Le luci sul palco dell’Ariston si sono già accese. Un giorno prima dell’inizio ufficiale del 70esimo Festival di Sanremo, tutti gli artisti si sono esibiti nelle prove generali aperte solo alla stampa. Anche noi de La Sestina c’eravamo. Ecco cosa pensiamo delle proposte scelte da Amadeus.

Achille Lauro, Me ne frego – La sorpresa dello scorso anno torna in gara in versione romantica: questa volta canta di una liaison che un po’ gli tormenta il cuore, ma un po’ se ne frega. Promosso a pieni voti nel suo secondo giro a Sanremo. Le Rolls Royce non diventeranno un rimpianto. Voto 7,5

Alberto Urso, Il Sole a Est – Da Amici all’Ariston, sa che tornerà sempre dal suo amore, proprio come il sole torna sempre a est. Voce calda, un tenore a tutti gli effetti. Il brano è molto sanremese, forse troppo. Non convince. Voto 5,5

Anastasio, Rosso di rabbia – Riff di chitarra, batterie ed è subito chiaro: è ancora arrabbiato. Tormenti interiori, fantasmi, panico. Meno rap e più pop rock rispetto a come lo abbiamo conosciuto a X-Factor. Funziona? Sì, ma forse non tanto da vincere anche in Riviera. Voto 7

Bugo e Morgan, Sincero – Tappeto di sonorità anni 80, il brano è upbeat. Morgan guida, le voci si sposano bene, la coppia funziona. Si sentirà spesso in radio. Voto 6,5

Diodato, Fai rumore – Dalle prime note il dubbio, un’altra canzone indie pop? No. E per fortuna. Una bella, triste canzone d’amore. La sua storia è a un punto morto, silenzi innaturali, la testa sempre lì. La certezza è una: sa già che tornerà da lei. A noi piace molto, dopotutto a chi non è capitato? Che sia dedicata a Levante, la sua ex in gara? Voto 8

Elettra Lamborghini, Musica (E il resto scompare) – La star dei reality porta atmosfere spagnole anche a Sanremo. Le dita schioccano, i piedi si muovono. Convincerà anche gli scettici. Entrerà in testa e nel vostro Spotify. Le radio già gongolano, aspettando il duetto di giovedì con M¥SS KETA. Voto: 6,5

Elodie, Andromeda – La canzone, scritta da Mahmood, ha molto potenziale. Un passaggio di testimone dall’ultimo vincitore? Non crediamo. Si sente troppo Mahmood e poca Elodie, che si limita a un’onesta interpretazione. Voto 6

Enrico Nigiotti, Baciami adesso – Non si sposta dal format che lo ha consacrato. La chitarra elettrica dà una scossa, a differenza di testo e melodie già sentiti. Più volte. Voto 5,5

Francesco Gabbani, Viceversa – Chi si aspetta un nuovo tormentone come quello che lo fece vincere nel 2017 rimarrà deluso. Una canzone d’amore tenera, che però secondo noi non lo porterà dove riuscirono il suo maglioncino arancione e la scimmia danzante. Voto 6

Giordana Angi, Come mia madre – Viene da Amici e si sente. Un po’ Emma Marrone, un po’ Alessandra Amoroso. La grinta c’è. La voce graffiante pure. La ricetta per commuovere anche: il brano è una dedica alla madre. Eppure manca qualcosa. Voto 6+

Irene Grandi, Finalmente Io – C’è lo zampino, non secondario, di Vasco Rossi tra gli autori. Lei rimane lo spirito libero di venti anni fa. Di certo non le manca l’energia: «Se vuoi fare sesso facciamolo adesso qui. Da sempre arrabbiata, da sempre sbagliata». Nostalgia da Festivalbar 2005. E per carità, per noi non è affatto un’offesa. Side comment: sembra l’ex ministro Lorenzin, ma con una marcia (estetica) in più. Voto 6.5

Junior Cally, No grazie – Una delle pietre della discordia di questo Festival. Ovviamente nella canzone non c’è traccia di violenza sulle donne. E sul volto non c’è la maschera. Anzi, rispetta anche la par condicio: una botta a Renzi e una a Salvini. Se la prende con i leoni da tastiera sul web. Scandaloso? No, ma farà parlare. Va bene così. Voto 7

Le Vibrazioni, Dov’è – Non lasciano traccia, né vibrazione. A metà tra il pop e il rock. A colorare l’esibizione, l’annuncio di Beppe Vessicchio come loro direttore d’orchestra. Voto 5

Levante, Tikibombom – Lei di sicuro non parla dell’ex Diodato, ma come lui fa lo stesso una gran figura. Un’altra destinata a suonare nelle nostre teste e nelle nostre radio. La sua voce, splendida, per quelli che si ostinano «a ballare il tango invece di muovere il fianco al tempo del Tikibombom». Voto 7,5

Marco Masini, Il confronto – Un confronto con sé stessi, lettera aperta a un fantomatico io del passato. Non sconvolge, ma non delude. Godibile, seppur impegnativo. Voto 6+

Michele Zarrillo, Nell’estasi o nel fango – «Amico ti capisco, Questo sguardo lo conosco, Anche tu sei stanco proprio come me, Sei stanco di cercare una ragione». Zarrillo però non è stanco di portare le sue note al Festival. La sua tredicesima apparizione rischia però di passare inosservata. Si sa, il 13 non è un numero fortunato. Voto 5,5

Paolo Jannacci, Voglio parlarti adesso – Il testo è una lettera alla figlia, una formula che qui qualche anno fa portò fortuna agli Stadio. Forse lui non vincerà, ma certo, cantare del rapporto genitore-figlio riesce sempre a commuovere. Voto 6

Piero Pelù, Gigante – A vederlo sembra che il tempo si sia fermato, ma quanti anni ha? Non è cambiato di una virgola. Sarà così anche la sua musica? Sembra di sì. «Niente di proibito, tu sei benvenuto al mondo, sei pronto a cavalcare il mondo, fatti il tuo castello volante con la fantasia di un bambino volante. Gigante». Lo dice al nipote da poco nato, ma può valere anche per lui. Bentornato Piero. Voto 7-

Pinguini Tattici Nucleari, Ringo Star – Altra canzone che vi farà battere le mani. Dedicata a tutti quelli che stanno nell’ombra e che si sentono un po’ sfigati. Capita a tutti, l’importante è reagire: «Ma questa sera ho solo voglia di ballare, perdere la testa e non pensare più. Che la mia vita non è niente di speciale e forse c’hai ragione tu. In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr». Convincono, a metà. Voto 6,5

Rancore, Eden – La produzione di Dardust – non ne sbaglia una – l’anno scorso ha portato fortuna a Mahmood. Eccolo che torna a produrre un altro giovane con un bel testo e ritmo bello tosto. Rancore sa scrivere, sa rappare e sa cantare. L’anno scorso con Silvestri si è portato a casa il Premio della Critica, il Premio Lucio Dalla e il Premio Sergio Bardotti. Potrebbe fare il bis, stavolta da solo. Voto 7+

Raphael Gualazzi, Carioca- Un uomo e la fine di un amore da sfogare. Ottima produzione con influenze jazz e swing. Pianoforte, trombe e voglia di ballare, è subito festa. Spunti per affrontare una separazione potenzialmente letale con stile e buono spirito. Voto 7

Riki, Lo sappiamo entrambi – L’ennesimo amore finito di questo Sanremo. Qua però la separazione è veramente letale in tutta la sua potenza. «Ti scrivo e dopo cancello non ti scrivo che tanto è inutile, chi se ne frega di noi se non so quello che vuoi, se non parli». Ci siamo passati tutti, tranquillo Riki, a te passerà. A noi no, troppo teen. Voto 5

Rita Pavone, Niente – L’annuncio della partecipazione di Gianburrasca al Festival aveva fatto storcere il naso a qualcuno. Certo è che il palco, come la pappa al pomodoro, se lo mangia. Lei all’amore che non fa bene non cede, non si spezza e ruggisce nel microfono con un piglio che molte coetanee si sognano. Forse rende meglio sul palco che in cuffia. Voto 6,5

Tosca, Ho amato tutto – Tosca non si vergogna di mettere i suoi sentimenti a nudo. Entra a infoltire la quota Sanremo classico e un po’ middle-aged ma non ci lamentiamo, la sua voce sa emozionare. Piacevole, ma dimenticabile. Voto 6-