Nel braccio di ferro tra Lega e M5S sulla presidenza delle Camere rispunta Silvio Berlusconi. Dal vertice tra i leader della coalizione di centrodestra, tenutosi il 21 marzo a palazzo Grazioli, è uscita una linea comune, il cui artefice è l’ex cavaliere: la Camera dei deputati al M5S e il Senato a Forza Italia. Alla Lega, in cambio, va la candidatura alla presidenza del Friuli Venezia Giulia, con Massimiliano Fedriga. Il messaggio di Berlusconi è chiaro: non più una trattativa a due, con Salvini e Di Maio a regger le fila, ma un dialogo che coinvolge tutte le forze vincitrici. Una mano tesa ai pentastellati o un bluff?
L’ipotesi Romani – La proposta per stanare Di Maio porta il nome di Paolo Romani. Il capogruppo al Senato di Forza Italia è il candidato del centrodestra per palazzo Madama. Se si trovasse l’accordo sul suo nome, ci sarebbe il via libera per la Camera ai cinque stelle con Roberto Fico in pole position. Il centrodestra vorrebbe però discuterne faccia a faccia con Di Maio: un’offerta mal digerita dai cinque stelle ortodossi, anche perché su Romani pende una condanna per peculato. «Non voteremo persone condannate o sotto processo», hanno fatto sapere i capigruppo cinque stelle Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Ma non solo, l’ex cavaliere ha rilanciato: per «concordare i nomi dei presidenti e dei vice presidenti» i leader del centrodestra hanno invitato anche quelli delle altre forze politiche a un «incontro congiunto» da tenersi il 22 marzo, ultimo giorno utile prima delle votazioni. Proposta già declinata dal Partito Democratico: «Non ci sono le condizioni per partecipare a un incontro i cui esiti sono già decisi», ha detto il segretario reggente Maurizio Martina.
La trappola Giorgetti per Di Maio – L’idea tra i vertici dei cinque stelle è che la mossa di Berlusconi sia un bluff, nel peggiore dei casi «una trappola». «Non abbiamo intenzione nemmeno di parlargli», è stata la risposta inviata al centrodestra. «Al governo con Berlusconi? Proprio a me lo chiedete, che lo combatto da quando sono nata? Mai con Berlusconi tutta la vita», ha detto Paola Taverna. Di Maio si trova ora di fronte a un bivio: far saltare il tavolo con il centrodestra potrebbe voler dire rimanere fuori dalle presidenze. Sono molti a pensare che ci sarebbero i numeri per eleggere un nome del centrodestra anche alla Camera: il leghista Giancarlo Giorgetti. In questo caso i voti utili potrebbero arrivare dai dem, anche se è difficile stabilire in questo momento se la tattica di Berlusconi possa portare a un’intesa con il centrosinistra. La preoccupazione più grande del capo politico del M5S sta nel fatto che un suo rifiuto potrebbe aprire uno scenario di governo diverso da quello che lo vede ora come capofila.
Lega convinta – Intanto la mossa di Berlusconi è servita a convincere Salvini. La sua Lega ha sì superato per la prima volta Forza Italia come percentuale di voti ottenuti (17% contro 14%), ma da un’ipotetica intesa a due con Di Maio il leader del Carroccio ne uscirebbe depotenziato. Tutt’altro scenario invece quale guida di una coalizione che ha ottenuto il 37% dei consensi. A sancire l’accordo con Berlusconi, poi, il via libera alla corsa di Fedriga alla presidenza della Regione Friuli, al posto di Renzo Tondo (FI). L’ex capogruppo della Lega alla Camera ha davanti a sé un’autostrada (la Lega alle politiche ha preso qui il 25%) e garantirebbe a Salvini di conquistare un’altra Regione del Nord.