Comunicare la scienza: un’impresa non facile. Lo raccontano ospiti ed esperti invitati alla tavola rotonda “Scienza della divulgazione e divulgazione delle scienze”, organizzata dall’Università Statale di Milano e dalla Scuola di Giornalismo Walter Tobagi martedì 28 gennaio. Nella Sala Napoleonica di Palazzo Greppi scienziati, professori e giornalisti si sono alternati mostrando concretamente la difficoltà nel raccontare il mondo reale, sia che riguardi il coronavirus, sia che riguardi i conti pubblici e le pensioni. Il problema sta soprattutto nell’immediatezza della comunicazione dei media, che rende spesso difficile semplificare un linguaggio altrimenti complesso.

«È difficile trovare la giusta comunicazione tra scienziati e giornalisti, che spesso non hanno un linguaggio scientifico» afferma Nicla Panciera, docente all’università Statale di Milano. Secondo la collega Graziella Messina, «la scienza deve saper comunicare in maniera unica e armonica. Creare divisioni non serve». Inevitabile il riferimento al professore di microbiologia e virologia dell’Università San Raffaele di Milano Claudio Burioni, che con le sue opinioni sui vaccini sui social media tende spesso a polarizzare il dibattito pubblico. Eppure, secondo Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri «gli scienziati hanno il dovere di comunicare ciò che sanno. Se non comunichiamo non possiamo poi lamentarci se i politici decidono in maniera sbagliata». Il problema però, tanto della politica quanto dei giornalisti, è che spesso si dà credito anche a chi falsifica le notizie. Come racconta il caso Stamina, anche nel mondo scientifico è ben presente il problema delle fake news.

Una questione che non riguarda solo la scienza: ne risentono profondamente anche la politica e l’economia. Mondi dove la scarsa conoscenza spesso porta a credere a notizie false. Secondo Carlo Cottarelli, presidente dell’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica di Milano, «c’è spesso troppa leggerezza su alcune questioni cruciali anche da parte degli stessi media. Sono gli scienziati e gli economisti, quelli ancora in attività come quelli in pensione, che devono spendersi in prima persona nella comunicazione». Un esempio c’è già. L’esempio è quello del webmagazine Naspread, diretto dal professore Francesco Zucchini dell’Università Statale di Milano. «La nostra idea è quella di comunicare in maniera semplice e diretta. Naspread vuole creare un ponte accessibile tra gli studiosi e un pubblico generalista non specializzato» ha concluso il docente.