«Sono le solite analisi estemporanee. Non potete riportare notizie lette sui social» così il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha risposto a un giornalista che gli ha chiesto di rendere conto della classifica che posizionava la sua città al terzo posto tra le più inquinate del mondo. «Arpa fa analisi che dimostrano tutto il contrario – ha continuato il sindaco – informatevi anche voi. Parliamo di cose serie e questa non è una cosa seria». Nel frattempo IQAir, azienda svizzera specializzata nella misurazione della qualità dell’aria, il 19 febbraio segnala Milano come la città più inquinata d’Italia, settima in tutto il mondo, tanto che raccomanda ai suoi abitanti di indossare la mascherina, non aprire le finestre e non fare attività fisica all’aperto. «Noi denunciamo da anni questa situazione cronica acuta e lo facciamo utilizzando i dati ufficiali dell’Arpa» dice Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente.

La qualità dell’aria segnalata dall’applicazione Meteo di Iphone il 19 febbraio

I dati – Secondo IQAir a Milano l’indice di qualità dell’aria (Aqi) al 19 febbraio supera di gran lunga, con i suoi 157 punti, la soglia ideale per un’aria buona, compresa tra 0 e 50 punti. A pesare più di tutti, tra gli altri fattori inquinanti, sono le polveri sottili, in particolare il PM2.5, la cui concentrazione sfora di più di 13 volte lo standard raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’indice di IQAir non rileva invece i dati su un altro tipo di particolato, il PM10, che compare però nel report quotidiano dell’Agenzia mobilità, ambiente e territorio (Amat). Le registrazioni di Amat sono ferme a venerdì 16 febbraio, quando la concentrazione di PM10 a Milano è oscillata tra i 60 e i 78 g/m3, ben al di sopra dello standard giornaliero della Commissione Europea e dell’Oms, fissato sui 50 g/m3.

Frequenza – È bene tenere presente che i dati appena presentati, relativi a singole giornate, non sarebbero sufficienti a denunciare un fenomeno. Sforamenti dei limiti di questo tipo, tuttavia, sembrano tutt’altro che sporadici e a preoccupare, per questo, è anche la frequenza con cui si verificano. La direttiva europea attuale, ad esempio, impone una soglia di PM10 annuale di 40 g/m3, che dal primo gennaio al 15 febbraio 2024 Milano ha già oltrepassato 25 volte secondo il bollettino di Amat. Una situazione che, secondo Minutolo, pur essendo ormai cronicizzata in questo periodo è aggravata da fattori contingenti «come le condizioni meteo sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti, lo spandimento dei liquami in agricoltura e l’ampio uso del riscaldamento domestico».

Milano va meglio nel 2023 – Nonostante le rilevazioni poco rassicuranti di questi giorni e dei primi mesi del 2024, il rapporto “Mal’Aria di città” di Legambiente non cita Milano tra le città più inquinate d’Italia, in una valutazione che si basa sui dati medi su scala annuale riferiti al 2023. Questo vale almeno per i particolati, il PM2.5 e il PM10, mentre per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2) Milano, pur essendo con 35 g/m3 la seconda città con la più alta concentrazione annuale, rimane tuttavia sotto il limite massimo (40 g/m3) e in diminuzione rispetto al 2022 (38 g/m3). Minutolo, tuttavia, segnala che questi risultati vanno letti alla luce di «condizioni metereologiche che nel 2023 sono state particolarmente favorevoli alla dispersione degli inquinanti». Non a caso i miglioramenti dello scorso anno sono stati ribaltati dai pessimi risultati dei primi mesi del 2024.

Soluzioni – In una situazione così problematica i piccoli accorgimenti servono a poco. «Non si tratta di una difficoltà momentanea ma strutturale. Per questo evitare di uscire nelle ore e nei luoghi trafficati non fa la differenza: spesso l’inquinamento indoor è anche peggio di quello outdoor», fa notare Minutolo. Anche usare le mascherine non sarebbe una soluzione del tutto efficace: «Quelle che abbiamo usato per il Covid – continua il responsabile di Legambiente – non ci proteggono dalle polveri sottili come il PM2.5». Per questo motivo servono soluzioni coordinate ad alto livello. Conclude infatti Minutolo: «Le amministrazioni devono mettere in campo soluzioni a livello regionale, perché se il traffico è un problema urbano, quello dei caminetti e dell’agricoltura è invece delle campagne attorno. Bisognerebbe mettere a sistema blocchi del traffico, divieto sui riscaldamenti e controlli sugli spandimenti dei campi».