L’annuncio è arrivato su X: «Gente d’Europa, unitevi a #MEGA». Nessun dettaglio, nessun programma, solo un richiamo evocativo, un hashtag destinato a incendiare il dibattito. E nel giro di poche ore, il social è esploso: c’è chi ha esaltato l’iniziativa come una ventata d’aria nuova per il continente, chi ha rilanciato lo slogan stampandolo su cappellini rossi – proprio come il MAGA trumpiano – e chi ha ironizzato, trasformando l’acronimo in «Make Elon Go Away» (facciamo in modo che Elon se ne vada). Ma mentre l’attenzione resta alta online, le conseguenze reali della mossa di Musk si stanno già facendo sentire nei palazzi del potere europei.
Berlino – Se il cuore della strategia di Musk è l’Europa, la Germania è la sua prima battaglia politica. Il suo sostegno ad Alternative für Deutschland (AfD), il partito di estrema destra guidato da Alice Weidel, ha già prodotto effetti tangibili: l’AfD è ora la seconda forza politica nei sondaggi, mentre il Paese è scosso da 160mila manifestanti scesi in piazza a Berlino per protestare contro i popolari della CDU che hanno ottenuto l’appoggio di Weidel e dei suoi in una mozione anti-migranti. La protesta anti-Afd vuole scongiurare una Germania instabile, un’Europa più fragile e una destra sempre più radicalizzata, tutti fenomeni che il magnate di Tesla sembrarebbe voler favorire. La sua strategia punta alle elezioni federali del 2025, un possibile spartiacque per il futuro dell’UE. Se la conventio ad excludendum – il tradizionale isolamento dell’estrema destra tedesca – dovesse cedere, sarebbe una vittoria simbolica per MEGA e una minaccia concreta per Bruxelles.
Madrid – Ma la Germania non è l’unico fronte. Il 7 e 8 febbraio, Madrid ospiterà un vertice che potrebbe diventare il trampolino di lancio definitivo per MEGA. Il summit, organizzato da Vox e Santiago Abascal, vedrà riuniti i principali leader dell’ultradestra europea: Marine Le Pen (Francia), Viktor Orbán (Ungheria), Geert Wilders (Olanda), Matteo Salvini (Italia), Dominik Tarczynski (Polonia, PiS), Robert Fico (Slovacchia), Calin Georgescu (Romania), Tom Van Grieken (Belgio, Vlaams Belang). A presenziare ci sarà anche Giorgia Meloni, considerata da Musk la figura chiave per trasformare MEGA in una realtà concreta. La premier italiana, forte della sua credibilità tra le destre europee e dell’amicizia che la lega al patron di X, potrebbe diventare il ponte tra questa nuova alleanza e gli equilibri istituzionali dell’UE.
Bruxelles – Oltre alla politica, Musk ha un’altra battaglia aperta con l’Europa: il controllo sulle Big Tech. L’UE è l’unica entità al mondo che sta cercando di imporre regole severe su privacy, antitrust e tassazione delle grandi aziende tecnologiche. E Musk, così come altri colossi della Silicon Valley (Google, Meta, Amazon, Apple), vede queste misure come un ostacolo ai suoi interessi. Bruxelles ha intensificato le indagini su X, richiedendo informazioni sugli algoritmi che regolano la visibilità dei contenuti. Musk ha risposto definendosi un paladino della libertà di parola e accusando l’UE di censura. Ma il rischio che l’Unione Europea possa cedere su questo fronte è concreto: se le pressioni delle destre sovraniste e degli interessi economici di Musk dovessero convergere, potremmo assistere a una deregolamentazione che favorirebbe il potere delle piattaforme digitali a scapito della democrazia rappresentativa e della lotta alle fake news.
Londra – Fuori dall’UE, Musk sta giocando un’altra partita, attaccando in Gran Bretagna il premier laburista Keir Starmer. L’alleato naturale sembrava essere Nigel Farage, leader di Reform UK e fautore della Brexit. Ma Musk ha stupito tutti attaccandolo per la sua opposizione a Tommy Robinson, estremista di destra e fondatore della English Defence League. Il miliardario sembra ora cercare una figura ancora più radicale per scuotere il panorama britannico.