Passi avanti e distanze ridotte tra Russia e Ucraina: questo è quello che trapela dalla Casa Bianca. Prosegue il lavoro del presidente degli Stati Uniti Donald Trump da intermediario per raggiungere un’intesa tra le parti per cessare il conflitto. La svolta potrebbe arrivare grazie a una telefonata tra il tycoon e Vladimir Putin, attesa questa settimana. «Parlerò con il presidente russo martedì. Abbiamo lavorato molto nel weekend», ha detto Trump ai giornalisti sull’Air Force One durante un volo notturno di ritorno dalla Florida a Washington. «Vogliamo vedere se possiamo porre fine a questa guerra. Forse ci riusciremo, forse no, ma penso che abbiamo ottime possibilità».

Non si conoscono i contenuti della chiamata tra Trump e Putin, ma i segnali tra le delegazioni sono incoraggianti e sottolineano soprattutto come l’asse Mosca-Washington sia più vivo che mai. Il constante contatto tra le parti è confermato da Steve Witkoff, inviato del presidente americano e reduce da un colloquio di quattro ore con lo Zar nella capitale russa: «Le distanze tra Kiev e Mosca si sono ridotte. Penso che i due presidenti avranno una discussione davvero buona e positiva questa settimana, mi aspetto una sorta di accordo nelle prossime settimane».

Le condizioni di Putin – La partita a scacchi tra Russia, Ucraina e Stati Uniti si gioca sulle condizioni dell’accordo da firmare. Kiev ha accettato la proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni, mentre Mosca sembra più titubante. A farsi portavoce delle perplessità del Cremlino è Yury Ushakov, consigliere del presidente Putin: «Lo vediamo come un tentativo di dare respiro alle forze ucraine che stanno attraversando tempi difficili, poiché l’esercito russo è in offensiva in tutti i settori». Intanto, mentre si attende una qualsiasi bozza di tregua, nella notte sono proseguiti massicci attacchi di droni: le difese aeree russe ne hanno abbattuti 31 in quattro regioni del Paese, invece le omologhe ucraine ne hanno contrastati 47. Trovare un’intesa è complicato e le richieste di Putin sono elevate: l’Ucraina non deve entrare nella Nato, non devono essere dispiegate truppe straniere (i cosiddetti peacekeeper) e 4 regioni di Kiev devono essere annesse alla Russia. Condizioni che Volodymyr Zelensky non è disposto ad accettare. Il presidente ucraino confida nella capacità di Trump di convincere Putin a rivedere le sue clausole. Per farlo gli Stati Uniti sono pronti a far pesare tutta la loro forza contrattuale: se Mosca non si siederà al tavolo negoziale ci saranno sanzioni finanziarie e anche una revisione del tetto sul prezzo del petrolio.

Nonostante Zelensky accusi Putin di non volere una vera pace, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Mike Waltz gli ha ricordato che anche l’Ucraina dovrà fare dei passi indietro: Kiev dovrà rinunciare a dei territori e all’ombrello della Nato. Si continua a trattare e in questo contesto prova a inserirsi l’Europa attraverso la voce dell’Alta Rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, a Bruxelles a margine del Consiglio Affari Esteri: «Le richieste della Russia dimostrano che non vogliono la pace, perché presentano come condizioni tutti gli obiettivi finali che vogliono raggiungere con la guerra». L’Unione europea continua a supportare l’Ucraina e il Consiglio ha approvato la terza tranche da circa 3,5 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti a fondo perduto a favore di Kiev.

La situazione è intricata e per il momento si resta appesi alle dichiarazioni di Trump: «Vedremo se avremo qualcosa da annunciare, forse entro martedì». La palla passa a Putin.