In principio era una goccia scesa dall’alabarda di Inazagi quella che creò la prima isola del Giappone. Venti, invece, le squadre che si contendono la Coppa del mondo di rugby dal 20 settembre al 2 novembre e che cercano di scrivere la loro personale mitologia rugbistica. Sette, in particolare, quelle che sulla carta possono distruggere le ambizioni degli All Blacks, desiderosi di stringere tra le loro mani il terzo titolo iridato consecutivo stabilendo quella che, se raggiunta, rappresenterebbe epica. Ma sarà per una goccia di acqua che questa nona edizione, la prima di sempre a svolgersi in Asia, vede muovere i propri equilibri:  il livello globale dell’ovale è cresciuto e oggi, alla conquista della Coppa Webb Ellis concorrono o comunque danno fastidio anche squadre che grazie agli investimenti di risorse e competenze tecniche hanno raggiunto un livello di gioco interessante. L’attesa è finita dopo stagioni e test-match infiniti, polemiche sulla scelta dei convocati, infortuni ed esclusioni più o meno prevedibili. Ecco la guida – accessibile – sul torneo di rugby più prestigioso.

L’evento – Con 2,4 milioni di biglietti venduti, 400mila tifosi provenienti da tutto il mondo e una finale vista da 120 milioni di persone, l’edizione del 2015 giocata in Inghilterra era considerata una Coppa difficilmente superabile in termini di pubblico. Stando ai dati forniti dalla stessa organizzazione, tuttavia, l’edizione giapponese ha già superato le aspettative e il record di audience registrato nella rassegna precedente grazie agli 800 milioni di spettatori (contro i 683 del 2015), sparsi in 217 territori. Totale degli affari previsti: 437 miliardi di yen, ergo 3,6 miliardi di euro. Diciamo che le  “prove generali” in vista delle Olimpiadi, che questa rassegna ovale in Giappone rappresenta, sembrano più che riuscite.

Il torneo – Le squadre sono state sorteggiate in quattro gironi da cinque squadre ciascuno: passano le prime due mentre la terza sarà eliminata dal torneo ma qualificata direttamente all’edizione del 2023. Quattro i punti assegnati per una vittoria, due, invece, in caso di pareggio. A pari merito primeggia la squadra con i migliori risultati negli scontri diretti o con la differenza tra punti segnati e subiti. Bonus di un punto addizionale, come da regolamento, per mete segnate (bonus competitività) o per chi perde con uno scarto minore di otto punti (bonus di misura). Le partite si giocano nelle maggiori città del Giappone, dove vengono sfruttati impianti studiati appositamente per il rugby e gli stadi dei mondiali di calcio del 2002. La finale si giocherà il 2 novembre all’International Stadium di Yokohama.

Guida alle squadre: gruppo A

Irlanda

Jordan Larmour a meta in un incontro del 2019. Fonte: rugbyworldcup.com

Qualità, difesa, intensità. Fino a inizio anno. L’Irlanda è stata capace di ottenere vittorie schiaccianti per quasi tutto il 2018, grazie a un’organizzazione importante del pacchetto di mischia e alla creazione di situazioni di gioco che si sono dimostrate efficaci. Il core espresso in condizioni di gioco diverse ha reso i verdi tra i candidati ideali per vincere il mondiale giapponese, saldi per molto tempo al primo posto del ranking che, per quanto conta, è una fattore incoraggiante. Poi a inizio 2019 è successo qualcosa, una magia nera che ha reso imperfetta quella macchina così strutturata e competitiva guidata dalla raffinatezza di Jonathan Sexton e dal pacchetto degli avanti che nel breakdown e nei placcaggi esprimevano tutto il potenziale difensivo. Così è arrivato il clamoroso k.o. a Twickenham contro gli acerrimi nemici inglesi, la sconfitta-simbolo di quella forma che sembrava perduta. Orfani di gente come Rob Kearney e Keith Earls, oltre al grande escluso Kieran Marmion, la gestione di Joe Schimdt ha permesso comunque ai verdi di arrivare in Giappone con un pizzico di memoria. Il quesito è amletico ed è uno: l’Irlanda sarà pronta per le sfide decisive del torneo che la trasborderà dalle incertezze fino a probabile di passaggio al turno che potrebbe chiamarsi Sud Africa o Nuova Zelanda? La risposta migliore è: farsi trovare svegli e sicuri. Giocatori da seguire? Oltre a Sexton, che non ha bisogno di presentazioni, occhi puntati sul 23enne James Ryan, seconda linea di Leinster che ha dimostrato di essere un top-player per impatto sul gioco e costanza atletica. Servirà tanto insieme a Stockdale per portare a punti preziosi ai verdi.

Scozia

Il capitano della Scozia Stuart McInally. Fonte: rugbyworldcup.com

Tra le candidate al passaggio di turno, la Scozia è una nazionale diversa rispetto a quella del 2015. E soprattutto è diversa dalle ultime stagioni. Come la sorellastra Irlanda, anche la Scozia è una delle squadre che ha pagato di più lo stato di forma complessivo degli ultimi mesi preparatori. Nelle due precedenti stagioni, sia nei 6 Nazioni che nei test match, la squadra guidata da Gregor Townsend ha dato l’impressione di poter competere con chiunque grazie a vittorie e prestazioni di peso, tra cui spicca la riconquista della Calcutta Cup contro i rivali di sempre dell’Inghilterra nel 2018 e di pareggiare la partita per lo stesso trofeo nel 6 Nazioni 2019. A questo va aggiunta la consacrazione di giocatori di qualità in ambito internazionale come Greig Laidlaw. Come detto, però, la Scozia del passato non è quella del presente, vedere alle convocazioni per credere: un giocatore come Huw Jones, per esempio, non è stato neppure selezionato dopo una serie di infortuni e prestazioni poco brillanti che hanno intorbidito un 2018 dove si è imposto come uno dei migliori centri al mondo. Il Jones del 2018 avrebbe fatto comodo alla Scozia, che nel girone deve fronteggiare subito l’Irlanda e giocarsela con i padroni di casa del Giappone poco dopo. Giocatori da seguire? Sicuramente Laidlaw e Stuart Hogg, tra i più rappresentativi di questa migliore Scozia degli ultimi anni. Sarà fondamentale capire se potranno sobbarcarsi insieme il peso di una squadra facendo leva sul talento di compagni come Finn Russell. Un riflettore va puntato anche sul capitano Stuart McInally e sul tre quarti Duncan Taylor che, se non complicato da problemi fisici, puo’ essere l’arma tagliente del gioco tartan.

Giappone

Giappone in festa dopo la vittoria contro il Sudafrica alla Rugby World Cup del 2015. Fonte: rugbyworldcup.com

Sono stati la sorpresa della scorsa edizione, hanno lavorato sodo per quattro anni e sono i padroni di casa. Il Giappone ha tutti gli elementi tecnici e motivazionali per fare un grande mondiale, ma sarà in grado di soddisfare le aspettative di un intero Paese? Non è una candidata per la vittoria finale, ma è probabile che il Giappone darà filo da torcere per i passaggi del girone, magari mettendoci tanto orgoglio come fatto contro il Sudafrica nella Coppa del 2015. Al di là delle suggestioni, però, la squadra gestita da Jamie Joseph è un risultato pratico, frutto di una progettualità basata su investimenti economici, tecnici e sportivi che hanno reso il campionato interno stimolante e la nazionale più competitiva. Non deve sorprendere l’eventuale passaggio del turno da parte dei Fiori di loto né prestazioni più che dignitose, anche al netto della sconfitta subita contro gli stessi sudafricani a due settimane dalla partita inaugurale. Giocatori da seguire? Kenki Fukuoka e Amanaki Mafi sono infortunati proprio in seguito al test match contro gli Springboks, ma sono comunque disponibili e qualora in campo saranno importanti per la squadra. Occhio all’avanti Keita Inagaki e soprattutto al tre quarti Kotaro Matsushima, giocatore dotato di grande rapidità e pensiero d’azione.

Russia

Il tecnico della nazionale russa, Lyn Jones. Fonte: rugbyworldcup.com

Gli Orsi sono arrivati in Giappone grazie alle squalifiche di Romania e Spagna, escluse dal torneo per aver schierato giocatori ineleggibili durante le edizioni 2017 e 2018 del Rugby Europe Championship, il 6 Nazioni alternativo giocato dalle squadre non invitate a quello più famoso. La pressione di chi non merita qualcosa è tutta sulle spalle dei russi, che pure non sono la squadra più debole del torneo rispetto, per esempio, al Canada o alla Namibia. Nel 2018, inoltre, la Russia ha potuto godere di una vittoria di prestigio contro l’Argentina, piuttosto motivante in ottica consapevolezza. I tempi di quel successo storico ottenuto in Uruguay durante il Nations Cup potranno ripetersi per gli uomini di Lyn Jones? Appare difficile. Più certo, invece, l’intensità che questa squadra metterà sul campo per almeno metà gara. La completa affidabilità data alla squadra da giocatori come il capitano Yuri Kushnarev, apertura con record di punti e presenze della storia dell’ovale russo, aiuterà molto i russi a provarci. Giocatori da seguire? L’ex-lottatore di Mma Gadir Gadzhiev fa parlare di sé per placcaggi e qualità nei fondamentali di contatto; Vasily Artemyev è l’altro giocatore da guardare con poca discrezione: entrambi possono dimostrare qualcosa di interessante complice il palcoscenico prestigioso.

Samoa

Raccoglimento dei giocatori samoani durante la Rugby World Cup 2011. Fonte: rugbyworldcup.com

A metterla così sembra il girone delle squadre che campano di ricordi dorati perché anche Samoa si confronta con il proprio passato. Uno splendore che non è più tornato: sono passati molti anni dalle ultime soddisfazioni della nazionale che è stata tra le più complete tra le nazionali delle isole del Pacifico. Dopo un deludente quarto posto nel girone ai mondiali inglesi del 2015, oggi Samoa si presenta solida come da tradizione ma con parecchie debolezze date dal divario tecnico con le forti del girone. Meglio puntare sui lati positivi, dunque, focalizzando tutto su una partita con la Russia che va vinta a ogni costo. E pazienza se giocatori di prima fascia come Joe Tekori, in forza come seconda linea a Tolone, ha rinunciato a prendere parte del ritiro per rimanere in Francia riaprendo anche il dibattito sulle pressioni dei club d’Oltralpe per non far giocare figiani e samoani nelle rispettivi rappresentative. Giocatori da seguire? Al netto del cambio generazionale, Steve Jackson puo’ schierare atleti con esperienza come Jack Lam, ma è nella fase d’attacco che Samoa fa la differenza: Kieron Fonotia (Scarlets), Rey Lee-Lo (Cardiff) e Alapati Leiua (Bristol) sono i nomi.

Guida alle squadre – Gruppo B

Nuova Zelanda

Beauden Barrett sfugge alla difesa australiana durante un match di Rugby Championship. Fonte: rugbyworldcup.com

Nella storia dello sport ci sono stati momenti per atleti e squadre vincenti in cui bisogna fare i conti con se stessi e poi con le proprie ambizioni. Se sei degli All Black, inoltre, devi fare i conti anche con avversari che scalpitano dalla voglia di disintegrarti dopo il tuo dominio durato per quasi tutti gli anni ’10. La Nuova Zelanda è abituata a tutto questo e sicuramente l’atmosfera condensata del mondiale non farà altro che esaltare le eccellenti potenzialità tattiche e attitudinali del gruppo. Steve Hansen ha saputo mantenere sempre al massimo l’espressività di gioco e anche nei momenti di maggiore difficoltà questa squadra ha dato l’impressione di riprendersi lavorando da manuale. Il Giappone è un nuovo capitolo per gli All Blacks, il finale potrebbe il terzo titolo iridato consecutivo. Ci sono nuovi innesti per riuscire nell’impresa, giocatori che vogliono dimostrare di essere all’altezza della storia dalla squadra, senatori come Smith, Whitelock e Read che vogliono approcciare la loro – probabile – ultima Coppa nella maniera più naturale per un giocatore degli All Blacks: vincendola. Le premesse sono rosee anche al netto dei dubbi scaturiti da alcuni risultati poco incoraggianti nel pre-mondiale, come quello ottenuto contro l’Australia – poi debitamente recuperato con un risultato che nei giochi picchiaduro è un chiaro “Perfect”. Giocatori da seguire? I favoriti al titolo vanno contemplati in ogni situazione come un sistema di gioco unico in grado di unire talenti e intelligenze sportive. Occhi, riflettori e tutto quello che c’è da puntare vanno su Sam Cane e Beauden Barrett, già riserve di giocatori leggendari come Dan Carter e Richie McCaw nell’edizione del 2015 e oggi al timone di un gruppo che vuole tutto. Sguardi anche su T. J. Perenara, che ha l’occasione di dimostrare il valore delle sue mani, così Ardie Savea che insegna a tutti come stare in seconda linea quando prende palla. Sentori di futuro, invece, nel giro di valzer che potrebbe cominciare a suonare in zona centro: Anton Lienert-Brown e Jack Goodhue, entrambi 24enni, hanno la chance di sostituire Ryan Crotty e di sopperire ai problemi fisici di Sonny Bill Williams, migliore centro al mondo. La loro personale posta in palio è segnare la linea di un domani che pare “tutto nero” solo nelle maglie.

Sudafrica

Per gli Springboks sarà il primo mondiale senza Bryan Habana, qui in meta durante il torneo del 2015. Fonte: rugbyworldcup.com

Sono la squadra che fa più paura agli All Blacks e hanno tanta fame. In un anno e mezzo la ricostruzione è stata completa, Rassie Erasmus è riuscito a riportare gli Springboks al loro posto dopo anni di crisi e problemi gestionali che hanno relegato una nazionale tradizionalmente ai vertici del rugby. Con il mondiale inglese da estirpare, le antilopi hanno tutto per ribadire il loro ruolo nelle gerarchie del rugby che conta, soprattutto contro le dinamiche dell’Emisfero sud. Dopo test-match convincenti e risultati positivi, il Sudafrica arriva in Giappone come vincitrice dell’ultimo Championship e fucina di un parco giocatori rinnovato e ben organizzato nei vari reparti. Erasmus puo’ contare su un gioco dinamico e ad alta intensità per tutte le partite, o almeno dovrebbe farlo visto, per esempio, la qualità di cui dispone nel pacchetto di mischia. La terza linea, in particolare, è il settore eccellente della squadra sia per qualità dei singoli che per profondità di panchina: il tecnico punterà sul suo figliol prodigo Pieter-Steph Du Toit che, che insieme al capitano Siya Kolisi e Duane Vermeulen, andrò a formare una delle più forti terze linea del torneo. Giocatori da seguire? Data la terza linea, sui tre quarti il Sudafrica non scherza affatto: il miglior giocatore del 2019, Cheslin Kolbe, è lì a disposizione, pronto per dimostrare tutto il suo valore di fronte al mondo. Kolbe sarà esplosivo in attacco insieme a Fai de Klerk.

Italia

Tommaso Allan. Fonte: rugbyworldcup.com

Difficile passare il girone, è evidente. Non si tratta di disfattismo od oltraggio alla bandiera, quantomeno di probabilità e fatti: l’Italrugby è una squadra di terza fascia il cui obiettivo è ottenere come minimo il terzo posto nel girone. I problemi sono noti, il piano della federazione è stato debole in termini di crescita del movimento e quell’abbozzo che ogni nazionale con un’idea di fare qualcosa di buono dovrebbe avere semplicemente non basta per i grandi tornei. La forza di volontà non è tutto se presa da sola. Gli Azzurri però ci sono come gruppo e in quest’ottica il miglioramento è netto sia nella condizione atletica che nei ruoli, grazie al lavoro di Conor O’Shea. Il tecnico irlandese lascerà la panchina della nazionale tricolore a partire dal 2020, ma niente gli impedisce di colorare la coda della sua esperienza italiana giocando bene contro i mostri del girone e battendo almeno Canada e Namibia. Giocatori da seguire? Jake Polledri, certamente. Giocatore giovane e promettente, ha messo in mostra tutte le sue qualità da terza linea in nazionale già contro la Scozia nel match del 2018 al 6 Nazioni. Con lui possono pestare di gamba anche Bram Steyn e Sebastian Negri: questo trio puo’ competere con chiunque. Dopo prestazioni di ampio respiro internazionale come centro nel campionato inglese vinto con Exeter nel 2017, Michele Campagnaro è il giocatore che potrebbe farci esultare con la sua capacità di trovare la meta. Al suo fianco, Luca Morisi potrebbe regalare gioie così come il frascatano Giulio Bisegni, al primo mondiale ma di grande valore tecnico. Sarebbe fantastico, vedere quelle stesse mete trasformate da Tommaso Allan, giocatore che non ha bisogno di presentazioni per talento: deve mettere un accento sulle sue prestazioni con l’Italrugby: il Mondiale giapponese è l’occasione per riuscirci. Occhio di riguardo anche su Ruzza, la seconda di Benetton ha doti di alto livello ed è tra i più eterei di questa squadra.

Namibia

Fonte: rugbyworldcup.com

In 19 partite di Coppa del Mondo giocate, la Namibia ne ha perse 19. Ma questo è proprio ciò che i Welwitschias vogliono ribaltare, cercando la conquista del primo successo in una partita di un mondiale. Il rendimento degli namibiani è stato costante nell’ultima stagione e la conquista della African Golden Cup, vinta con un rugby superiore a tutte le altre squadre africane che non si chiamano Sudafrica, ha dato grande fiducia. Il successo ottenuto contro i padroni di casa dell’Uruguay nella Nations Cup, inoltre, ha fatto comprendere ai ragazzi di Phil Davies che possono provare l’impresa. Giocatori da seguire? Per questa sesta partecipazione al Mondiale, la Namibia deve basare tutto sull’unione del gruppo, ma le prestazioni di giocatori come Torsten van Jaarsveld, tallonatore in Francia con il Bayonne neo-promosso in Top-14, possono fare la differenza tra la delusione e quella prima vittoria.

Canada

Jeff Hassler. Fonte: rugbyworldcup.com

Insieme alla Namibia, è la squadra presente in Giappone col posto più basso nel ranking mondiale. Il Canada allenato dal gallese Kingsley Jones è una squadra con una tradizione valida, quarti di finale nel 1994, e partite giocate alla pari e a viso aperto nel corso dei Novanta anche con avversari superiori. Oggi il discorso è cambiato e le dinamiche vedono almeno sulla carta gli Usa ai vertici del rugby nordamericano. Il Canada nelle ultime uscite internazionali è riuscito a vincere una sola partita negli ultimi 8 scontri. Il motivo della regressione canadese è anche nel mancato cambio generazionale, sono infatti ben 6 i reduci dalla scorsa Coppa. Giocatori da seguire? In primisDTH van der Merwe, asso dei Glasgow Warriors e miglior realizzatore della storia della nazionale canadese. Con lui e il centro deii London Irish Ciaran Hearn, la tre quarti canadese potrebbe battere la Namibia. Per gli avanti, il capitano Tyler Ardron guiderà la squadra insieme al veterano Phil Mack, anch’egli in mischia.

Guida alle squadre – Gruppo C

Inghilterra

Joe Marler tornerà a giocare con la nazionale inglese dopo diversi problemi fisici e personali. Fonte: rugbyworldcup.com

Superbi e tracotanti come solo alcuni fenomeni possono permettersi di fare, l’Inghilterra è passata da essere odiata da tutti ad avere il biasimo al punto che essa stessa ha la schiuma alla bocca. Dopo la delusione cocente del mondiale casalingo nel 2015 e la sconfitta contro l’Australia, l’eliminazione ai gironi (prima volta nella storia per il paese ospitante del torneo) ha messo gli inventori del gioco davanti 4 anni diversi cambiamenti. Su tutti spicca l’esonero di Lancaster e l’arrivo di Eddie Jones in panchina. L’ex-allenatore di quel Giappone in grado di battere il Sudafrica è passato da gestire la Cenerentola di quella rassegna mondiale ad allenare la strega considerata cattiva da tutti. L’Inghilterra ha subito spaventato tutti con la gestione di Jones ed è stata in grado di conquistare due 6 nazioni, nel 2016 – con Grande Slam – e nel 2017. Diverso, invece, il 2018, con lo stesso Jones che, nel pieno rispetto del suo personaggio e del suo stile di comunicazione, ha dato più volte l’impressione di volersene andare via a ridosso della Coppa. Nonostante questo, i tempi delle spaccature interne sembrano lontane e oggi le Rose vogliono andare in finale a Yokohama. Giocatori da seguire? La squadra dei sogni di Jones deve essere fisica e in questo l’Inghilterra è alla pari con la Nuova Zelanda. Il pacchetto di mischia è pesante e in grado di spingere nelle ordinate così come nelle situazioni più dinamiche: il ritorno di Joe Marler fa la gioia del reparto, così come Jack Singleton, che ha preso il posto di Harley, e Sinckler saranno fondamentali per la difesa inglese. A monitorare il tutto dall’alto dei suoi 195 centimetri, Maro Itoje è passato da wonderkid a protagonista e proprio in Giappone puo’ consacrarsi come miglior flanker al mondo. In terza linea occhi su Tom Curry e Sam Underhill, cruciali sui punti di incontro come pochi. Fasi di attacco che private di Danny Cipriani, su cui Jones non ha mai puntato, saranno orchestrate dal quartetto McConnochiz-Heinz-Francis-Cokanasiga. Tutti faranno grandi cose se capaci di dialogare insieme sotto la supervisione di Youngs e soprattutto Owen Farrell, il capitano che vuole riscattare prima di tutti la debacle del 2015 a suon di calci piazzati e aperture brillanti.

Francia

Louis Picamoles. Fonte: rugbyworldcup.com

I cugini francesi hanno una lezione da impartire a tutti, questa: vietato sottovalutarli. La Francia è una squadra che al mondiale si esalta, da sempre. Nel corso dell’ultima stagione i galletti sono stati criticati per il rendimento basso dei propri giocatori, anche nel pre-mondiale contro Scozia e Italia, ma alla fine l’ex c.t. Jacques Brunel si presenta in Giappone con una squadra in ordine in cui molti giovani si stanno affermando e molti veterani stanno dando il meglio. L’ultima finale per la Francia risale al 2011, quando persero proprio contro gli All Blacks sotto la pioggia del mondiale neozelandese vinto dai padroni di casa in extra-time. I Bleu sono ricchi di talento e hanno una visione di gioco sul largo esemplare, con i tre quarti in grado di aprire l’azione facendo viaggiare la palla in un rapporto precisione-velocità impressionante anche grazie a talenti come Antoine Dupont. Saranno quelli come lui a poter fare la differenza nello scontro decisivo contro i Pumas argentini. Più debolezza nell’avanti, invece, dove il peso non si è reso utile nelle situazioni più vive di gioco, dove serve forza ma anche tanta astuzia. Peccato, in questo senso, per l’esclusione causata da una condizione fisica arretrata, secondo Brunel, di Félix Lambey. Picamoles guiderà le arretrate nel deserto della panchina francese. Giocatori da seguire? Come detto zoom su tutta, ma proprio tutta la tre quarti da Yoann Huget a Virimi Valatawa passando per Damian Penaud. Tutti insieme, con le mani di Antoine Dupont e Camille Lopez, possono far dimenticare l’esclusione di Mathieu Bastareaud. Nota di merito per Maxime Medard, che a 33 anni è ancora tra i giocatore più forti del mondo e sarà in grado di imporsi ai massimi livelli anche stavolta.

Argentina

Fonte: rugbyworldcup.com

Il c.t. Mario Ledesma ha scomodato addirittura le neuroscienze per spiegare le ambizioni della albiceleste, affermando che «nell’80 per cento dei casi, un successo è realizzabile se condiviso». L’allenatore dei Pumas sa che l’Argentina viene da un passato recente nella Coppa di tutto rispetto e vuole confermare l’eccezione in regola: consolidare la squadra a suon di risultati. Risultati che sono stati sfiorati nel Rugby Championship e congelati da una pausa lunga della nazionale che rimane diretta emanazione dei Jaguares, la franchigia impegnata nel Super Rugby. Questo non è un discorso a caso: la questione contraddistingue le prestazioni della nazionale argentina. Le stesse esclusioni di due campioni come Facundo Isa e Santiago Cordero, rispettivamente in forza a Tolone ed Exeter, sono collocabili nella politica di favorire giocatori che hanno indossato la maglia dei Jaguares. Al di là delle opinioni sulla faccende che regola molte convocazioni in diverse nazionali, l’Argentina fare sua l’intensità di gioco dei singoli e la loro capacità di giocare partendo da situazioni di turnover. Punto debole: la testa, che non va persa contro Francia e Inghilterra. Giocatori da seguire? Oltre al capitano Pablo Matera, da vedere il giovane seconda linea Guido Petti, cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni. Grande attesa per Nicolas Sanchez. Più certezze, invece, con Ramiro Moyano i tre quarti dei Jaguares Jéronimo de la Fuentes e Matìas Orlando, reduci da una grande stagione.

Stati Uniti

Fonte: rugbyworldcup.com

Questa allenata da Gary Gold è una nazionale statunitense competitiva, ma nel girone dove è capitata sarà molto dura passare. L’obiettivo più realistico rimane battere Tonga all’ultima partita in calendario e per riuscirci gli eagle possono contare su una buona visione di gioco grazie all’esperienza internazionale maturata da alcuni elementi in squadra, specie tra i tre quarti. Giocatori da seguire? Punto di riferimento il numero 10 dei A. J. MacGinty, mani e piedi raffinati le caratteristiche che lo hanno reso un giocatore completo in forza ai Sale Shark di Manchester. Interessanti anche Paul Lasike, anche lui in Inghilterra con gli Harlequins, e Blaine Scully dei Cardiff Blues. Occhi sul gioiellino classe ’96 di discendenze sudafricane Hanco Germishuys e sull’avanti Joe Taufete’e, uomo da 20 mete in 22 match con la maglia degli Usa.

Tonga

L’Haka di Tonga. Fonte: rugbyworldcup.com

Come nel 2015, anche questa edizione del Mondiale è complicata da un girone che concede poco alla squadra delle Tonga. Il piccolo arcipelago nel Pacifico ha una produzione di rugbisti impressionante per qualità considerando i soli 100mila abitanti che possiede ed è proprio su quelli più forte che la squadra dovrà costruire la propria fortuna. In generale, tutto l’organico è il risultato di un cambio generazionale lento dove saranno saranno le prestazioni più che i punteggi sul tabellone a rispecchiare questa voglia di fare degli uomini di Toutai Kefu. Giocatori da seguire? Sicuramente Sione Kalamafoni e Telus Veainu, entrambi in Inghilterra con i Leicester Tigers. Eccellente anche la presenza del pilone di Clermont Loni Uhila.

Guida alle squadre – Gruppo D

Australia

Seduta di allenamento dei Wallabies. Fonte: rugbyworldcup.com

C’è stata confusione tra i Wallabies e una domanda: chi siamo? Complesso rispondere, le incognite sono tante ma la qualità c’è. Una mezza certezza pure: se l’Australia decide di sfruttare il proprio potenziale a pieno è una candidata alla vittoria mondiale. Impressionante in tanti test match, l’Australia è riuscita a rifilare 47 punti con un uomo in meno ai campioni del mondo in carica della Nuova Zelanda. Ma la costanza non è una caratteristica di questa squadra e di impressionante ci sono state spesso anche molte negatività. Uno dei motivi principali è lo scarto che c’è tra la qualità del reparto offensivo e quello difensivo, con i tre quarti nettamente migliori degli avanti non solo sulla carta ma anche nel pratico, con circostanze in cui sono stati poco supportati nelle fasi di attacco, recupero e pulizia. Coach Michael Cheika, ex-allenatore a Padova con il Petrarca, è riuscito già a stupire, mettendo in campo nel 2015 una squadra che a permesso la vittoria finale agli All Blacks solo nel finale grazie a un superbo Dan Carter. Giocatori da seguire? Attenzioni su David Pocock perché tornerà in campo e in molti si stanno chiedendo con quale impatto sulle sorti australiane al mondiale. Con lui in forma e Michael Hooper, Cheika ha due personalità solide e due campioni su cui fare affidamento. Interessante la contesa per la numero 2 tra Fainga’a e Latu. Sulla tre quarti, orfana di Israel Folau, escluso dalla federazione per commenti omofobi su Twitter, il talento c’è: White e Lealiifano in lizza con Genia e Foley per la mediana, Kerevi, in particolare, per mettere a segno le giocate.

Galles

Alun-Wyn-Jones. Fonte: rugbyworldcup.com

Questo è il Galles dei tre Grandi Slam, questo è il Galles più consapevole di sempre reduce da una vittoria entusiasmante all’ultimo 6 Nazioni. «I più forti mai arrivati a una Rugby World Cup», conferma il tecnico Warren Gatland. I dragoni vogliono giocare da protagonisti e lo hanno dichiarato apertamente. Per farlo sfrutteranno il miscuglio tecnico di talento, solidità e abnegazione che li compone. La miscela in potenza puo’ sorprendere chiunque. La sfida più grande per i gallesi è rappresentata non tanto dalle partite secche, su cui possono dare il meglio, ma sulla continuità che un mese di partite così dure richiederà. E su questo le compagini rivali sono sembrate a tratti forti quanto deboli. Provarci, dunque, per portare una nazionale abile in tante situazioni a scalare la vetta del mondo rugbistico. Giocatori da seguire? Mancano tanti giocatori ed è questa una delle note dolenti di questo Galles, sempre arrangiato in occasione dei grandi eventi. Scontato l’omaggio degli occhi al monumento Jones; interessante l’esordio del giovane Rhys Carré, così come l’ della squadra rappresentata da Liam Williams e la qualità di Jarrod Evans, in potenza il futuro di questa nazionale. La squadra è solida anche nelle terze line (vedere, per esempio, a Shingler, Davies o Wainwright), e le assenze di Faletau e Anscombe dovrebbero essere ben gestite: proprio un loro sostituto, Dan Biggar, potrà mettere sul campo tutta la voglia di fare bene, così come il numero 8 Ross Moriarty, dal contributo decisivo quando serve.

Georgia

La Georgia festeggia il terzo posto al Mondiale del 2015. Fonte: rugbyworldcup.com

I Lelos hanno sempre avuto fama di temerarietà. Sono stati terribili in più occasioni e nel 2015 hanno raggiunto il terzo posto nel girone. In Giappone la squadra del tecnico Milton Haig e dell’ottimo capitano Mamuka Gorgodze arriva con poche luci giovani a rinvigorire lo spirito della selezione. Un po’ sottotono nelle ultime partite pre-mondiale, questa nazionale ha appesantito la posizione con l’esclusione di Zurabi Zhvania e il ritiro di Davit Kubriashvili, due giocatori che sarebbero stati molto utili agli scopi georgiani. Difficile replicare i risultati del 2015 e quella sorpresa presentata a Tonga. Giocatori da seguire? Il giovane Guram Gigichashvili e Beka Gigashvili, rispettivamente a Racing 92 e Montpellier, potrebbero essere tra i migliori. Uno sguardo anche al flanker del 1996 Giorgi Tsutskiridze, ottimo nel contatto. Per l’attacco il nome è uno: Soso Matiashvili.

Figi

Leone Nakarawa. Fonte: rugbyworldcup.com

Figi ha vinto le Olimpiadi di Rio 2016 nella specialità del rugby a 7. Quello a 15 è un’altra storia, ovviamente, ma l’entusiasmo espresso in Brasile è lo stesso portato sul campo dalle compagini dell’isola pacifica. Gioco spumeggiante, tanta forza e soprattutto giocatori di primissimo livello sono le caratteristiche principali della nazionale allenata da John McKee. Quest’ultimo vorrebbe replicare il passaggio del turno avvenuto nel 2007 a discapito del Galles. Per provarci di nuovo, tutto sull’imprevedibilità, che è la grande arma figiana in grado di poter generare occasioni da meta in qualsiasi momento e soprattutto da qualsiasi area del campo da gioco. Giocatori da seguire? Oltre allo stellare Nakarawa o Mata, Botia, Volavola o Goneva, tanto per citarne alcuni tra i più eccezionali, guardare al giovane Josua Tuisova, una delle possibili star non solo di questa squadra, ma dell’intero torneo. Lomani, Matawlu e Seniloli per la difesa.

Uruguay

Manuel Ardao. Fonte: rugbyworldcup.com

Sono una squadra in crescita e il girone difficile non deve spaventarli. I Teros possono dimostrare il lavoro effettuato insieme al tecnico Esteban Menesas che li ha portati a ottenere nel tempo diversi risultati, come le vittorie ottenute contro Romani, Canada e Argentina XV. Spicca sicuramente la vittoria nel Nations Cup casalingo. Meno, invece, le prestazioni offerte dagli uruguaiani nei match disputati in casa contro Spagna e Namibia. Con gli spagnoli, in particolare, la squadra ha dominato pur perdendo di 41 punti dando l’impressione di non riuscire mai a esprimere tutto il potenziale. Una scommessa, quindi, prima che la certezza di primeggiare nel girone. Il gioco però sì, quello i Teros possono innalzarlo a un grado positivo. Giocatori da seguire? Santiago Arata, mediano classe 1996, farà parlare di sé mettendo a disposizione della squadra un’esperienza di 39 partite con la nazionale che in pochi a 22 possono ribadire. In calo il pack a causa dell’assenza di Rodrigo Capo Ortega, tra i massimi interpreti del rugby uruguaiano.