Il Senatore Antonio Razzi non ha dubbi: «Sono stato sedotto e abbandonato». Il fedelissimo di Berlusconi («Se me lo chiedesse mi butterei anche sotto a un treno»), è stato prima scaricato e poi candidato all’estero per Forza Italia, ma oltreconfine non è la stessa cosa: ci sono le preferenze e i collegi sono enormi. Così, molte sicurezze svaniscono. Eppure, a qualcuno, nelle liste elettorali appena depositate dai partiti alle Corti d’Appello in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo, è andata anche peggio: nomi noti e politici di vecchio corso sono stati “trombati” (secondo il gentile termine che si usa in questi casi) ed esclusi. Per ognuno di loro, però, c’è qualcuno che spera di rimpiazzarli.

Silvio Berlusconi con il neo candidato di Forza Italia Adriano Galliani

Centrodestra – Con il ritorno al proporzionale nessuno parla di candidati premier, ma le liste continuano a essere compilate dai leader. Per i quali non è stato facile scegliere senza scontentare nessuno. Tanto che Silvio Berlusconi – secondo quanto riporta il Foglio -, dopo sei giorni di trattative e tensioni, una volta terminato il lavoro ha deciso di «staccare la spina» e prendere una pausa: troppa pressione. Alla fine, tra collegi da riservare ai centristi e candidature «paracadute» (ossia i posti nelle liste proporzionali da assegnare ai big che rischiano di non vincere il collegio uninominale), in Forza Italia sono due le esclusioni eccellenti: l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti e l’ex presidente della Federcalcio Franco Carraro. Conferme per Brunetta, Gelmini, De Girolamo e l’avvocato Nicolò Ghedini, a cui è spettato il compito di compilare le liste. Tra gli azzurri, le novità sono tutte «calcistiche»: candidati l’ex dirigente del Milan Adriano Galliani e il Presidente della Lazio Claudio Lotito. Dentro anche Andrea Cangini, direttore di Quotidiano Nazionale e Resto del Carlino. Nessuna sorpresa dell’ultimo minuto per la Lega, che aveva già calato il suo asso da qualche giorno: l’avvocato Giulia Bongiorno.

M5S – In casa 5 Stelle, in teoria, i candidati sono scelti dalle parlamentarie online: i leader non dovrebbero stressarsi troppo. Eppure, tra i vincitori delle consultazioni online comunicati la scorsa settimana a Pescara in occasione del Villaggio Rousseau e quelli diffusi dal blog del Movimento, ci sono candidature «traslocate» da un collegio all’altro o sparite del tutto. In pratica, candidati che compaiono nelle prime liste non si ritrovano nelle seconde, e viceversa. O ancora, alcuni candidati si ritrovano in collocazioni diverse da quelle inizialmente annunciate. Gli autori di tutti questi cambiamenti sono ignoti, in palese contraddizione con la trasparenza teoricamente garantita dalla Rete e tanto cara ai pentastellati. Ma ci sono anche alcune certezze: l’autoesclusione di Di Battista, le conferme di Fico, Taverna, Ruocco e Bonafede, e alcune new entry di peso: su tutti l’ex conduttore tv de La7 Gianluigi Paragone e il capitano De Falco, colui che ordinò a Schettino, con una parola di cinque lettere passata alla storia, di risalire a bordo della nave Costa Concordia dopo il naufragio a largo dell’Isola del Giglio.

PD – Polemiche e discussioni non hanno risparmiato i dem. Le dita sono tutte puntate su Matteo Renzi, accusato ancora una volta di voler personalizzare il partito assegnando ai suoi fedelissimi (da Boschi a Lotti e Sensi) 160 poltrone su 200 posti in teoria «sicuri». Secondo la filosofa (esclusa) Michela Marzano «ha preferito gli incompetenti ma fedeli». Tra gli altri bocciati Antonio Di Pietro, l’attivista per i diritti civili Luigi Manconi, il presidente di Legambiente Ermete Realacci, l’ex sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini e Antonio Crocetta: «È andata come previsto, scelte calate dall’alto». Ha invece rinunciato al collegio che gli era stato assegnato Gianni Cuperlo. Tra le novità l’ex direttore de L’Espresso Tommaso Cerno, la giornalista Francesca Barra e Lucia Annibali, l’avvocato che nel 2013 venne sfigurata al volto con l’acido da due sicari assoldati dall’ex fidanzato.