«Valentina Angotti sapeva tutto e potrebbe non avere avuto un ruolo passivo nel delitto». Così la difesa di Maria Antonietta Biancaniello e  del figlio Raffaele Rullo, marito dell’Angotti, accusati dell’omicidio  di Andrea La Rosa nel novembre 2017, ha cercato di far entrare nella storia dell’assassinio un nuovo protagonista, nel tentativo di ridimensionare il ruolo degli imputati e quindi rendere meno plausibile la pena richiesta (ergastolo) dal pubblico ministero nella requisitoria. Per l’avvocato difensore Ermanno Gorpia, la moglie del presunto omicida, non sarebbe infatti la vittima inerme disegnata dall’accusa, ma una «narcisista con l’ossessione di dominare il marito». L’ipotesi della difesa si basa su intercettazioni e informazioni rilasciate al pubblico ministero dall’Angotti, mai stata indagata per il delitto dell’ex calciatore e costituitasi parte civile contro madre e figlio, accusati anche del suo tentato omicidio, avvenuto il 5 ottobre 2017. Alla fine dell’udienza Rullo ha dichiarato: «Sono innamorato di mia moglie e non ho provato a ucciderla. Non ho scelto il rito abbreviato perché sono convinto della mia innocenza». La difesa ha chiesto alla Corte d’Assise di Milano di riaprire l’istruttoria dibattimentale, con una perizia psichiatrica sugli imputati. La decisione se accogliere l’istanza o entrare in camera di consiglio per il verdetto è attesa per il prossimo 13 maggio.

Manipolatrice- «Uno che pensa, uno titubante, uno che esegue», in ordine Angotti, Rullo e Biancaniello. Sono le dinamiche della famiglia Rullo riassunte dalla difesa, dopo un racconto a tratti ‘’boccaccesco’’, altre volte più macabro. Per l’avvocato Gorpia, Valentina Angotti è una donna che manipola il marito. La «super infermiera», questo l’epiteto coniato dalla difesa, lo tradisce, lo bacchetta e lo minaccia. Ma soprattutto è presente in tutti i punti chiave della vicenda. «Faccio sparire un cretino, mi chiamano i carabinieri e non chiamo l’avvocato?», questa una delle intercettazioni della donna che si rivolgeva a Rullo, quando il corpo della vittima non era stato ancora trovato nel bagagliaio dell’auto della Biancaniello. Parole che per gli avvocati difensori testimoniano «la coscienza dell’eliminazione fisica di La Rosa» da parte dell’Angotti. Allo stesso modo l’affermazione «speriamo che sia quello giusto», in riferimento all’acido appena comprato per sciogliere il corpo, non può escludere un diretto coinvolgimento della donna.

L’acquisto della motosega – «L’Angotti era con Rullo quando ha comprato la motosega (che sarebbe dovuta servire a fare a pezzi il cadavere, ndr). Lo ha accompagnato ai sopralluoghi di inizio novembre per scegliere il posto dove incontrare La Rosa e ha preso i suoi soldi senza chiedersi da dove venissero», sostiene Gorpia che aggiunge: «L’Angotti è una donna dall’atteggiamento scaltro e criminoso, fredda nella manipolazione del marito». Un marito prostrato che, nelle intercettazioni, implorava la moglie «Voglio essere il tuo soldato». Per la difesa un soldato «titubante», in balia della moglie e protetto dalla madre, la quale avrebbe agito «nella sua ignoranza con l’intento di salvaguardare la famiglia e il figlio». Ma l’arringa non si ferma qui: la Biancaniello potrebbe anche aver agito insieme alla nuora nel box di Via Cogne dove secondo la perizia sarebbe morto la Rosa. «Il dna della vittima va a impattare con macchioline preesistenti sul pavimento e ci sono tre capelli riconducibili chissà a chi».

Innamorato- Dopo l’esposizione dell’avvocato Gorpia c’è stata la dichiarazione di Rullo. «Sono innamorato di mia moglie, non ho cercato di ucciderla. Quando sono stato arrestato, è venuta a trovarmi in carcere e mi ha detto che mi avrebbe aspettato tutta la vita. Poi il suo atteggiamento è cambiato, ha un’altra relazione ora. Non so nemmeno se i miei figli mi chiamano ancora “papà”, ma l’amore va oltre, se lei è contenta così, sono contento anche io». Poi ha negato la sua colpevolezza: «Di dubbi in questo processo ce ne sono tanti  e non ho scelto il rito abbreviato perché dovrei ammettere di avere almeno l’1% di colpa e io non ce l’ho. Sono qui per lottare».

Le accuse- Il quadro dipinto dall’avvocato Gorpia stride con quello del pubblico ministero. Valentina Angotti sarebbe  vittima della follia omicida di Rullo e Biancaniello. Mamma e figlio che avrebbero provato a uccidere l’Angotti stessa, inscenando un finto suicidio per riscuotere i soldi dell’assicurazione qualche settimana prima. Nell’udienza precedente i pm Eugenio Fusco e Maura Ripamonti non avevano avuto dubbi: «il delitto atroce» è opera loro. Rullo progettava e Biancaniello eseguiva, «per tirarlo fuori dai casini», come la madre aveva dichiarato alle nipoti durante un colloquio in carcere.  E per proteggerlo la Biancaniello aveva cercato, nel corso del processo, di addossarsi tutta la colpa. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo per entrambi. Una pena che secondo la difesa sarebbe eccessiva per «un’ imputata dallo spessore culturale troppo modesto».