114 vittime dall’inizio del 2017. Una donna ogni tre giorni uccisa da qualcuno che, spesso, conosceva bene: un membro della famiglia, un compagno o un marito. È uno dei primi dati del rapporto Eures sul femminicidio in Italia, rilasciato in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre. Numeri che segnano una crescita, anche se lieve. Nel 2016 sono stati 150 i casi di femminicidio registrati, 8 in più dell’anno precedente.

Il significato della parola – Il femminicidio non è un delitto qualsiasi: si parla di donne che sono morte perché donne. Il dizionario Devoto Oli è chiaro su questo. Femminicidio è «qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte».

Le violenze nascono in famiglia – Le storie raccontate dai dati Eures rientrano tutte nella definizione data dal dizionario. Nel 2016 tre casi su quattro sono avvenuti in famiglia e il motivo principale è la gelosia. Uno scatto di rabbia che non sempre viene annunciato da altre violenze. Solo il 37% dei casi è stato preceduto da violenze, fisiche o psicologiche. E qui entra in gioco anche il fattore della denuncia. C’è un numero, promosso dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, da chiamare in caso di violenza: 1522. Ma non sempre basta denunciare: nel 44% dei casi di femminicidio preceduti da violenze tra il 2000 e il 2016 la vittima aveva sporto una denuncia ma non era riuscita ad ottenere alcuna forma di protezione.

Donne anziane e straniere – 45 delle donne uccise l’anno scorso hanno più di 64 anni. È la fascia più a rischio, seguita da quelle tra i 25 e i 34 anni. Inferiori i numeri che riguardano le donne tra i 18 e 24 anni: solo in 5 dei casi registrati nel 2016 la vittima apparteneva a questa fascia di età. Le donne di una nazionalità diversa da quella italiana rappresentano un quarto delle vittime e la metà delle volte ad ucciderle è uno straniero, percentuale che scende all’8% quando la vittima è italiana. Per le donne straniere si abbassa di molto anche l’età media: 34 anni contro i 51 delle vittime italiane.

Più vittime al nord – Nelle analisi regionali sono le regioni del nord a scalare la classifiche delle zone meno sicure. Qui nel 2016 ci sono stati 78 casi di femminicidio, 18 in più del 2015. Parliamo di 5,5 delitti ogni milione di donne residenti. La media però non è molto diversa da quella nazionale. Se infatti si confronta il numero di omicidi di genere rispetto alla popolazione, la regione in testa alla classifica è la Liguria, con 7,3 casi ogni milione di donne residenti, seguita da Calabria e Veneto.