Si avvicina il momento del congresso per il Partito Democratico, chiamato presto a scegliere il nuovo segretario. In un contesto di ancora parziale incertezza sulla data delle primarie e le candidature, tra chi ha deciso di presentarsi e chi invece ancora è incerto, come il dimissionario Maurizio Martina, ciò che sembra sicuro è che prima delle elezioni europee di maggio il Pd avrà un nuovo leader a capo della segreteria. Ecco chi sono i sei candidati certi e chi invece è ancora in forse.

Nicola Zingaretti – Il governatore del Lazio, classe 1965, è stato il primo a iscriversi alla corsa per le primarie. Inizia giovanissimo l’attività politica tra le file del Partito Comunista Italiano (PCI), diventa poi nel 2008 presidente della Provincia di Roma e infine nel 2013 vince le elezioni regionali diventando governatore. La sua candidatura è sostenuta dall’area di Andrea Orlando, da Areadem, la componente che fa capo a Dario Franceschini, e dall’ex premier Paolo Gentiloni. A ottobre ha presentato la sua proposta politica, organizzando Piazza Grande, una piccola kermesse dove ha incentrato la sua candidatura sul “noi”, basandosi soprattutto sui territori e l’inclusività.

Marco Minniti – L’ex ministro dell’Interno, 62 anni, è il principale sfidante di Zingaretti. Reggino, ex dirigente dei Democratici di Sinistra (DS) e sottosegretario col governo d’Alema, viene soprattutto ricordato per il suo ingresso al Viminale con il governo Gentiloni nel 2016. La sua candidatura è sostenuta dagli uomini più vicini a Matteo Renzi e prevede la nascita di una “sinistra riformista”, incentrata sulla sicurezza e contro il “nazionalpopulismo” di Lega e Movimento 5 Stelle.

Matteo Richetti – Modenese, 44 anni, il senatore Pd è stato il secondo a candidarsi. Vicino a Matteo Renzi e alla corrente dei Rottamatori sin dal 2010, da cui però si allontana per qualche periodo, torna sulla scena proprio con la vittoria delle primarie dell’ex premier nel 2017. Durante la campagna elettorale dello scorso marzo è stato portavoce del partito e ha successivamente lanciato la sua area Harambee, un’espressione della lingua swahili che significa “Insieme”.

Francesco Boccia – Candidato di riferimento del governatore della Puglia Michele Emiliano, il deputato, nato a Bisceglie nel 1968, aspira a rappresentare quanti nel partito vorrebbero un dialogo con il Movimento 5 Stelle. Economista e docente in diverse università, ha evidenziato il carattere “meridionalista” della sua candidatura indicando il Sud come “priorità assoluta”.

Cesare Damiano – Classe 1948, originario di Cuneo, l’ex ministro del Lavoro del secondo governo Prodi ha un lungo passato come sindacalista tra la FIOM e la CGIL. Viene ricordato soprattutto per aver dato il suo nome alla Riforma del Trattamento di Fine Rapporto (TFR), in vigore dal 1 gennaio 2007, e per aver dato vita nel 2015 a una corrente all’interno del Pd più spostata a sinistra, chiamata Sinistra è cambiamento.

Dario Corallo – È il più giovane e anche il meno conosciuto tra i candidati in lizza. 30 anni, una laurea in Filosofia, membro della segreteria dei Giovani Democratici dal 2016, propone un programma radicale e di Rivoluzione, segnato da un ritorno ai fondamentali della sinistra socialista e dal totale azzeramento della classe dirigente.

Maurizio Martina in dubbio – Il segretario dimissionario del Pd, classe 1978, è ancora incerto se presentarsi alle primarie oppure no. Consigliere regionale in Lombardia, diviene ministro dell’Agricoltura con i governi Renzi e Gentiloni. Vicesegretario del partito nel 2017, dopo le elezioni di marzo viene scelto come segretario reggente per traghettare i Democratici verso il congresso.