Da un testa a testa centrodestra-centrosinistra a un lieve vantaggio per il primo. È questo lo scenario che si profila all’indomani delle elezioni regionali sarde. Iniziato alle 7 di lunedì 25 febbraio, lo scrutinio fa emergere subito un aumento dell’affluenza rispetto alle consultazioni del 2014. Nei 1.840 seggi dell’isola il 53,75% dei cittadini è andato a votare, facendo registrare un aumento dell’1,4% sulla percentuale di 5 anni fa (52,28%).

Centrodestra in vantaggio – Nelle 70 sezioni finora scrutinate è Christian Solinas (centrodestra) a essere in vantaggio, con il 49%, sullo sfidante di centrosinistra Massimo Zedda, fermo al 32%. Il termine dello spoglio è previsto per le 19.00.

Il Movimento 5 Stelle – Dai primi dati sembra netto il tracollo del Movimento 5 Stelle, che al momento ottiene solo il 10% nei seggi già scrutinati. Un risultato negativo alla luce dello storico exploit ottenuto alle consultazioni politiche del 2018, quando il movimento fu preferito dal 42,5% dei sardi. 

Scrutinio lento – A oltre 12 ore dalla chiusura delle urne, il computo dei voti procede lentissimo per due ragioni fondamentali. In primis, il sistema prevede che ogni scheda venga scrutinata contestualmente per i voti al presidente e per quelli di lista. L’operazione è poi complicata dalla legge elettorale sarda, caratterizzata dal voto disgiunto: si può esprimere una preferenza per un candidato presidente e per una lista che non lo sostiene; inoltre, vige il controllo di genere: se il secondo voto viene dato a un candidato dello stesso sesso del primo, non va annullato quest’ultimo, ma il secondo. La seconda aggravante delle procedure di spoglio è data dal fatto che i dati arriveranno in forma aggregata: i comuni con massimo 10 sezioni forniranno i risultati una volta ultimate le operazioni; quelli tra 11 e 30 sezioni solo dopo aver raggiunto il 50% dello scrutinio, mentre, per i centri maggiori, si attende almeno il 25% dei voti.