15 giugno 2021. Questa la data entro cui l’Unione Europea prevede di rendere disponibile ai cittadini sul sito dei ministeri di ogni Paese membro il Digital Green Certificate, ovvero il passaporto sanitario europeo Covid. Dopo l’annuncio del 28 marzo del commissario UE al Mercato interno e responsabile dei vaccini Thierry Breton, avvenuto in un’intervista rilasciata ai principali media francesi, l’Europa si prepara alla stagione estiva tentando di risollevare il turismo e portare una boccata d’aria al settore, in apnea forzata da oltre un anno. A partire già da questa estate, esibendo il documento, sarà possibile viaggiare in tutti i 27 Stati dell’UE, ai quali presto potrebbero aggiungersi anche Liechtenstein, Svizzera, Islanda e Norvegia. Il “certificato verde digitale” sarà gratuito e verrà rilasciato a tutti i cittadini europei.
Istruzioni per l’uso – Il pass Covid sarà disponibile, oltre alla semplice versione cartacea, anche su un’app dedicata per i dispositivi mobili e verrà verificato ai controlli tramite codice QR con firma digitale, che garantirà la sicurezza e l’autenticità del documento, oltre a mostrare in tempo reale i dati anagrafici e le informazioni mediche relative alla Covid di ogni individuo. Nello specifico sarà possibile sapere se la persona in questione sia mai stata vaccinata e con quale tipo di vaccino, se abbia mai contratto la malattia e se sia dotata o meno di anticorpi. In caso di vaccinazione mancante e nessun contagio pregresso, bisognerà sottoporsi ad un test PCR, ovvero un tampone molecolare, il cui esito verrà annotato sul passaporto sanitario. È importante ricordare che il certificato non sarà obbligatorio per poter viaggiare, ma solo consigliato, e avrà solo una funzione di attestato in grado di velocizzare i controlli ed evitare eventuali restrizioni agli spostamenti. Così non si rischierà di discriminare chi per ragioni di privacy o personali non si sarà vaccinato.
Controindicazioni – Gli Stati membri dovranno sostenere solo i costi per la realizzazione dell’infrastruttura nazionale per l’accesso gratuito ai pass, mentre sarà la Commissione a finanziare il gateway europeo che guiderà i singoli Paesi nello sviluppo dei software adibiti alle verifiche dei controlli tramite la scansione del codice QR. In questo modo sarà garantito un elevato livello di protezione per i dati personali contenuti nei documenti, che non verranno conservati dai paesi visitati, con la sola eccezione dei dati sanitari. Ma il vero punto interrogativo che continua a sollevare forti dubbi e polemiche rimane la situazione della campagna vaccinale europea, soprattutto a seguito dei forti ritardi registrati rispetto ad altri Paesi come Regno Unito, Israele e USA. Il timore è che la previsione ottimistica dell’Unione sulla possibilità di sottoporsi al vaccino da parte di tutti i cittadini disposti a farlo, sia in realtà un miraggio, almeno entro i due mesi e mezzo rimanenti. In un simile scenario si delineerebbe infatti il rischio di penalizzare e discriminare soprattutto gli Stati più poveri e i loro cittadini, che hanno meno facilità di accesso alla profilassi. Ma il commissario Breton si è detto ottimista: «Bisogna accelerare. Tocca agli Stati membri organizzarsi per fare più in fretta. Hanno 420 milioni di dosi a disposizione da adesso a metà luglio». Breton ha inoltre ricordato che «AstraZeneca si è impegnata a consegnare 70 milioni di dosi ai cittadini europei.Sono tutte fabbricate in Europa, so dove sono, quindi mi sento fiducioso».
Data di scadenza – I certificati verdi digitali sono destinati a rimanere a lungo in circolazione, non solo in Europa ma anche nel resto del mondo, sebbene sotto forme e nomi differenti. La loro validità si estenderà fino a quando l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) non avrà dichiarato la cessata emergenza a livello internazionale. Momento in cui verranno però solo sospesi, rimanendo “dormienti” in modo da poter essere riattivati nel caso venisse dichiarata una nuova emergenza causata dal Sars-Cov2 o da una delle sue varianti. Il periodo massimo di validità del certificato di guarigione per ora rimane fissato a 180 giorni.
Il resto del mondo – L’idea di un “passaporto verde” non è nuova. Già Israele, il modello per eccellenza delle vaccinazioni a livello nazionale, aveva messo a punto questa soluzione, forte anche di una campagna vaccinale quasi del tutto ultimata. Ma a instituire per prima al mondo un passaporto vaccinale era stata la Cina, l’8 marzo 2021, che aveva reso disponibile il certificato in modo non obbligatorio, limitandolo solo ai propri cittadini. A seguire il suo esempio era arrivato anche l’esperimento dello stato di New York, che ha ispirato anche il presidente Joe Biden, impegnato in questi giorni a studiare un meccanismo simile da applicare a livello federale per rendere possibile un ritorno alla normalità in tempi brevi. Sulla stessa linea d’onda sembra essere anche il Giappone, con un piano ancora allo studio che potrebbe essere annunciato nei prossimi giorni.