Primo Levi, testimone e superstite di una storia che non può essere cancellata, non smise mai di ribadirla. L’importanza del ricordo, della memoria. «L’Olocausto è una pagina del libro dell’umanità da cui non dovremmo mai togliere il segnalibro». Per mantenere vive quelle atrocità, nonostante il dolore. Per non dimenticarle, nonostante il tempo.

Una legge per una memoria italiana –
 27 gennaio 1945. Sono passati ottant’anni dal giorno in cui l’Armata Rossa dell’Unione sovietica liberò il campo di concentramento di Auschwitz, a pochi chilometri da Cracovia. Ottant’anni da quando quei cancelli si aprirono e, insieme a questi, anche gli occhi di chi aveva preferito non vedere. Venticinque, invece, gli anni trascorsi da quando quella data diventò per l’Italia un giorno simbolico di riferimento. Il 20 luglio del 2000, grazie all’iniziativa del Parlamento italiano, fu istituita con la legge 211 la Giornata della Memoria, promossa da Furio Colombo, all’epoca senatore dei Democratici dei sinistra. Non per ricordare la storia degli ebrei e nemmeno per rievocare l’orrore dei nazisti. Ma per sottolineare il ruolo degli italiani nella Shoah.
«Forse mi trovo nello stesso banco di qualcuno dei 315 deputati che hanno votato, acclamando e gridando, le leggi razziali in questo Paese». Con queste parole Colombo iniziò la presentazione della legge 211 in Parlamento, sottolineando più avanti la crudeltà dell’indifferenza. «Noi siamo cittadini di un Paese nel quale troppi ragazzi non sanno, troppi giovani non hanno avuto occasione di voltarsi indietro e troppi adulti fanno finta che non sia successo niente».

Le date escluse – Quel giorno il senatore propose un’altra data. Quella del rastrellamento del ghetto di Roma avvenuto il 16 ottobre 1943, in cui più di mille cittadini italiani di religione ebraica furono catturati e deportati dall’Italia ad Auschwitz. La sua proposta mirava a ribadire, ancora una volta, le responsabilità italiane nello sterminio. L’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, invece, sosteneva che la data prescelta dovesse essere il 5 maggio, anniversario della liberazione di Mauthausen, come simbolo dell’antifascismo e delle deportazioni politiche in Italia.

Senza confini – Non solo l’Italia. E non solo gli italiani. La giornata della memoria diventò infatti una ricorrenza senza confini, il primo novembre 2005 durante la 42esima riunione plenaria, con la risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questa risoluzione fu tra l’altro preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l’Onu celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine della Shoah.

Mattarella ad Auschwitz – Mai più. Questo si è promesso. E questo si promette ancora oggi. Perchè come ha già detto sempre Primo Levi, «se comprendere è impossibile, conoscere è necessario». Ma soprattutto: «perchè ciò che è accaduto può ritornare». È questo l’obiettivo della cerimonia che si svolgerà oggi ad Auschwitz in occasione degli ottant’anni della liberazione del campo di concentramento nazista. Saranno presenti molti capi di Stato, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Atteso anche Re Carlo, la prima volta per un sovrano britannico.