Sul tavolo del Consiglio dei ministri arriva la manovra di bilancio 2023 da 32 miliardi. Le linee di base del documento sono comunque già state tracciate dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni prima ancora dell’inizio della riunione: «Non ci sono le risorse, non c’è il tempo e non possiamo sbagliare. Siamo arrivati da 30 giorni e abbiamo poco più di un mese per approvare la manovra». Il documento, insomma, resterà in maniera sostanziale all’interno dei paletti finanziari ereditati dal governo Draghi. La vera sfida sarà riuscire a garantire le coperture per la sostenibilità del debito pubblico, che implica il sacrificio di alcune misure per assenza di risorse. Per il momento quindi no alla flat tax sul reddito incrementale, tanto cara a FdI ma bocciata dalla Ragioneria generale dello Stato perché troppo esosa. Anche le pensioni non dovrebbero subire stravolgimenti. Al consiglio di questo pomeriggio si discuterà dunque di caro bollette, aiuti alle famiglie e misure sul reddito di cittadinanza. Ma ci potrebbe essere una novità: in concomitanza con la manovra potrebbe essere esaminato anche un decreto fiscale collegato per la copertura delle spese, un provvedimento nato da una discussione al Mef tra il vicepremier Matteo Salvini e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Matteo Salvini (Gettyimages)

I fondi – Si parla di 32 miliardi di euro. Almeno 21 sarebbero finanziati in deficit, il resto arriverebbe da tagli su spese già in essere, soprattutto il reddito di cittadinanza, e da altre misure come una tassazione degli extraprofitti delle società energetiche, la cui aliquota potrebbe passare dal 25 ad almeno il 33%. Per far fronte all’aumento dei costi energetici sono previsti 21 miliardi. L’impegno è rivolto in primo luogo alle imprese, cui verrà destinata la gran parte di questa somma con i crediti d’imposta, che dovrebbero passare dal 30 al 35% per bar, ristoranti e altre piccole attività, e dal 40 al 45% per le aziende manifatturiere. Il resto sarà destinato a un bonus sociale per le bollette, a ristori per alcuni settori e allo sconto sui carburanti.

Aiuti alle famiglie – Nell’ottica di dare sostegno alle famiglie, un miliardo potrebbe essere destinati al taglio dell’Iva su certe categorie di beni essenziali e all’aumento dell’assegno unico, che crescerebbe di 100 euro al mese per le famiglie numerose e per chi ha figli gemelli. Il taglio dell’Iva, che costerebbe 470 milioni e potrebbe fare la differenza per le fasce più deboli, vedrebbe la riduzione dell’aliquota del 5% su pannolini e assorbenti e l’azzeramento per un anno dell’Iva su pane, latte e pasta. Quest’ultima operazione, definita “fondamentale” da Forza Italia, non è ancora stata inserita nel documento che il ministro Giorgetti sta preparando per il Consiglio dei Ministri. Per quanto riguarda il cuneo fiscale, Confindustria, Lega e FI si aspettano una ripartizione del taglio, ma l’ultimo schema indica un beneficio solo per i lavoratori a basso reddito con 2 punti per i redditi fino a 35mila euro e 3 punti fino a 20mila. Complessivamente 5 miliardi.

Reddito di cittadinanza– Meloni resta determinata a eliminare la misura simbolo del M5S, ma è consapevole della necessità di una fase di transizione, con una riduzione progressiva per evitare contraccolpi. L’ipotizzato taglio dell’assegno per i 660mila occupabili a partire da giugno varrebbe 1,8 miliardi. Al vaglio lo stop all’assegno per chi rifiuta la prima proposta di lavoro e l’introduzione di controlli più rigidi da parte di enti locali e Regioni. Tra le proposte anche quella del sottosegretario leghista al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, con la discesa graduale dell’importo dell’assegno e della sua durata dopo i primi 18 mesi. Bocciata da Meloni la misura ponte presentata dalla ministra Marina Calderone, che proponeva corsi di formazione obbligatori e lavori socialmente utili.