La transizione alla «Siria di tutti» promessa dal nuovo presidente Ahmed al-Sharaa (meglio conosciuto con il nome di battaglia al-Jolani) passa attraverso uccisioni a sangue freddo. Sono 973 i civili trucidati e oltre 300 i morti tra i miliziani fedeli a Bashir al-Assad e i membri delle forze di sicurezza governative. Gli scontri sono cominciati giovedì 6 marzo, con un’insurrezione nella provincia di Latakia, storica roccaforte dei seguaci dell’ex dittatore deposto lo scorso dicembre nell’ovest della Siria. A guidarela ribellione un gruppo di ex soldati di Assad contro le forze di sicurezza del nuovo governo. Sarebbero almeno 5 mila, sostiene l’intelligence siriana, gli assadisti che hanno ripreso le armi e si sono rifugiati sulle montagne di Latakia e Tartus. Intanto Damasco ha annunciato stamattina, 10 marzo, di aver concluso «con successo» le operazioni militari.

Gli scontri e le rappresaglie. «Annunciamo la fine dell’operazione militare dopo che le nostre forze sono riuscite a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati», ha detto il portavoce del ministero della Difesa Hassan Abdel Ghani, citato dall’agenzia ufficiale Sana. Gli scontri di giovedì sono presto degenerati in rappresaglie indiscriminate contro gli alawiti, fazione sciita che rappresenta l’11 per cento della popolazione siriana e a cui appartiene la famiglia di Bashir al-Assad, il cui regime ha governato la Siria per un ventennio. Il governo ha ammesso «qualche vendetta indiscriminata nei confronti di esponenti del passato regime», ma non ha confermato l’entità della rappresaglia. A compiere gli atti più cruenti sono stati i miliziani sunniti del Servizio di sicurezza governativo e cani sciolti della sfera jihadista che ha sostenuto Hayat Tahrir al Sham (Organizzazione per la liberazione del Levante) nella presa di Damasco.

Il governo. Il presidente al-Sharaa chiede unità nazionale. Venerdì sera, l’ex quaedista e già capo di Hts ha chiesto di evitare attacchi ai civili: «Quando compromettiamo la nostra etica ci mettiamo allo stesso livello dei nostri nemici. Quello che resta del vecchio regime sta cercando una provocazione che porti a violazioni dietro le quali possono nascondersi». Inoltre, per rispondere allo sgomento dell’opinione pubblica internazionale, ha annunciato la costituzione di un Comitato nazionale indipendente, composto da 7 giudici di nomina governativa, che indaghi sugli autori delle violenze contro i civili. Gli alawiti parlano di genocidio e pulizia etnica.

Un uomo siriano spara in aria durante il funerale di un membro delle forze di sicurezza siriane

Le minoranze. Negli scorsi giorni, centinaia di persone sono scese in piazza a Damasco per chiedere la tutela delle minoranze: la Siria è popolata da arabi, curdi, musulmani sunniti e sciiti, cristiani, alawiti, drusi e altri gruppi ancora. Dopo la presa di potere, al-Sharaa aveva espresso la volontà di rispettare e tutelare le minoranze. I fatti di queste ore mostrano che la strada non è così semplice.