Alla fine la remuntada non c’è stata. Con il 53,5% dei voti, il candidato del centrodestra e governatore uscente, Marco Marsilio, fa il bis e si conferma alla guida dell’Abruzzo, superando di sette punti l’esponente del centrosinistra, Luciano D’Amico, fermo al 46,5%. Il campo larghissimo non è bastato: il matrimonio occasionale tra Schlein, Conte, Renzi, Calenda e Fratoianni non è riuscito a strappare la vittoria in una regione che, negli ultimi giorni, era sembrata contendibile. Dopo il passo falso in Sardegna, Giorgia Meloni può tirare un sospiro di sollievo: la riconferma del suo braccio destro gela gli entusiasmi dell’opposizione e rilancia la premier, con Fratelli d’Italia che si conferma primo partito. Exploit di Forza Italia, mentre la Lega scende sotto l’8%. Il Partito democratico si afferma come forza più votata tra le opposizioni, mentre il Movimento 5 stelle, passata la sbornia sarda, raggiunge solo il 7%. Affluenza al 52,2% (- 0,9% rispetto al 2019).
La riconferma – «Il testa a testa c’era solo nei loro sogni». Sono le due di notte quando Marco Marsilio arriva al comitato elettorale di Pescara. Dopo un primo exit poll che dava i due sfidanti separati da pochi voti, lo spoglio nella notte conferma un vantaggio anticipato dalle prime proiezioni. Scrutinate tutte le 1.634 sezioni, le urne riconfermano il governatore uscente, che supera l’ex rettore dell’Università di Teramo e candidato dell’eterogenea coalizione di centrosinistra, Luciano D’Amico. Esulta Giorgia Meloni: «È il primo presidente nella storia dell’Abruzzo a essere riconfermato dagli elettori per un secondo mandato. Ed è per noi motivo di grande orgoglio che i cittadini abruzzesi abbiano voluto continuare a dargli fiducia. Il centrodestra si conferma maggioritario», ha scritto sui suoi profili social. Quella abruzzese è anzitutto una sua vittoria personale: Marco Marsilio è stato nel 2019 il primo presidente di regione per Fratelli d’Italia, oltre che fedelissimo della premier da oltre trent’anni, da quando entrambi militavano nella sezione della Garbatella dell’allora Movimento sociale italiano. Luciano D’Amico ha seguito lo spoglio da casa, a Pescara. Quando è stato chiaro che il centrosinistra non sarebbe riuscito ad assestare il secondo ko di fila al centrodestra, D’Amico ha chiamato Marsilio per augurargli buon lavoro. Nonostante la sconfitta, rivendica la scelta della candidatura unitaria: «L’esperienza del campo largo è stata straordinaria perché ha consentito di condividere programma davvero straordinario. Auspico che possa essere riproposto in altri contesti. Continueremo a lavorare qui in Abruzzo con tutte le forze politiche della coalizione», ha spiegato poi in una conferenza stampa. La segretaria dem Elly Schlein ringrazia D’Amico «per la generosità con cui si è speso», e aggiunge: «Abbiamo perso, ma siamo riusciti a riaprire la partita. In politica si vince e si perde, ma siamo qui a rilanciare la sfida in vista delle Europee».
Il centrodestra – Dopo la sconfitta in Sardegna di due settimane fa, il centrodestra vince la scommessa abruzzese. Per queste elezioni le forze politiche che governano il Paese hanno schierato i propri pesi massimi, con ben 12 ministri che si sono presentati per la campagna elettorale e con il comizio unitario dei leader a Pescara. Per l’occasione sono stati rifinanziati progetti a cui nei mesi scorsi erano stati tolti soldi, come per il potenziamento dell’alta velocità Roma-Pescara (dal Pnrr erano scomparsi 1 miliardo e 465 milioni di euro, ora ne sono stati riassegnati 720 milioni prelevati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027), o come i 200 milioni di euro per la cultura stanziati dal ministro Gennaro Sangiuliano a pochi giorni dal voto. Scommessa vinta, quindi, anche se con rapporti di forza diversi all’interno della coalizione. Con il 24,1% dei voti Fratelli d’Italia si conferma primo partito del centrodestra: un risultato a cui potrebbero essere sommate gran parte delle preferenze ottenute dalla lista civica in appoggio a Marsilio (5,7%). La Regione è diventata ormai un fortino della premier, perché da qui è partita nel 2019 la sua rincorsa a Palazzo Chigi e perché qui, nel collegio de L’Aquila, è stata eletta nel 2022. A superare i pronostici è stata Forza Italia. Il partito fondato da Berlusconi e guidato ora da Antonio Tajani ha un forte radicamento in Abruzzo, ma con il suo 13,4% diventa il secondo partito della coalizione, facendo meglio delle regionali del 2019 (9%) e delle politiche del 2022 (11%). Se in valori assoluti Fratelli d’Italia ha più che triplicato i propri voti, è la Lega di Salvini quella che perde di più, con il 7,6% e con circa 122mila preferenze in meno rispetto a cinque anni fa. Nonostante dal Carroccio trapelino ottimismo e soddisfazione, i risultati abruzzesi non possono tranquillizzare un segretario ora messo in discussione da più parti. Perché l’Abruzzo conferma un trend che va avanti ormai da mesi, con i voti leghisti sempre più fagocitati dalla premier, che costringe il partito a ripensare la propria identità, dopo la scommessa di una Lega nazionale non più radicata solo nel Nord del Paese. Alle Regionali del 2019 la formazione di Salvini aveva ottenuto il 23,5% dei voti, e alle europee del 2019 il 23,5%. In vista delle elezioni europee, la discesa della Lega potrebbe essere il principale elemento di instabilità del governo.
Il campo largo del centrosinistra – Nonostante la sconfitta, Luciano D’Amico un miracolo è riuscito comunque a farlo: mettere insieme Renzi e Fratoianni, Schlein e Bonelli, Calenda e Conte. Un campo largo (anzi larghissimo) che non si era visto in Sardegna e che, a maggior ragione dopo la sconfitta abruzzese, continuerà a essere un campo minato. In attesa delle prossime elezioni in Basilicata, dove si sta cercando ancora un nome su cui convergere, ma soprattutto in vista delle europee del prossimo giugno dove, per via della legge elettorale proporzionale, ogni partito correrà in solitaria e cercherà di accaparrarsi i voti degli altri. Non si vedevano due soli candidati alle elezioni regionali da quelle in Liguria nel 2005, ma sotto il cappello della candidatura di D’Amico le forze politiche hanno ottenuto risultati diversi. Con il 20,3% il Partito democratico può dirsi soddisfatto: è di gran lunga il primo partito della coalizione (e secondo in Regione), conquista dieci punti percentuali rispetto al 2019 e quasi cinque rispetto alle politiche del 2022. Nelle prossime settimane Elly Schlein, principale sostenitrice del dialogo con i 5 Stelle, dovrà fare i conti con il crollo del partito di Giuseppe Conte, che perde 17 punti. I pentastellati non hanno mai avuto ottimi risultati nelle elezioni locali, ma il 7% ottenuto in Abruzzo è un dato al di sotto delle aspettative. Soprattutto perché qui il M5S, alle politiche del 2018, ha sfiorato il 40%, mentre alle ultime regionali (dove si era presentato con una propria candidata, Sara Marcozzi, nel mentre passata a Forza Italia) quasi il 20%. Un risultato simile era stato ottenuto nel 2022, dove si assestava al di sopra della media nazionale (18,4%). Resta da capire cosa ne sarà del campo largo: una coalizione che, nonostante l’unità in Abruzzo, continua a rimanere più divisa che mai.