A quindici giorni dall’inizio delle Olimpiadi 2020 – previste dal 23 luglio all’8 agosto – il primo ministro giapponese Yoshihide Suga ha confermato che il governo dichiarerà un nuovo stato di emergenza a Tokyo per il Covid-19. Entrerà in vigore lunedì 12 luglio e durerà fino al 22 agosto. I Giochi olimpici, già slittati di un anno, potrebbero svolgersi a porte chiuse o con spettatori fino al 50% in meno. Per tutti i partecipanti, compresi atleti e stampa, è previsto un tracciamento rigoroso fino a due settimane prima dell’arrivo in città.

Le Olimpiadi e il Covid-19 – Il Giappone è entrato in stato di emergenza lo scorso 25 aprile a causa di nuovi focolai di Covid-19. A questi si è aggiunta la circolazione della variante Delta che, secondo il ministro giapponese responsabile del fascicolo Covid-19 Yasutoshi Nishimura, rappresenta ora il 30 per cento dei casi. Si teme un ulteriore aumento dei contagi: il 7 luglio è stato registrato il dato più alto da maggio con più 920 casi in un giorno. A nulla sono servite le richieste di cancellare o posticipare l’evento (gli sponsor dei giochi avevano proposto in autunno per far arrivare più spettatori): il governo è stato irremovibile, sia per motivi economici sia di prestigio internazionale. Inoltre, secondo Jack Anderson, professore di Diritto sportivo all’Università di Melbourne, un altro motivo sarebbe il contratto firmato con il Comitato olimpico internazionale (Cio). Secondo la clausola 72 del documento, se Tokyo mettesse a rischio lo svolgimento dei Giochi, il Cio potrebbe decidere di cancellare l’evento. A quel punto, il Giappone dovrebbe sobbarcarsi tutti i costi dei preparativi, oltre a dover risarcire il Comitato in caso di reclami di terzi.

Le regole per i partecipanti – Prevenire, distanziare, tracciare. L’unica strada per evitare la diffusione del coronavirus e per scongiurare la nascita di una “variante olimpica” è controllare il più possibile gli spostamenti e la salute dei partecipanti. Non solo degli atleti, dei team e dei direttori di gara, ma anche di tutti quelli che fanno funzionare i Giochi: l’ente Tokyo 2020, il Coi e il Comitato paralimpico internazionale hanno rilasciato alcuni playbook, “schemi di gioco” che riguardano le federazioni internazionali, gli atleti, gli sponsor, la stampa e gli assistenti tecnici. Per tutti, Tokyo 2020 comincia almeno due settimane prima dell’apertura dei Giochi. Prima di partire, c’è un piano delle attività da compilare giornalmente con dati personali, indirizzo di alloggio e monitoraggio della salute (temperatura e sintomi). L’alloggio deve essere certificato Tokyo 2020 nel rispetto delle norme anti-Covid. Altrimenti deve essere approvato. Nel piano va comunicato anche l’utilizzo o meno dei trasporti pubblici e il motivo di spostamento. L’iter burocratico continua con i test anti-Covid: prima di salire sull’aereo, tutti devono fare due test. Il primo entro 96 ore dalla partenza, il secondo entro 72 ore. All’arrivo ci si sottopone a un terzo antigenico e si entra per tre giorni in quarantena con nuovi test quotidiani. Non mancano le applicazioni da scaricare: la prima è Online check-in and health report app (Ocha), per il monitoraggio della salute; la seconda è Contact confirming app (Cocoa), per il tracciamento dei contatti in caso di positività. Bluetooth e localizzatore del telefono vanno tenuti sempre accesi, così che il controllo degli spostamenti sia costante per tutta la manifestazione. Saltare anche uno solo degli step comporterebbe l’esclusione dalle Olimpiadi, non rispettare le regole, l’esclusione temporanea o permanente dai Giochi.