Matteo Renzi non usa mezzi termini. «Non abbiamo fatto il governo per diventare grillini». Dalla scissione, il giorno più duro dello scontro tra Pd e Italia Viva si gioca sulla prescrizione, in commissione Giustizia della Camera: i renziani si schierano con i forzisti contro lo stop della prescrizione dopo le condanne in primo grado. I dem votano coesi con i 5 stelle. Uno nuovo strappo che mette a rischio la tenuta di una maggioranza già falciata dalle ripetute espulsioni e fuoriuscite dal M5S. L’ultimo, giovedì 16 gennaio, è il senatore Luigi Di Marzio passato al Gruppo Misto. Ottimista sulle sorti del governo, invece, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a ‘Circo Massimo’ su Radio Capital: «A parte Italia viva, ormai isolata, con il voto di ieri vedo una maggioranza che ha deciso di andare avanti, con un Pd molto compatto».
Lo strappo – Da una parte il Partito democratico con M5s e Leu in difesa della riforma Bonafede sulla prescrizione. Dall’altra Italia Viva schierata contro, insieme a Forza Italia, Lega e Fdi. La spaccatura del blocco di maggioranza è andata in scena in commissione Giustizia alla Camera: (quasi) tutte le forze che sostengono il governo hanno votato per la soppressione della proposta di legge Costa (Fi) che vuole cancellare lo stop della prescrizione, entrato in vigore a gennaio, dopo la condanna in primo grado. Tutti, tranne i renziani. I voti a favore sono stati 23 a 22 e decisivo è stato il voto della presidente M5s Francesca Businarolo.
La polemica tra gli ex – La riforma della prescrizione unisce e divide. E ormai la spaccatura tra gli ex compagni di partito, Pd e Italia Viva, è sempre più netta. Al termine dell’ultimo vertice sulla riforma lo aveva già anticipato il renziano Davide Faraone: la mediazione proposta dal governo, aveva detto, «non è sufficiente». Poi mercoledì 15 gennaio Iv ha deciso di andare fino in fondo: è passata con il centrodestra e lo ha fatto attaccando gli ex colleghi dem: «Vanno a rimorchio dei 5 stelle, si stanno grillizzando», ha dichiarato la capogruppo in commissione Lucia Annibali. Dal Pd la replica, dura, dal responsabile Giustizia Walter Verini: «Loro votano con le destre». «Dicano se vogliono rompere», aggiunge il dem Michele Bordo. Parole forti e aria di rottura.
Post al veleno – In serata l’ex premier Matteo Renzi rincara la dose definendo la legge Bonafede «un obbrobrio». E in un post su FaceBook rivendica la coerenza della decisione dei suoi di votare insieme al centrodestra: «Non abbiamo rotto la maggioranza, abbiamo solo difeso lo stato di diritto. Continueremo a farlo. Abbiamo fatto un governo insieme per mandare a casa Salvini, non per diventare grillini».
L’ottimismo del Ministro – Abbassa il livello di tensione il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, prendendo atto dell’isolamento di Italia Viva rispetto al resto delle forze di maggioranza, sposta l’attenzione sulle prossime mosse per una riforma condivisa della prescrizione e del sistema penale. Dopo il vertice sulla giustizia nel corso del quale «sono state raccolte le diverse sensibilità» la proposta di mediazione che Bonafede metterà sul tavolo prevede una distinzione tra condannati e assolti in primo grado: in caso di condanna si interrompe la prescrizione, se invece l’imputato viene assolto scatta una sospensione lunga (che potrebbe essere di due anni).
L’ennesimo addio a 5 stelle – Il senatore grillino Luigi Di Marzio non ne poteva più. Stanco e deluso, da un Movimento che lo ha bollato come traditore per aver votato il referendum sul taglio dei parlamentari e lo ha accusato, a suo dire ingiustamente, di non aver eseguito alcun versamento di quote della sua indennità da oltre un anno, ha deciso: «Di fronte a un’epurazione di fatto, di cui non posso che prendere atto e ancorché con il rammarico di separarmi da colleghi integerrimi, per fugare qualsiasi dubbio in merito, formalizzo la mia decisione di aderire al Gruppo Misto».