In Romania vince George Simion, ma soprattutto Calin Georgescu, estromesso dal voto dopo essersi affermato al primo turno delle elezioni presidenziali a dicembre, di cui queste sono una ripetizione. Ora il controverso politico filo-russo è diventato il potenziale primo ministro qualora Simion uscisse vincitore anche dal ballottaggio del 18 maggio.
Estremisti in testa – George Simion, a capo del partito populista di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), si è aggiudicato il 40% dei voti, affermandosi come il candidato più forte per il ballottaggio. Ma è innegabile che la vittoria sia anche in buona parte di Calin Georgescu, che era risultato il candidato più votato alle elezioni presidenziali di dicembre, poi annullate per via dei finanziamenti occulti, pari a circa un milione di euro, utilizzati per la sua campagna elettorale sui social tramite account filorussi. Georgescu non è ufficialmente affiliato a nessun partito, ma è stato molto vicino ad Aur negli ultimi anni, tanto che Simion l’aveva in passato proposto come presidente onorario, salvo poi rinunciare in seguito alle dichiarazioni nostalgiche di Georgescu riguardo Ion Antonescu, il leader della Romania fascista durante la Seconda guerra mondiale.

George Simion (a sinistra) e Calin Georgescu insieme al seggio
Ora Simion e Georgescu hanno espresso nuovamente la loro vicinanza presentandosi insieme al seggio per votare: Simion è anzi sembrato subalterno a Georgescu, restando un passo dietro all’ex candidato acclamato dalla folla. Georgescu era stato bloccato dalla polizia lo scorso 27 febbraio mentre andava a presentare nuovamente la propria candidatura alle presidenziali. In quell’occasione era stato accusato di mire sovversive insieme ad alcuni collaboratori ed erano emersi legami con un mercenario ed ex membro della Legione straniera, Horatiu Potra, che avrebbe potuto fornire delle armi per un potenziale colpo di stato. Le indagini su Georgescu proseguono, ma Simion ha già dichiarato che se diventasse presidente della repubblica potrebbe nominare Georgescu primo ministro: «Farò in modo di includere Georgescu nel governo per restituirgli le elezioni perse».
Un provinciale a Bucarest – George Simion ha una storia particolare rispetto a quella di Calin Georgescu: se questi è stato un tecnico e diplomatico di lungo corso, Simion ha un passato da attivista di provincia. Cresciuto tra gli ultras del club della sua città, Focsani, non lontana dalla Moldavia, si è laureato in gestione aziendale a Bucarest e ha fondato nel 2012 una Ong a sostegno dell’unione tra Romania e Moldavia, motivo per cui non gli è permesso entrare nello stato confinante. Nel 2019 la creazione di Aur, che ha ripreso le tematiche nazionaliste e l’unione di Romania e Moldavia, ha portato Simion tra i protagonisti della scena politica nazionale, facendolo diventare alle legislative del 2024 il leader del secondo partito del Paese. Rispetto alle proprie origini e alle posizioni di Georgescu, Simion si è presentato con toni più moderati, rassicurando gli interlocutori internazionali sulle sue posizioni sulla Russia, invitando in particolare gli Stati Uniti a mantenere le basi Nato in Romania orientale.
Gli avversari e il ballottaggio – Due degli avversari di Simion si sono aggiudicati il 20% dei voti, ma a spuntarla per il ballottaggio è stato Nicusor Dan, accademico e sindaco di Bucarest, candidato indipendente filoeuropeista, che sfiderà Simion il 18 maggio nel ballottaggio per la presidenza. Dan ha superato di mezzo punto percentuale il candidato liberale Crin Antonescu, politico di lungo corso che era stato anche presidente della repubblica ad interim da luglio ad agosto 2012. A influenzare l’esito del ballottaggio potrebbe essere anche il quarto posizionato, Victor Ponta, ex primo ministro socialdemocratico che si è aggiudicato il 13% dei voti. Ora su posizioni sovraniste, in qualche caso anche più estreme di quelle di Simion, gli elettori che l’hanno votato potrebbero schierarsi dalla parte del leader di Aur, specialmente se ci fosse un endorsement ufficiale.