Seggi aperti nel Regno Unito. Fino alle 22 ore locali del 4 luglio 50 milioni di cittadini inglesi sono chiamati a votare per il rinnovo della Camera dei comuni, l’unico ramo elettivo del parlamento di Westminster. I sondaggi danno il partito laburista, guidato da Keir Starmer, in vantaggio di quasi 20 punti sui conservatori. Le stime di YouGov, ferme al 3 luglio, segnalano una preferenza del 39% per i laburisti contro il 22% per i Tory. Si tratterebbe di un risultato storico, che ribalterebbe 14 anni consecutivi di governo conservatore e potrebbe assicurare ai Labour la più ampia maggioranza di sempre a partire dal dopoguerra.
I sondaggi in numeri – Le proiezioni del settimanale inglese The Economist, abbastanza in linea con quelle di YouGov, stimano che il centro sinistra inglese potrebbe ottenere la maggioranza assoluta del parlamento, con 429 seggi su 632. I conservatori occuperebbero invece 110 seggi, i Liberali Democratici 50 e il Partito Nazionale Scozzese, al quarto posto tra i preferiti, potrebbe ottenerne 20. I restanti 5 seggi potrebbero essere divisi tra Reform Uk, il partito gallese Plaid Cymru e il partito Verde.
Il crollo dei Tory – C’è aria di crisi nel partito di Rishi Sunak. Se questi pronostici fossero confermati, i conservatori vedrebbero i loro seggi ridotti a 110 posti, meno di un terzo rispetto ai 371 ottenuti nel 2019. Un numero ancora più basso del loro peggiore risultato elettorale in assoluto, quando nel 1997 riuscirono ad avere solo 165 seggi. Un tracollo verticale dovuto a un susseguirsi di politiche poco popolari, che hanno eroso l’appoggio dell’elettorato, a cominciare dalla Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea con il referendum del 2016 ha avuto un impatto disastroso sull’economia inglese. Uno studio di Cambridge Econometrics, commissionato dal sindaco di Londra Sadiq Khan, rivela che entro il 2035 il Regno Unito avrà 3 milioni di posti di lavoro in meno rispetto a uno scenario senza Brexit. Uscendo dal commercio europeo sono anche tornati i controlli doganali e sono aumentati i costi di esportazione in UE.
Le altre criticità – Al declino dei conservatori ha contribuito anche il cosiddetto partygate, le inchieste sui festini organizzati durante il lockdown dall’allora primo ministro Boris Johnson nella sua residenza di 10 Downing Street, uno scandalo che lo costrinse alle dimissioni. Il governo della sua sostituta, Liz Truss, durò solo 45 giorni, sufficienti per fare danni: la sua riforma fiscale, con il taglio delle tasse per le fasce più ricche della popolazione, provocò un crollo della sterlina che costrinse anche la nuova prima ministra a lasciare l’incarico. Ma nemmeno il governo del suo successore e primo ministro uscente, Rishi Sunak, è stato apprezzato dagli elettori. Il tema più caldo del suo mandato è stato quello dell’immigrazione, una preoccupazione di molti elettori a cui il premier ha risposto proponendo un piano di deportazione dei richiedenti asilo in Ruanda. Un progetto dichiarato illegale dalla Corte Suprema, osteggiato da molti cittadini e di fatto mai realizzato.
L’ascesa dei Labour – Questa fila di insuccessi dei conservatori ha automaticamente avvantaggiato i laburisti, il cui candidato leader, Keir Starmer, non risulta neanche troppo carismatico o apprezzato. Il suo programma prevede la creazione di ricchezza per la classe operaia, la riduzione delle liste di attesa nella sanità, la costruzione di nuove case per rispondere alla crisi abitativa e l’implementazione delle politiche verdi. Tanto potrebbe bastare per ottenere una maggioranza schiacciante.