Giuseppe Conte (Epa/Yves Herman)

Dal ritocchino alla riscrittura totale. Potrebbe avere vita brevissima il Dpcm del 4 dicembre scorso che fissava le misure anti-Covid per Natale e Capodanno. Nel vertice di maggioranza di ieri pomeriggio, 16 dicembre, sembra aver prevalso la linea rigorista dei ministri della Salute Roberto Speranza e dei Rapporti con le Regioni Francesco Boccia: feste in lockdown, appena più lieve della stretta di primavera. Rimangono cauti il premier Giuseppe Conte e i Cinque Stelle. La decisione finale è rimandata al vertice tra governo e capi delegazione di maggioranza previsto per questa sera.

Gli scenari – Nonostante le tensioni interne alla maggioranza, un terreno comune c’è: nei giorni festivi e prefestivi l’Italia sarà zona rossa. Il che significa, oltre ad allontanare ogni speranza di vacanza natalizia, che bar, ristoranti e negozi resteranno chiusi in tutto il Paese con l’eccezione di tabaccai, edicole e farmacie. In vigore il divieto di spostamenti anche all’interno del comune di residenza così come prevedono le restrizioni più serie. Il dubbio da sciogliere nel vertice di oggi, 17 dicembre, è cosa sia previsto per gli altri giorni. Pd e Leu pressano per estendere le restrizioni all’intero periodo che va dalla vigilia all’Epifania, con l’esclusione del 28, del 29 e del 30 dicembre: giorni in cui le 20 regioni tornerebbero in zona gialla.
Dall’altro lato della barricata, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte auspica «una stretta aggiuntiva per massima resilienza» a Natale, in modo da «tornare a scuola il 7 gennaio con la didattica in presenza» ma teme per l’immagine del governo. Questa sarebbe una giravolta troppo netta rispetto alle posizioni del mese scorso, quando l’eventualità di un lockdown natalizio era ritenuta improbabile, e sarebbe percepita come un forte segnale di incoerenza. Per questo, resta sul tavolo la possibilità caldeggiata dai 5 Stelle di chiudere tutto solo il 24, 25, 26, 31 dicembre e l’1 di gennaio, con ritorno in fascia arancione negli altri giorni.

Le deroghe – Da decidere quali eccezioni saranno ammesse nel giorno di Natale. Sia Conte che il presidente del Friuli, Massimiliano Fedriga, giudicano con favore la possibilità di permettere le visite ai parenti il 25 dicembre. Ancora al vaglio la possibilità di spostarsi all’interno dei piccoli comuni con meno di 10mila abitanti. Mentre sembra definitivo il via libera alle Messe.

Renzi – I riflettori restano puntati sull’incontro tra il Premier e il leader di Italia Viva previsto per le 18. Con un post su Facebook, Matteo Renzi ha pubblicato la missiva inviata ieri al primo ministro. Tra i punti prioritari per trovare un accordo, l’ex-sindaco di Firenze elenca il veto sulla task force con poteri sostitutivi a quelli del governo, la richiesta di non sottoporre al Consiglio dei Ministri documenti da approvare all’ultimo momento (chiaro il riferimento al prossimo Dpcm), e l’utilizzo del Mes sanitario.

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Pubblicato da Matteo Renzi su Mercoledì 16 dicembre 2020

 

Le regioni – Sintonia inedita tra l’ala rigorista del governo e il presidente del Veneto Luca Zaia, secondo il quale servono «misure restrittive da zona rossa fino all’Epifania» a patto che ci siano i ristori. Sulla stessa linea i governatori di Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise e Marche. Secco, invece, il no di Giovanni Toti, per il presidente della Liguria «le restrizioni natalizie sono un’ingiustizia», sintomo di una «pandemia emotiva». L’incontro tra Governo e Regioni è previsto per le ore 17.

La scienza – Se la politica cerca il punto d’equilibrio per far quadrare esigenze sanitarie ed economiche, la posizione del mondo scientifico è netta. La Fondazione Gimbe ha definito “inevitabile la serrata di Natale per scongiurare la terza ondata”. Anche l’Oms ha definito alto il rischio di un nuovo sciame virale in Europa a partire da gennaio 2021. Lanciando l’allarme, ha esortato a indossare le mascherine anche durante le riunioni familiari.