«La proposta di Salvini di mandare Draghi al Colle è una mossa assolutamente imbarazzante e sorprendentemente intelligente. Per ora non vedo alternative valide dal centrosinistra, che non riesce a tirare fuori un candidato autorevole». Dopo il discorso di Sergio Mattarella in una scuola romana, in cui ha implicitamente ribadito la volontà di non ricandidarsi, è partito il consueto toto-nomi sul prossimo Capo dello Stato. In un paesaggio politico incerto e in rapida evoluzione. Tra chi, come Matteo Salvini e Giorgia Meloni, vorrebbe andare alle elezioni il prima possibile e chi, come il Pd e il Movimento 5s, è ancora alla ricerca di un’identità. Ne parliamo con Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica all’Università di Bologna e autore del libro “Libertà inutile: profilo ideologico dell’Italia repubblicana”.

Dopo le dichiarazioni di Mattarella di ieri – tra otto mesi potrò riposarmi – si è aperto il toto-nomi per il prossimo presidente della Repubblica. Il nome sponsorizzato da Salvini, e temuto dal centrosinistra perché coinciderebbe con le elezioni, è quello di Mario Draghi
È un’idea che Salvini lancia con grande scaltrezza politica, perché se il centrodestra convince Draghi, il Pd avrebbe grandissime difficoltà a sottrarsi. È una mossa assolutamente imbarazzante e sorprendentemente intelligente.

Imbarazzante in quanto spregiudicata?
Imbarazzante nel senso che imbarazza sia il Pd che il M5s. C’è un giudizio dietro: se mandiamo Draghi a diventare presidente della Repubblica, o ci sono subito nuove elezioni o bisogna rifare un altro governo e possiamo proporre diversi candidati

Come potrebbe rispondere allora il Pd?
Non hanno una candidatura all’altezza, dovrebbero riuscire a influenzare il dibattito prima e poi trovare un nome forte, non possono dire “no” a Draghi senza una motivazione. Se Letta è coerente con sé stesso dovrebbe naturalmente cercare il nome di una donna .

Letta che però ha detto però di volersi concentrare su vaccini e Recovery, e che del Capo dello Stato non ne vuol sentir parlare prima di Natale
È comprensibile, affermare che bisogna andare avanti con Recovery e vaccini vuol dire anche sostenere fino in fondo l’operato di Draghi. L’unica altra possibilità che vedo è che Draghi dica che non è disponibile, non perché non sia all’altezza, ma per la volontà di portare a termine il mandato di governo, che termina nel marzo 2023.

Nel caso si andasse alle nuove elezioni, quale sarebbe il primo partito?
Il mio maggiordomo dice di non fare il profeta, né il mago

La Meloni come si pone allora in questa dinamica?
Interpreta alla perfezione il suo ruolo all’opposizione, da donna rigorosa, coerente e propositiva. Sta interpretando benissimo questo ruolo.

Sarebbe allora favorevole a una candidatura di Draghi?
Nessun dubbio. Non la può proporre lei, perché è stata molto critica sulla nascita di questo governo. Ma se la proposta è di Salvini, appoggiato da Fi, a questo punto la Meloni non può tirarsi indietro.

Un personaggio politico che ha dimostrato la sua imprevedibilità è invece Renzi, che potrebbe essere un’altra volta indispensabile: al centrodestra mancherebbero solo 50 elettori per proporre il loro candidato. Come si potrebbe giocare questa carta?
Renzi è tanto spregiudicato e privo di principi quanto Salvini. Probabilmente farà il conto e se riesce a mettere in imbarazzo il Pd, lo farà. L’uomo è bizzarro, potrebbe dare la sua disponibilità e poi fare una riconversione, sostenendo il prosieguo di questo governo. D’altronde Iv sta andando malissimo nei sondaggi, andare alle elezioni per lui sarebbe molto problematico.

I nomi che ha fatto il centrosinistra sono quelli di Sassoli, Veltroni e Franceschini. Sono alternative valide?
Questa è una domanda interessante. Per quanto riguarda Sassoli, credo che quando uno ha una carica a livello europeo non la debba lasciare per andare nel suo paese, mentre Veltroni è una candidatura molto leggera. Franceschini è un personaggio forte, ma con il solo appoggio del Pd e dei 5s non va da nessuna parte. Credo che in questo momento il centrosinistra non abbia una sua candidatura, e questo è molto problematico. A meno che non si tirasse in ballo, e si tratterebbe non di un risarcimento, ma almeno di un riconoscimento, chi ha messo insieme le membra del centrosinistra.

Ovvero?
Romano Prodi, a cui il Pd deve ancora tanto. Qualcuno potrebbe controbattere per l’età e per il fatto che è troppo identificato con il centrosinistra. In ogni caso la ricerca del candidato a mio parere deve essere fatta anche insieme a Fi. Le faccio una provocazione: lei prima ha fatto il nome di Sassoli, ma Forza Italia ha al suo interno un ex presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Che certamente gode della stima di Berlusconi il quale, finché è vivo, è in grado di influenzare le scelte. È un nome che Salvini non gradirebbe.

Parlando di Forza Italia, si era fatto anche il nome di Casini
Per me andrebbe benissimo, non farebbe del male a nessuno. È un democristiano per eccellenza, è stato senatore del Pd eletto nel collegio di Bologna centro. È forte, ma c’è sempre il rischio di avere, come nel caso di Franceschini e Prodi un presidente della Repubblica di parte, quale non lo sarebbe Draghi.

Possiamo dire allora che il centrosinistra per proporre un candidato autorevole e scongiurare le elezioni avrebbe bisogno dell’appoggio di Forza Italia?
Esattamente, con gli attuali parlamentari, Pd e Forza Italia potrebbero proporre il loro candidato, sempre alla condizione che Draghi rinunci

Tutto questo sempre che Mattarella tenga fede alle sue dichiarazioni, che porterebbero a escludere una sua rielezione
Mattarella fa benissimo a ripeterlo, perché la rielezione del presidente della Repubblica non è mai uno scenario auspicabile. Ma l’attuale inquilino del Colle è un sincero democratico e un sincero repubblicano, se capisse che la situazione sta degenerando certamente accetterebbe, malvolentieri, l’elezione a termine per tenere insieme i cocci di un Paese che è in disfacimento. Draghi sta operando benissimo, ma il Paese non è cambiato nelle sue strutture profonde. Il sistema partitico è totalmente destrutturato, pensi a cosa sta succedendo tra i 5s, Fi viene tenuto in piedi da un uomo di 84 anni, e il centrosinistra non è riuscito a far emergere una candidatura adeguata in sette anni.

Oggi meno che mai?
Potrebbero arrivare, sempre con l’avallo di Fi, al punto di candidare Giuseppe Conte, che ha 56 anni e tutto sommato non è stato sgradevole con nessuno e potrebbe benissimo essere candidabile

Nonostante questi ultimi mesi piuttosto travagliati? Alcuni analisti su Repubblica sostengono che non se la sentirebbe di fare campagna elettorale
Ma il capo dello Stato non fa campagna elettorale, non c’è nessuno che deve dire niente, il che per me è un problema. Per me i candidati dovrebbero dire prima, e non dopo essere eletti, quale è la loro linea. È stato immaginato che quel ruolo andasse a qualcuno che fosse cerimoniale, automaticamente accettabile da una grande maggioranza.

Invece è sempre più politico?
Politico in senso lato, a partire da Scalfaro abbiamo capito che il Presidente della Repubblica ha molti poteri, che se esercitati bene potrebbero avere la funzione di rendere stabile una situazione che non lo è dal triennio 1992-94.

Se si andasse a nuove elezioni, stravincerebbe il centrodestra?
Le direi di aspettare, perché c’è una campagna elettorale da fare. Il centrodestra può fare degli errori, il conflitto tra Salvini e Meloni potrebbe degenerare. Non solo, bisogna fare delle alleanze, e bisogna farle in base alla nuova legge elettorale. Non do per scontato che il centrodestra con un sistema proporzionale riesca ad avere più seggi del centrosinistra. Pur riconoscendo il vantaggio iniziale, vorrei ricordare che c’è un terzo di elettori indecisi, e un terzo che ogni elezione cambiano voto, anche se spesso all’interno dello stesso schieramento. C’è comunque una volatilità elettorale, che io chiamo volubilità, perché questi elettori vorrebbero qualcosa di meglio.