«Quando siamo partiti due mesi fa era dura. Il dibattito era su chi arriva secondo tra Majorino e Moratti. Ora siamo davvero in partita. Giochiamo per vincere e per cambiare». Pierfrancesco Majorino, candidato del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle in Lombardia, ha colto l’occasione del suo ultimo evento a Milano, un’adunata con i quattro candidati alla segreteria del Pd al teatro del Buratto venerdì 10 febbraio, per lanciare due appelli. Il primo, ai suoi sostenitori, per mobilitare più persone possibile nelle ultime ore prima del voto di domenica 12 e lunedì 13. Il secondo, rivolto agli elettori del Terzo Polo per esortarli al voto disgiunto, ossia a fare un segno sul simbolo della propria formazione ma a indicare lo stesso Majorino come presidente regionale: «Sono certo che tanti di loro hanno la nostra stessa idea, cioè di una Regione che finalmente cambia. Il mio appello è quello di aiutarci a cambiare».

(Da sinistra) Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Pierfrancesco Majorino, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo sul palco del Teatro del Buratto di Milano (foto di Sara Bichicchi)

(Da sinistra) Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Pierfrancesco Majorino, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo sul palco del Teatro del Buratto di Milano (foto di Sara Bichicchi)

Il nodo della sanità – Anche nell’ultimo giorno di comizi Majorino ha spinto su quello che è stato il tema più caldo di questa campagna elettorale in Lombardia: la sanità. «Dobbiamo mettere fine allo scandalo di un sistema sociosanitario che ha generato la crescita più impetuosa delle liste d’attesa» ha dichiarato. «Mentre diciamo ai lombardi “se volete farvi curare, pagate” buttiamo fuori dal sistema della cura un numero straordinario di concittadine e concittadini. Erano uno su venti pochi anni fa, ora sono uno su nove». Di questo il candidato del centrosinistra ha accusato direttamente i suoi avversari, il presidente uscente Attilio Fontana (centrodestra) e l’ex assessora Letizia Moratti (Terzo Polo): «Si sono girati dall’altra parte».

«Una Lombardia più giusta» per tutti –  Nel chiedere un cambio di passo nel sistema sanitario Majorino ha precisato che non intende colpevolizzare chi fa impresa privata nel settore della sanità. «Non saremo mai loro nemici», ha garantito, «ma vogliamo un servizio che tuteli l’interesse pubblico. Un sistema più giusto anche per quelli che possono mettere mano al portafoglio. Una Lombardia più giusta» che investa nella medicina territoriale, nell’assistenza domiciliare e nei consultori. Parlando di questi ultimi l’ex assessore alle Politiche sociali è poi andato oltre, promettendo che in caso di vittoria del centrosinistra «la Lombardia si opporrà a qualsiasi tentativo di calpestare la legge 194».

Una regione vicina ai cittadini – La Lombardia a guida centrosinistra dovrebbe essere, nei piani di Majorino, una regione a contatto con le persone che amministra. «Quando mi chiedono che cosa faccio quando arrivo al 39esimo piano di Palazzo Lombardia, rispondo: “scendo”» ha detto al teatro del Buratto. «Una regione più giusta è quella che sta meno nel palazzo e più a sostegno delle comunità locali». In più, il candidato del Pd ha annunciato che, in caso di vittoria, l’ufficio del presidente della giunta regionale sarà collocato in uno dei 15mila appartamenti di proprietà della regione «lasciati scandalosamente vuoti».

Quelle «parole sbagliate» sulla Calabria – Prima di scendere dal palco per dirigersi a Saronno e poi a Varese, per la vera e propria chiusura della campagna elettorale, Majorino ha risposto alle critiche degli avversari su una frase – «La Lombardia non è la Calabria» – da lui pronunciata in una trasmissione televisiva in onda giovedì 9 febbraio. «Non sono tre parole sbagliate che autorizzano la destra lombarda a darmi lezioni su che cosa voglia dire affrontare le disuguaglianze territoriali» ha replicato. «Perché mentre noi siamo quelli della condivisione, della solidarietà e dello sviluppo, loro sono quelli del primato della razza bianca».