Il governo Gentiloni ottiene la fiducia anche al Senato, dopo aver conquistato la Camera. Un esecutivo nel pieno delle sue funzioni, sulla cui durata vi sono intenzioni opposte. Il nuovo presidente del Consiglio si presenterà il 15 dicembre al vertice europeo e dovrà affrontare la sfida della legge elettorale e del miglioramento di Jobs Act e Buona Scuola.

Sono 368 i deputati che hanno appoggiato la squadra di Paolo Gentiloni e 169 i senatori. La maggioranza è la stessa che ottenne Matteo Renzi, ma non si può parlare di vittoria. La prima chiamata ha visto assenti Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Verdini con Ala. I pentastellati hanno cambiato strategia in seguito, votando contro la fiducia all’esecutivo. Gli stessi scranni dei ministri erano quasi vuoti, riporta Repubblica.

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Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni durante la riunione nel teatro Albert Hall

Il nuovo premier è già al teatro Albert Hall di Bruxelles, per partecipare alla riunione dei leader socialisti che precede il Consiglio europeo. L’auspicio del presidente Sergio Mattarella si è concretizzato e al Consiglio europeo arriva un governo nel pieno delle sue funzioni. Sul tavolo Paolo Gentiloni troverà le questioni più urgenti, dall’immigrazione all’economia e le politiche per i giovani.

Un secondo appuntamento è fissato per Maggio, quando i leader internazionali arriveranno a Taormina per partecipare al G7.

Sul piano nazionale il primo banco di prova è la legge elettorale. Le opposizioni, prima fra tutte il Movimento 5 Stelle, spingono perché si vada alle urne il prima possibile. La proposta è di votare  con la legge che uscirà dalla Corte Costituzionale, che non si chiamerà più Italicum, ma Consultellum. Una riforma alla quale mancano le disposizioni per decidere chi comporrà il Senato e il presidente della Repubblica ha fatto capire che non intende sciogliere le camere prima che venga approvata una legge elettorale completa.

Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, su Twitter insiste sull’hashtag #votosubito, ma c’è anche chi spera che il governo arrivi a fine legislatura. Si tratta di una minoranza trasversale composta tra gli altri dal segretario del partito Radicale, Riccardo Magi, e da alcuni parlamentari dem. Alla direzione del Partito Democratico, Matteo Orfini ha tagliato corto: “È inconcepibile che la legislatura arrivi al termine”.

Quella elettorale non è l’unica riforma con la quale deve vedersela il nuovo esecutivo. Ci sono quelle lasciate incompiute da Renzi, come la giustizia, la Pubblica Amministrazione dopo la bocciatura della riforma Madia, e il libro bianco della Difesa e della sicurezza, presentato il 21 aprile dal ministro Roberta Pinotti.

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La segretaria della CGIL Susanna Camusso

Ci sono poi le riforme che dovranno subire aggiustamenti. Prima fra tutte la Buona Scuola, che ha fatto perdere i voti dei giovani al fronte del Sì e per la quale il ministro Stefania Giannini ha pagato non venendo inclusa nel nuovo governo. Infine il Jobs Act. La CGIL intende proporre un referendum abrogativo contro il decreto sul lavoro. Il sindacato punta a ripristinare l’articolo 18 ed eliminare i voucher, che il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha definito: “la nuova frontiera del precariato”.