Per l’allentamento della stretta se ne riparla, forse, dopo Pasqua. Le misure di contenimento della pandemia del governo Draghi mostrano continuità con il precedente esecutivo, anche se la nuova linea punterebbe a coinvolgere di più Regioni e Parlamento, oltre che informare i cittadini con largo anticipo, per dare loro il tempo di adeguarsi. Sul contenuto del testo, che potrebbe essere definito nel weekend, non trapelano grosse novità: dovrebbero rimanere il coprifuoco e gli obblighi di distanziamento e mascherine anche all’aperto. È stato già prorogato fino al 27 marzo il divieto di spostamento tra Regioni, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 febbraio. I dati sulla diffusione del virus sono in aumento da tre settimane e preoccupano le nuove varianti inglese, sudafricana e brasiliana. Così «non ci sono le condizioni per allentare le misure di contrasto alla pandemia», ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza durante il suo discorso al Senato. «Alla base del nuovo Dpcm ci sarà la salvaguardia del diritto fondamentale alla salute, perché non ci può essere vera crescita, senza sicurezza sanitaria», ma lancia anche segnali ottimistici: «Si vede finalmente la luce in fondo al tunnel, in questo ultimo miglio non possiamo assolutamente abbassare la guardia».

Le fasce di colore – Si continua con il sistema dei colori, nel quale potrebbe essere ufficialmente inserito l’“arancione scuro”, già utilizzato dove le varianti del virus circolano in modo maggiore. In queste, come in quelle rosse, non si potrà uscire dal proprio comune di residenza, nemmeno per spostarsi nelle seconde case. Qui inoltre tutte le scuole resteranno chiuse, a differenza delle aree arancioni e gialle in cui rimangono aperte elementari e medie, mentre per le superiori si continua in didattica mista. Il presidente del Consiglio Mario Draghi sta anche valutando una semplificazione dei parametri che determinano i vari colori, come richiesto dalle Regioni. Se ne discuterà il 25 febbraio in un tavolo tra i rappresentanti di queste ultime, insieme a quelli di Province e Comuni, a cui partecipano Speranza e il ministro degli Affari Regionale Maria Stella Gelmini, che ha annunciato la prima bozza del Dpcm per il 26 febbraio.

Il ministro della Salute Roberto Speranza mentre presenta nell’aula del Senato le nuove misure per contrastare la pandemia da Covid ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Ristoranti, musei, cinema e teatri – L’apertura serale dei ristoranti appare ancora lontana. La linea della prudenza del Cts la considera troppo rischiosa per il pericolo di assembramenti. Da più parti arrivano richieste in senso contrario, a partire dal leader della Lega Matteo Salvini: «Credo che un ritorno alla vita e all’attività di categorie chiuse da troppo tempo sia un’idea condivisa con il presidente Draghi. Salute e lavoro non sono su piani separati: a rischio due milioni di posti di lavoro. Ci rendiamo conto del problema?». È d’accordo con lui anche il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, favorevole ad allentare le misure nelle aree meno a rischio. Il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini spinge poi per riaprire musei, mostre e parchi archeologici anche nel weekend. Inoltre punta a far sì che cinema e teatri riaccolgano il pubblico in modo simbolico per il 27 marzo, giornata mondiale del teatro. A tal proposito ha già presentato un protocollo di sicurezza, con l’obbligo di mascherine Ffp2 e di biglietti nominativi prenotati online, in fase di valutazione da parte del Cts.

Ristori più veloci – Nel decreto la definizione delle chiusure delle attività, che include anche palestre e piscine, si accompagnerà a quella dei relativi ristori. L’obiettivo è renderne più veloce l’erogazione. Per farlo, si pensa di aprire la regia politica di Palazzo Chigi per le decisioni legate alla pandemia anche ai ministri economici: sarà così formata da Draghi, Roberto Garofoli (sottosegretario alla Presidenza) e i ministri Giorgetti, Patuanelli, Speranza, Gelmini, Bonetti e Franceschini. «C’è l’impegno del governo a congrui ristori per quelle attività economiche ed imprenditoriali che stanno pagando a caro prezzo le misure di contenimento e di mitigazione», ha dichiara Speranza al Senato, «Questo deve valere per le ordinanze nazionali, d’ora in avanti in vigore da lunedì, che per quelle sub-regionali». L’idea alla base, voluta dal premier, è di snellire l’intero processo e giocare d’anticipo con i proprietari degli esercizi commerciali, per consentirgli di organizzarsi al meglio con le forniture.