso anno, tra i fedeli del presidente Xi Jinping.

Dossier Taiwan – L’aumento esponenziale della spesa militare cinese preoccupa Taiwan. Durante una seduta in Parlamento il ministro della Difesa taiwanese Chiu Kuo-cheng ha invitato a tenersi pronti per un «ingresso improvviso»” da parte delle forze armate cinesi in aree vicine al loro territorio. Negli ultimi anni la Cina ha progressivamente aumentato le attività militari attorno a Taiwan, con brevi ma frequenti incursioni dello spazio di identificazione aerea taiwanese. «In futuro potrebbero usare la forza», ha dichiarato Chiu, sottolineando che l’esercito cinese potrebbe «trovare delle scuse» per fare incursione nello spazio aereo o navale di Taiwan.