Sconfitta anche senza elezioni. Marine Le Pen, leader del partito francese Rassemblement National, perde per la quarta volta la possibilità di essere Presidente della Repubblica francese. A prendere la decisione questa volta non sono stati gli elettori francesi, ma il tribunale di Parigi con la sentenza emessia in primo grado il 31 marzo. La leader della destra è stata condannata all’ineleggibilità per una presunta appropriazione indebita di fondi dell’Unione Europea verificatasi tra il 2004 e il 2016. Per i giudici, il partito avrebbe utilizzato 2,9 milioni di euro destinati agli eurodeputati a Bruxelles per pagare i membri del partito nazionale. La sentenza ha sancito l’incandidabilità di Le Pen e di tutti gli imputati ed è è un colpo pesantissimo, visto che con ogni probabilità pone fine alla corsa alle elezioni presidenziali del 2027 per la leader conservatrice.

La vicenda – La sentenza letta oggi dai giudici parigini ha coinvolto Marine Le Pen e 28 esponenti del Rassemblement National. tra gli imputati figurano esponenti di grande spicco di RN, come il sindaco di Perpignan, Louis Aliot, l’ex presidente ad interim del partito Jean-François Jalkh, l’eurodeputato Nicolas Bay e l’ex numero due Bruno Gollnisch. Per le istituzioni europee, il trasferimento di soldi comunitari per finanziare iniziative nazionali è una rilevante violazione dei regolamenti: per questo motivo la stessa istituzione europea si è costituita parte civile. Nel corso del processo i giudici hanno dato ragione all’accusa, con la stessa Marine Le Pen condannata per aver ottenuto indebitamente 474.000 euro sui 2,9 milioni contestati. La leader aveva, fino a oggi, negato ogni accusa di frode, nonostante un precedente simile nel 2018. Sette anni fa, infatti, il Tribunale dell’Unione Europea aveva costretto Le Pen a restituire 330.000 euro al Parlamento Europeo per aver pagato con i fondi europei l’assistente parlamentare Catherine Griset che in realtà svolgeva attività politica in Francia. Anche oggi la Corte ha riconosciuto l’utilizzo da parte del partito di «contratti fittizi» in un quadro di «vero e proprio sistema di appropriazione indebita» confermando l’impianto accusatorio. La condanna porta all’ineleggibilità di gran parte della catena centrale del partito conservatore francese, dando inizio a un terremoto politicamente rilevante in vista delle elezioni presidenziali nel 2027.

Marine Le Pen e Jordan Bardella (Fonte: Julien De Rosa/AFP)

Il rampollo – All’interno del Rassemblement National il clima negli ultimi giorni era già da “fine del mondo”: «Lunedì il mondo potrebbe crollare» aveva dichiarato il vicepresidente del RN Louis Aliot, anche lui condannato nella giornata odierna. Il pessimismo intorno alla sentenza del tribunale di Parigi lo aveva fatto trapelare anche Le Pen, che in un’intervista il 30 marzo all’emittente francese Bfmtv, aveva dichiarato che Jordan Bardella «ha le capacità per essere Presidente della Repubblica», aprendo per la prima volta alla candidatura del suo braccio destro. Bardella, astro nascente della destra francese è per tutti il candidato più probabile nel caso la Corte d’appello dovesse confermare la sentenza in secondo grado. Bardella, a soli trent’anni, è già eurodeputato e Presidente dell’eurogruppo Patrioti per l’Europa, con il merito di aver vinto una tornata elettorale grazie al 34% dei consensi nelle elezioni europee del 2024.
L’incandidabilità di Marine Le Pen è una vera e propria beffa per la figlia di Jean-Marie Le Pen, fondatore del partito. Infatti, da quando lei è alla testa del partito, RN è per la prima volta il favorito nei sondaggi per la corsa all’Eliseo, con un consenso che si attesta tra il 34% e il 37%. La rilevazione realizzata dall’Ifop, Istituto francese di sondaggio d’opinione, mostra un divario consistente tra lei e i suoi possibili avversari: il più forte potrebbe essere il macroniano Édouard Philippe, ex primo ministro tra il 2017 e il 2020, che ad oggi avrebbe il 21% dei consensi.

Le reazioni – Marine Le Pen, personaggio di spicco dell’estrema destra mondiale, ha raccolto l’immediato sostegno di esponenti conservatori internazionali. Victor Orban, primo ministro ungherese, ha espresso solidarietà attraverso il suo account X con un «Je suis Marine» che fa da contraltare con il commento più incisivo arrivato da Mosca: «La sentenza è una violazione alle norme democratiche». In Italia il primo a parlare è stato il leader della Lega, Matteo Salvini: «La decisione presa è una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles contro Marine Le Pen».