a cura di Eleonora Panseri, Filippo Gozzo, Francesco Zecchini e Maria Tornielli

 

Cinque miliardi in più per l’istruzione, cinque in meno per la digitalizzazione. Questa la principale differenza tra le bozze del piano di ripresa e resilienza di Giuseppe Conte e quello di Mario Draghi. Il numero di pagine dedicate invece (meno di cinque per argomento) alle riforme della giustizia è più o meno lo stesso. Ma quelle elencate dall’avvocato nell’ultima bozza del suo Recovery plan sono più specifiche nei campi penale e civile. L’eccezione? La giustizia tributaria. Qui l’ex governatore della Bce approfondisce il problema come il suo predecessore anche se tenta di risolvere il problema in modo opposto. Passando alle infrastrutture, la spesa cala di 520 milioni rispetto a quella prevista dal governo precedente. E, nonostante il focus prioritario degli investimenti sia integrare il Mezzogiorno con il Nord, non c’è un’assegnazione maggiore di fondi al Sud. Nessun accenno nemmeno al ponte sullo Stretto.

SCUOLA E RICERCA

Più soldi per le scuole – La bozza presentata dal Governo Draghi prevede un aumento dei fondi destinati alla ricerca: in totale, saranno oltre 33 miliardi. Di questi, quasi 31 sono previsti dal Pnrr, ai quali si aggiungono altri 2,9 miliardi fra quelli del React Eu e del Fondo complementare. Il piano di Conte, invece, prevedeva una spesa totale di 28,5 miliardi, fra Pnrr e React. L’impianto del piano di investimenti per istruzione e ricerca è rimasto sostanzialmente simile: resta uguale la spesa prevista per nuovi asili nido e scuole materne (4,6 miliardi). Il Governo Draghi però ha previsto una spesa maggiore per la messa in sicurezza e ammodernamento delle strutture scolastiche sul territorio nazionale: 3,9 miliardi solo di fondi previsti dal Pnrr, contro la spesa totale di 3 miliardi preannunciata dal Governo Conte. In totale, sono 7,6 i miliardi previsti dai fondi del Recovery per l’ampliamento delle competenze e delle infrastrutture. Una categoria più ampia di quella che era prevista nel piano di Conte, nel quale si destinavano 5 miliardi di euro, fra Pnrr e React Eu, per favorire specificamente la formazione nelle discipline STEM e nelle lingue.

Meno fondi per le borse di studio – Nella bozza del piano di Draghi, però, diminuisce la spesa programmata per borse di studio, che passa dai 900 milioni previsti dal piano di Conte, con ulteriori fondi del React che portavano la somma ad un totale di 1,35 miliardi di euro, a 500 milioni. Aumenta invece quella prevista per la formazione continua degli insegnanti sulla digitalizzazione e la didattica integrata: nella bozza di Draghi, sono destinati 800 milioni di euro alla didattica digitale integrata e alla formazione sulla transizione digitale. Quasi un raddoppio rispetto ai 420 milioni previsti nel piano di Conte. Nel testo del Governo Draghi sono inoltre previsti 430 milioni per il potenziamento dei corsi di dottorato e viene anche introdotto il progetto di una scuola di alta formazione e formazione continua per dirigenti scolastici, docenti e personale tecnico-amministrativo. Resta invece uguale nei due piani la spesa (1,5 miliardi di euro) prevista per il potenziamento degli ITS, cui Draghi aveva fatto riferimento anche nel discorso al Senato lo scorso 17 febbraio.

I fondi per la ricerca – Nel piano di Draghi vengono previsti 11,44 miliardi di euro per la sezione “Dalla ricerca all’impresa”, con un altro miliardo e mezzo del React Eu e del Fondo complementare, contro gli 11,29 del piano di Conte. Resta però uguale la somma destinata specificamente ai progetti di giovani ricercatori e al potenziamento dei programmi delle università. Manca quindi la netta discontinuità richiesta dai promotori del Piano Amaldi, che chiedevano un consistente aumento di investimenti nella ricerca pubblica.

 

GIUSTIZIA

Il processo penale – Molto generiche le norme previste da Mario Draghi per la riforma del processo penale. Alcune novità concrete sono però “l’ampliamento dei casi di inappellabilità delle sentenze” e la maggiore “applicazione dell’istituto della particolare tenuità del fatto”. Confermata rispetto a Conte “la previsione dell’ammissibilità dell’appello solo se il difensore è munito di specifico mandato a impugnare“. Ma il piano dell’ex presidente è più specifico. Un esempio? Prevede l’obbligo per il pubblico ministero di ultimare l’archiviazione dei documenti dell’indagine entro la fine del periodo massimo di tempo previsto. E l’obbligo per lo stesso di archiviare o presentare la richiesta di rinvio a giudizio entro 30 giorni dalla richiesta dell’indagato o della presunta parte lesa. Il nuovo piano mette nero su bianco invece “la rimodulazione dei termini di durata e della scansione termini, il controllo giurisdizionale sulla data di iscrizione della notizia di reato e l’adozione di misure per promuovere organizzazione, trasparenza e responsabilizzazione dei soggetti coinvolti nell’attività di indagine”. Senza ulteriori specifiche su questo punto.

Processo civile – Entrambi i testi si appoggiano sul disegno di legge delega presentato al Senato. Rispetto a questo, il nuovo testo di Draghi presenta delle specifiche. Il disegno di legge prevedeva il rafforzamento delle “garanzie di imparzialità e indipendenza dell’arbitro, anche prevedendone la decadenza nel caso in cui, al momento di accettazione della nomina, abbia omesso di dichiarare le circostanze che possono essere fatte valere come motivi di ricusazione“. Ma quando viene ricusato un arbitro? Ad esempio se “egli stesso, o un ente, associazione o società di cui sia amministratore, ha interesse nella causa”. Draghi introduce anche “la possibilità di attribuire agli arbitri il potere di emanare provvedimenti di natura cautelare. Quanto alla negoziazione assistita, la bozza vuole estenderla alla regolamentazione della crisi della famiglia non matrimoniale senza limitarla a “separazione e divorzio”.

La giustizia tributaria – Il capitolo della giustizia tributaria parte da considerazioni diverse. Sia Conte che Draghi notano gli oltre 50.000 ricorsi in arretrato presso la sezione tributaria della Corte di Cassazione. Il nuovo presidente del Consiglio sottolinea però che “le decisioni adottate (in Cassazione, ndr) comportano molto spesso l’annullamento di quanto è stato deciso in appello dalle commissioni tributarie regionali”. Da qui nasce la diversa soluzione che ipotizza di “introdurre il rinvio pregiudiziale” alla suprema corte. Il potenziamento di questa era invece l’obiettivo di Conte che voleva raggiungerlo attraverso la riassegnazione temporanea e straordinaria di nuovi magistrati alle sezioni tributarie.

CASHBACK

Svolta sul cashback – La maggiore precisione del piano presentato da Giuseppe Conte si conferma anche con il cashback. Ma in questo caso non si può accusare Draghi di un approccio generico. Infatti il nuovo presidente del Consiglio cita il piano Italia Cashless, la “riduzione del limite massimo di utilizzo del contante (da 3.000 a 2.000 euro da luglio 2020 e a 1.000 euro da gennaio 2022) e l’introduzione di sanzioni a carico degli esercenti che rifiutano pagamenti diversi dal contante” previste nella manovra 2020. Ma non menziona la misura voluta dalla maggioranza giallorossa del governo Conte II, al momento finanziata fino al giugno del 2022. Sembrano quindi accolte le istanze del centrodestra e soprattutto di Fratelli d’Italia. Il partito guidato da Giorgia Meloni aveva infatti chiesto in una mozione di “destinare le somme stanziate a tal fine per sostenere la ripresa delle categorie commerciali più colpite dalle misure anti-Covid”. Proposta bocciata però dall’aula con l’astensione di Lega, Forza ItaliaItalia Viva.

INFRASTRUTTURE

Il nodo infrastrutture – Rispetto alla bozza presentata del governo Conte bis, diminuiscono leggermente gli investimenti per le infrastrutture. Dai 31,98 miliardi si passa ai 31,46 della proposta dell’esecutivo Draghi. Di questi, 25,13 miliardi sono inclusi all’interno del pnrr, mentre i restanti 6,33 arrivano dal fondo complementare nazionale finanziato in deficit sul mercato. Rimangono invariati gli obiettivi generali: decarbonizzazione, riduzione delle emissioni, trasferimento dei passeggeri e delle merci dalla strada alla ferrovia, miglioramento dei collegamenti e della qualità dei servizi. In particolare, lo spostamento di persone e merci da ruota a ferro non ha solo l’obiettivo di ridurre la congestione stradale. Nella bozza viene stimato che un aumento dal 6% al 10% dei passeggeri che utilizzano treni comporterà una diminuzione annua di CO2 di 2,3 milioni di tonnellate. Quindi, questi investimenti saranno fondamentali, per una riduzione del gas serra.

Le opere nel Meridione – Per le linee ad alta velocità nel Nord, i miliardi investiti saranno 8,57. Ma Il focus prioritario degli interventi è quello di integrare il Mezzogiorno con il Nord. Più del 50 per cento dei fondi è diretto al Sud. Sono 4,64 i miliardi che verranno utilizzati per creare i collegamenti ferroviari dell’alta velocità nel Meridione. A questi, si aggiungono 2,40 miliardi per il miglioramento delle ferrovie e 700 milioni per quello delle stazioni. Anche i fondi destinati alla voce “Connessioni diagonali” (1,58 miliardi) e al “Potenziamento delle linee regionali” (0,94) sono in gran parte destinati alle regioni del sud Italia. Le opere che compaiono nella bozza del governo Draghi sono la conclusione della direttrice Napoli-Bari, l’avanzamento della Palermo-Catania-Messina e la realizzazione dei primi tratti della direttrice Taranto-Potenza-Battipaglia e di quella della Salerno-Reggio Calabria. Quest’ultima «diventerà una vera alta velocità», ha detto Draghi durante il suo discorso alla Camera. Nessuna menzione, invece, per il ponte sullo Stretto di Messina. Non verrà realizzato neanche con i fondi del Recovery Fund.

DIGITALIZZAZIONE E TRANSIZIONE ECOLOGICA

Digitalizzazione – In entrambi i piani trasversale a tutte le macroaree di intervento, dalle infrastrutture alla scuola, dalla sanità alle politiche di coesione sociale, è il tema della digitalizzazione che interesserebbe Pubblica Amministrazione, Industria, Turismo e Cultura. Dei 191,5 miliardi del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” presentato dal premier Mario Draghi, il 22% dei fondi verrebbero destinati alla cittadinanza digitale, alla cybersecurity, alla banda larga e alla rivalutazione e promozione del patrimonio culturale nazionale, attraverso la valorizzazione dei siti storici e il miglioramento delle strutture ricettive. Ma a fronte dei 46,3 miliardi del Piano Conte, le risorse da impiegare in questi interventi previste dal premier Draghi sarebbero 41,53, con una riduzione di circa 5 miliardi. Nella loro distribuzione invece i due Piani restano simili, soprattutto per quanto riguarda le imprese. In entrambi i casi, infatti, l’innovazione del sistema produttivo è considerata una priorità e l’investimento ammonta rispettivamente per il piano del Governo Conte e per quello del Governo Draghi a 26,55 e 24,30 miliardi. Nel PNRR presentato dall’attuale premier sono indicati inoltre 8,54 miliardi del Fondo complementare alimentato con lo scostamento di bilancio che consentirebbero all’investimento per il digitale di salire a 50,07 miliardi, superando di quasi 4 miliardi la cifra presentata nel piano del precedente Governo.

Transizione ecologica – Per l’agricoltura sostenibile, l’economia circolare, le energie rinnovabili, la protezione del territorio e delle risorse idriche, una migliore gestione dei rifiuti con il 65 per cento di plastica riciclata e il 100 per cento di recupero nel settore tessile, i fondi stanziati dai Piani Conte e Draghi restano simili: 69,8 miliardi di euro nel primo, 69,96 nel secondo, se si considerano, sommati a quelli europei, anche i 9,3 miliardi previsti dal Fondo complementare. L’unica differenza rilevante sta nella distribuzione del capitale per le singole aree previste dal Piano. Agli interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica infatti il Governo Conte avrebbe destinato 29,55 miliardi, ridotti a 22,26 dal premier Draghi. L’ex presidente della BCE rivolgerebbe maggiore attenzione e fondi nella produzione delle energie rinnovabili e nella mobilità sostenibile, con un investimento pari a 25,36 miliardi di euro.