Venerdì 10 febbraio 2023, ore 18.20. Elly Schlein arriva al Teatro del Buratto di Milano con quasi trenta minuti di ritardo. Il suo bodyguard si rivolge ai giornalisti che la aspettano: «Solo due domande». Un cronista incalza: «Schlein che fa, non risponde alle domande come Meloni?». Prima di lei sono passati Gianni Cuperlo, Stefano Bonaccini e Paola De Micheli. È la prima (e anche l’unica) occasione in cui i quattro contendenti alla segreteria del Partito democratico (le primarie sono in corso) si ritrovano tutti insieme per sostenere Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra in Lombardia.

Da sinistra Gianni Cuperlo, Stefano Bonaccini, Paola De Micheli ed Elly Schlein al Teatro del Buratto a Milano (foto di Sara Bichicchi)

L’evento last minute – L’idea di un intervento collettivo per supportare i candidati alle regionali è venuta a Cuperlo una decina di giorni fa. A Milano la cosa è andata in porto mentre a Roma non è stato possibile, ma solo per «problemi logistici» assicurano Cuperlo e Bonaccini. Per la chiusura della campagna elettorale di Alessio D’Amato, candidato dem nel Lazio, sono stati preparati dei videomessaggi. Anche nel capoluogo lombardo, però, i tempi sono contingentati e la sensazione è quella di un evento incastrato a forza in agende già piene. La stessa sera Majorino è atteso a Saronno e a Varese. I quattro candidati alla segreteria parlano per pochi minuti a testa – De Micheli meno di cinque, Cuperlo dieci e deve tranquillizzare la moderatrice: «Giuro che ora me ne vado» – in una sala da 380 posti affollata, ma non esaurita. Si notano alcune sedie vuote, soprattutto nelle ultime file, in parte coperte da borse e giubbotti o dalle attrezzature dei giornalisti. In giro non ci sono bandiere. «Abbiamo i manifesti» commenta lo staff del partito, indicando tre o quattro cartelloni attaccati all’entrata. «Le bandiere non le abbiamo portate per una questione di logistica. Le braccia sono solo due». Cuperlo a margine si ferma qualche minuto con i giornalisti che gli chiedono un pronostico sul festival di Sanremo. Lui fa i nomi dei Cugini di campagna e di Giorgia, ma non vuole sbilanciarsi.

Da Kennedy alla sinistra lombarda – Sul palco i quattro dem mostrano tutta la loro diversità. Cuperlo, in un primo momento spaesato perché non trova un leggio a cui appoggiarsi («Qui si deve camminare, ma io non ho il fisico»), la prende alla larga. Parte dal romanzo Oliver Twist di Charles Dickens per poi arrivare, passando per il Risorgimento, a John Fitzgerald Kennedy. Con la sua “nuova frontiera” «Kennedy racconta agli americani un’America che non esiste, ma che sarebbe venuta molti anni dopo» sostiene Cuperlo, «e anche Pier (Pierfrancesco Majorino, ndr) ha fatto una campagna così. Non ha parlato della Lombardia che c’è, e che non ci piace, ma ha raccontato la Lombardia per come sarà, per come sarebbe se noi vincessimo». De Micheli invece si limita a sottolineare la differenza tra la destra, «interessata alla gestione del potere», e la sinistra, «che è trasformazione della vita individuale e collettiva delle persone».

(Da sinistra) Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Pierfrancesco Majorino, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo sul palco del Teatro del Buratto di Milano (foto di Sara Bichicchi)

(Da sinistra) Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Pierfrancesco Majorino, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo sul palco del Teatro del Buratto di Milano (foto di Sara Bichicchi)

Il modello Emilia Romagna Con Bonaccini le regionali in Lombardia di domenica 12 e lunedì 13 si intersecano con quelle emiliano-romagnole di quattro anni fa, quando il presidente in carica sconfisse la leghista Lucia Borgonzoni. «Non guardare i sondaggi» dice a Majorino. «Se io li avessi guardati, non mi sarei nemmeno candidato». Poi si unisce all’appello per il voto disgiunto («Non è come per i Comuni sopra 15mila abitanti, non c’è la rivincita due settimane dopo») e attacca la destra su trasporto pubblico, scuola e sanità. Il suo modello è quello emiliano. Sui trasporti, ad esempio, Bonaccini punta su una misura presente nel programma di Majorino e già testata in Emilia Romagna: la gratuità per gli studenti per abbattere l’inquinamento. Per quel che riguarda la sanità, invece, individua due «difettucci» di quel modello lombardo che, ricorda, nel 2019 il centrodestra voleva esportare in Emilia Romagna: è «ospedalocentrico» e «per metà privato». Quando si tratta di sanità, indipendentemente dall’oratore di turno, il pubblico in sala si anima e applaude con convinzione.

Casa, lavoro, antifascismo – Schlein parla per ultima, ma non usa mezzi termini: «Dobbiamo far finire l’incubo di questi oltre 20 anni di governo delle destre e liberare la Lombardia». Poi sintetizza i suoi temi, cioè la precarietà dei giovani, il diritto alla casa «dimenticato da chi governa questa regione», la transizione verde «irrimandabile». Della destra dice: «È forte con i deboli e debole con i forti. Noi vogliamo ricordare che bloccare le persone in mare è illegale e crudele». Poi ancora: «Nessuna ambiguità, mai, sul nostro antifascismo. Vorrei che tutti quelli che sono candidati dall’altra parte potessero dire lo stesso». Interrogata dai cronisti sul voto disgiunto, però, resta sul vago.

Verso le primarie – Non è ancora il momento della competizione aperta. Al teatro del Buratto Cuperlo, Bonaccini, De Micheli e Schlein si mostrano uniti, anche se Schlein, sollecitata da un giornalista, dichiara: «Vinceremo noi». Nel frattempo, il voto nei circoli del Pd è in corso. Al 10 febbraio, secondo i dati comunicati dal partito, hanno votato circa 35mila iscritti e il 51% di loro ha scelto Bonaccini. Segue Schlein con il 35% delle preferenze, poi Cuperlo (8%) e De Micheli (4%). I due più votati in questa fase si contenderanno la segreteria nelle primarie del 26 febbraio. A questo, però, si penserà da martedì 14. Prima ci sono le regionali e mentre il teatro si svuota l’ultimo brano dei Coma Cose, L’addio, in gara a Sanremo culla le speranze di Majorino che si augura che lunedì 13 febbraio 2023 possa essere davvero il giorno in cui l’amministrazione leghista in Lombardia diventi “solo un ricordo”, come dice la canzone.