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Le operazioni di sbarco della Geo Barents si sono concluse lasciando a bordo 217 persone. La nave di Medici senza Frontiere, che batte bandiera norvegese, aveva attraccato nel porto di Catania dopo l’invito delle autorità italiane. A seguito dei controlli degli ispettori, solo 357 migranti dei 572 presenti hanno lasciato l’imbarcazione perché considerati “fragili”. «Le persone che hanno i requisiti possono sbarcare, gli altri devono tornare fuori dalle acque territoriali e se ne deve fare carico lo Stato di bandiera», ha dichiarato il ministro dell’interno Matteo Piantedosi. Gli stessi criteri di selezione sono stati adottati anche durante lo sbarco a Catania della tedesca Humanity 1: a bordo sono rimasti 34 migranti dei 179 che c’erano. Si tratterebbe di “uomini adulti senza problemi medici”, secondo quanto riferito dalla stessa ong Sos Humanity.
Cosa succede a chi resta a bordo – Resta ora da capire che fine faranno i migranti rimasti sulle navi delle Ong. In una lettera dello scorso 5 novembre Matteo Piantedosi, Guido Crosetto e Matteo Salvini, rispettivamente ministri dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture, avevano intimato alla Humanity 1 di rimanere nelle acque italiane solo per il tempo necessario alle operazioni di soccorso. Invito che è stato rinnovato dopo che le autorità hanno concluso le procedure di sbarco. La ong Sos Humanity, tuttavia, si rifiuta di tornare al largo con i 34 migranti rimasti a bordo. La portavoce dell’ong Petra Krischok ha riferito che «lasciare il porto di Catania se non dovessero sbarcare tutti i migranti che sono a bordo della nave sarebbe illegale, perché sono tutti profughi». Nel decreto interministeriale notificato alle imbarcazioni, non compare una scadenza precisa per l’allontanamento e questo, secondo i legali della ong, legittimerebbe la loro permanenza nel porto italiano. Ai capitani della Humanity 1 e della Geo Barents, tuttavia, è stata intimata una sanzione di 50 mila euro qualora decidessero di non salpare. I legali della Humanity 1 hanno intanto presentato ricorso al tribunale civile di Catania e al TAR del Lazio contro il decreto di Salvini e Piantedosi.
Le reazioni internazionali – In questo braccio di ferro tra le ong e il governo italiano si è infine inserita l’Unione europea. La Commissione europea ha infatti ricordato che le leggi internazionali impongono di salvare le persone in mare. Sulla legittimità della selezione dei migranti fatta dal governo italiano, Bruxelles, pur riconoscendo la specificità di ogni situazione, ha incoraggiato le autorità a “minimizzare il tempo che le persone passano in mare” e a “collaborare in modo da agevolare lo sbarco”.
A rintuzzare l’UE sul problema dei migranti, tuttavia, è già intervenuto negli scorsi giorni Papa Francesco che durante un’intervista ha richiamato l’Europa alla collaborazione: «Ogni governo deve mettersi d’accordo su quante persone può ricevere. L’Unione europea non può lasciare a Cipro, alla Grecia, all’Italia e alla Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano alle spiagge».
In modo più esplicito, invece, Viktor Orban, approva in un tweet le politiche di sbarco del governo Meloni, ringraziandola per aver protetto i confini dell’Europa.
Altre navi ancora in mare – Intanto rimangono ancora al largo delle coste italiane altre due navi: la tedesca Rise Above, vicina a Siracusa con a bordo 90 persone, e la norvegese Ocean Viking che ne ha salvate 234 e si trova ancora in acque internazionali.