«Sta aumentando la distanza tra palazzo della politica e il Paese, ci dovrebbero ringraziare per aver indetto lo sciopero»: così ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dalla manifestazione «Insieme per la giustizia» a piazza del Popolo a Roma. A riempire «cinque piazze» in tutta Italia ci sono i lavoratori che hanno aderito allo sciopero generale indetto per oggi, giovedì 16 dicembre, da Cgil e Uil: è «il Paese reale», ha commentato il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Oltre all’adunata a Roma, sono previste manifestazioni a Milano, Bari, Cagliari e Palermo, per protestare contro la legge di Bilancio del governo Draghi. Allo sciopero non ha aderito la Cisl, che ha invece organizzato una manifestazione per sabato 18 dicembre. Continuano per ora a funzionare i mezzi pubblici e le metropolitane sia a Roma che a Milano, ma i sindacati sono riusciti a riempire Piazza del Popolo. A piazza Castello a Milano, dove sono arrivati pullman di manifestanti da tutto il Nord Italia, sono presenti anche molti giovani e studenti universitari.

 

Landini (Cgil): «Il nostro è uno sciopero anche politico» – «Oggi non è il momento di dare di più a chi già ha – ha chiesto Maurizio Landini dal palco di piazza del Popolo – ma di tutelare redditi e pensioni bassi». Il segretario della Cgil ha anche invitato i quotidiani a raccontare «la verità» sulla riforma del fisco e ha attaccato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che si è definito rattristato dalla mobilitazione sindacale. «Lo sciopero ha reso triste Bonomi – ha detto il segretario della Cgil – qui c’è gente che rischia di essere licenziata, delocalizzata, non possiamo essere felici, anzi abbiamo la forza e la volontà di venire in piazza. Un impegno dovrebbe essere anche di Confindustria contro i licenziamenti, le delocalizzazioni».

La manifestazione all’Arco della Pace (foto di Daniele Cassaghi)

«Le tasse vanno abbassate, ma non a tutti: solo a chi le ha sempre pagate – ha detto poi Landini – e va reintrodotto il principio che chi più ha, più paga». «Dovrebbero ringraziarci per lo sciopero – ha detto poi il segretario di Cgil, commentando la bassa affluenza alle elezioni amministrative di ottobre – perché quello che si sta determinando in questo Paese, e dovrebbe essere la preoccupazione maggiore di tutte le forze politiche, è il rischio di una rottura democratica di rappresentanza fra i cittadini e il palazzo della politica». «Lo hanno definito uno sciopero politico e pensavano di denigrarlo», ha commentato ancora Landini. «Ma noi non abbiamo nessuna preoccupazione a dirlo: quando scendiamo in piazza, non per difendere interessi particolari o corporativi ma per cambiare questo Paese, noi stiamo facendo politica nel senso più alto del termine».

La manifestazione all’Arco della Pace (foto di Daniele Cassaghi)

La piazza di Milano – Da Milano, l’intervento di Landini, trasmesso in collegamento, è stato accolto con boati e applausi. All’Arco della Pace, insieme ai tanti lavoratori (un migliaio dalla sola Emilia-Romagna) con cui sindacati sono riusciti a riempire la piazza, ci sono anche ragazzi e universitari: «Nella manovra di bilancio non c’è un euro per le borse di studio e il diritto allo studio – ha dichiarato a La Sestina Oscar Crotti, dell’Unione degli Universitari di Pavia – nel Pnrr tutti i soldi sono per gli studentati privati, che vanno dai 600 ai 1000 euro per una singola». «Le lotte dei lavoratori di oggi saranno le nostre di domani», ha detto invece lo studente Gabriele Ferrotti, sempre dell’Udu di Pavia. «Nella manovra non sono presenti soldi per un futuro dignitoso. La riforma delle imposte va scapito della nostra generazione, che è una generazione a reddito basso», ha affermato Nicolò Piras, il portavoce di Udu a Milano. «Sono temi difficili da comunicare» ai giovani, ha commentato Piras, «perché c’è consenso verso tutto ciò che arriva dal governo, che viene presentato come una necessità. Ma non c’è una reale discussione». Anche il segretario della Uil, Bombardieri, nel suo intervento dal palco ha toccato il tema della precarietà del lavoro giovanile: «Avete mai parlato con i ragazzi?», ha chiesto ai politici. «Quando mai avete incontrato uno di questi giovani, quando avete incontrato uno che è stato costretto a firmare decine di contratti a tempo determinato?».

(Foto di Daniele Cassaghi)

Le voci dei sindacalisti – «Lo sciopero è politico»: non ha dubbi Samuele Gatto, di Filcam-Cgil, in piazza Castello a Milano. «Perché si parla delle condizioni di lavoratori che non sono solo lavoratori, ma anche cittadini, che dovranno inserirsi nel mercato del lavoro. Le condizioni in cui ti inserirai in questo momento, incideranno sulla tua vita da adulto e da anziano», ha detto a La Sestina. Concorda anche il segretario lombardo di Uil Trasporti, Antonio Albrizio: «Noi nel 2019 avevamo presentato una piattaforma, con una visione del Paese soprattutto su alcuni aspetti sociali: previdenza, fisco, lavoro. L’abbiamo aggiornata e ripresentata a tutti i governi durante la pandemia. Ma oggi si continua ad andare in pensione sempre più tardi, con cifre minime: la proposta di Quota 102 è una presa in giro, tocca solo pochissime persone. E il ritocco dell’Irpef non interessa chi ha meno di 25mila euro di reddito». «Non ci sentiamo ascoltati dal governo», ha commentato invece Vittoria Barletta, sempre di Filcam-Cgil. «Se il governo avesse ascoltato i lavoratori avrebbe fatto le scelte giuste». «Noi donne siamo penalizzate tantissimo già nel lavoro giornaliero perché dobbiamo avere cura dei figli e della famiglia», ha detto a La Sestina una rappresentante piemontese di Uil: «Non c’è una politica per noi, abbiamo Opzione donna, che però vogliono togliere, mentre andrebbe modificata togliendo la decurtazione. Le donne, che portano sulle spalle il lavoro di cura, non hanno stipendi pari agli uomini, ma trascinano il Paese».