Lo scontro è in atto: da una parte l’alleanza franco-tedesca, dall’altra il blocco di Paesi del centro-nord Europa (Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia). Nel mezzo gli altri Stati membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, duramente colpiti dall’emergenza sanitaria e poi economica del Covid-19. Martedì il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel avevano annunciato un fondo da 500 miliardi per la ripresa nel quadro del prossimo bilancio pluriennale europeo, da finanziare «indebitandosi sui mercanti per conto dell’Ue». In sintesi, un primo passo verso l’emissione di un debito comune. Eppure, mercoledì è arrivata la reazione dei falchi rigoristi dell’Ue che, tramite il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, stanno lavorando a una controproposta per il bilancio pluriennale 2021-2027 in contrasto con quella di Francia, Germania e altri Paesi tra cui l’Italia. Nel frattempo, la Commissione ha presentato le raccomandazioni primaverili in cui viene ribadita la sospensione del Patto di Stabilità fino alla fine dell’emergenza.

La cancelliera tedesca Angela Merkel (Epa/Clemens Bilan)

La controproposta del nord Europa – La data chiave per il futuro dell’Ue è quella del 27 maggio, quando la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, presenterà il “Recovery Instrument”, il piano economico per aiutare i Paesi e le regioni più colpiti dall’emergenza coronavirus. Questo sarà agganciato al prossimo bilancio 2021-2027. Intanto, sul tavolo è arrivata la proposta dell’asse Macron-Merkel che prevede un piano da 500 miliardi di euro che assicuri aiuti a fondo perduto ai Paesi più bisognosi. «Non c’è accordo tra i Paesi dell’Unione se prima non c’è accordo franco-tedesco», ha detto davanti ai giornalisti il presidente Macron. Non si è fatta attendere, però, la reazione dei Paesi del nord Europa, da sempre contrari a un piano di debito comune con gli Stati del sud: prima attraverso Twitter e poi con interviste ai quotidiani austriaci, il cancelliere Kurz si è opposto a questa proposta annunciando un contro-piano da presentare insieme a Danimarca, Paesi Bassi e Svezia nelle prossime settimane. Quello che è stato ribattezzato il «club dei frugali» stilerà una proposta di cui non sono ancora noti i particolari, ma che si baserà su due principi cardine: no agli aiuti a fondo perduto (ma a prestiti con piani di rientro dettagliati) e soprattutto «riforme di vasta portata», come ha spiegato Kurz in un’intervista al quotidiano austriaco Oberösterreichische Nachrichten. A quel punto toccherà alla presidente della Commissione von der Leyen arrivare a una mediazione per evitare lo scontro totale il 27 maggio.

Le raccomandazioni Ue – Ieri, nel frattempo, sono arrivate le raccomandazioni di primavera della Commissione in cui è stata ribadita la sospensione del Patto di Stabilità (almeno fino alla fine dell’emergenza): nessun Paese per quest’anno sarà sottoposto a una procedura d’infrazione per deficit eccessivo, in quanto viene considerata l’eccezionalità del momento storico. Nei confronti dell’Italia, la Commissione Europea ha chiesto di rafforzare il reddito di cittadinanza per raggiungere i più deboli della popolazione e garantire un’attuazione efficace delle misure per «fornire liquidità all’economia reale», comprese le piccole e medie imprese, le imprese innovative e il lavoro autonomo. Tutto questo, si legge nelle raccomandazioni presentate mercoledì dal vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis, dovrà avvenire evitando «ritardi nei pagamenti causati da colli di bottiglia nella pubblica amministrazione».

Giuseppe Conte ed Emmanuel Macron a Bruxelles (ANSA/Geert Vanden Wijngaert)

Il ruolo dell’Italia – Nelle scorse ore l’Italia ha giocato un ruolo diverso dalle ultime settimane, quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si erano espressi, anche con toni aspri, perché l’Ue presentasse un piano di aiuti concreti e sostanziosi nei confronti dei Paesi più colpiti. Dopo la proposta franco-tedesca, invece, Conte sta agendo dietro le quinte consultando le principali cancellerie europee. Mercoledì, a quanto racconta La Stampa, avrebbe avuto una telefonata con la cancelliera Angela Merkel in cui avrebbe sostenuto il piano definendolo un «primo passo», ma esprimendo timori sul fatto che in realtà di soldi ne arriveranno molti meno. E sarebbe stata la stessa cancelliera tedesca a ridimensionare il tutto: difficilmente potranno arrivare 500 miliardi di euro. Ma Conte non ci sta e prova a rilanciare: «Dobbiamo alzare la posta con i Paesi del nord». A cui adesso spetta la contromossa per un piano alternativo.