L’attentatore. L’uomo-bomba che ha colpito a Manchester ha un nome: Salman Abedi, 22 anni, cittadino britannico di origini libiche. La notizia, inizialmente diffusa dal Daily Mail, è stata confermata dal capo della Polizia, Ian Hopkins.

Rivendicazioni. Amaq, l’agenzia di stampa dello Stato Islamico, rivendica l’attentato di Manchester come opera di un affiliato Isis. A dirlo è Site, pagina web che negli Usa monitora l’estremismo in rete.

Arresto. La Polizia di Manchester comunica via tweet l’arresto di un 23enne, nel sud della città, che sembrerebbe collegato all’esplosione nella notte alla Manchester Arena. Il sito del quotidiano britannico The Guardian riferisce anche di un blitz in corso a Carlton Road, dove pare abitasse l’attentatore.

Vittime e dispersi. Ventidue morti (tra cui una bimba di 8 anni), cinquantanove feriti soccorsi in ospedale e una sessantina quelli assistiti per strada. Almeno dodici persone disperse. Questo al momento il bilancio dell’attacco terroristico che ha sconvolto Manchester nella tarda serata di ieri, 22 maggio 2017. La homepage del quotidiano locale Manchester Evening News pubblica nomi e volti di alcuni dei ragazzi che mancano all’appello, nella speranza di aiutare le famiglie a ritrovarli: Olivia Campbell (15 anni), Chloe Rutherford (17 anni), Liam Curry (19 anni), Martyn Hett (29 anni). Di Laura MacIntyre e Eilidth MacLeod si sa che sono scozzesi, di Courtney Boyke e Philip Tron si conoscono solo i nomi. Tutti non rispondono al cellulare e tutti avevano i biglietti per il concerto di Ariana Grande ieri sera alla Manchester Arena.

L’attentato. Sono le 22.30 di lunedì 22 maggio e il concerto della 23enne pop star americana sta finendo quando si sente un boato nel foyer del palazzetto e si scatena il panico. La struttura – l’arena indoor più capiente d’Europa – può ospitare oltre 21mila persone e in quel momento pullula di fan di Ariana Grande, tutti giovanissimi. Alcuni così giovani da essere accompagnati dai genitori.

La Polizia britannica all’opera davanti alla Manchester Arena, dopo l’esplosione.

«O mio Dio, cosa sta succedendo? Cos’è successo?» si sente in un video messo in rete da alcune ragazze che stavano filmando il palco con lo smartphone. Il rumore dell’esplosione quasi si confonde in mezzo alla musica diffusa dagli altoparlanti.

Sulle prime si è parlato di due ordigni rudimentali, imbottiti di chiodi e bulloni, abbandonati tra la folla. Le ultime dichiarazioni degli inquirenti confermano invece che si è trattato di un attentato kamikaze e che l’attentatore è stato trovato morto tra la folla. Secondo l’emittente britannica Bbc l’indagine è nelle mani della North West Counter Terrorism Unit, a cui l’unità antiterrorismo di Scotland Yard ha inviato rinforzi. «Ha agito da solo. Riteniamo che fosse in possesso di un ordigno improvvisato, che ha detonato, causando questa atrocità. Resta da capire se avesse complici o fosse parte di una rete», queste le parole del capo della Polizia di Manchester – Hopkins – durante la prima conferenza stampa, seguite dalla richiesta di non fare speculazioni sull’identità dell’attentatore e di non fare circolare nomi, per non interferire con l’inchiesta in corso.

I precedenti. L’attentato è il più grave nel Regno Unito dopo quello sui mezzi pubblici londinesi che nel luglio 2005 aveva contato 52 morti e quasi 700 feriti. Allora le esplosioni kamikaze erano state quattro, tra metropolitana e pullman.

Allarme a Londra. Anche questa mattina si è temuto che il terrore continuasse in metropolitana, e per qualche ora sui social si è diffusa la notizia della chiusura di Victoria Station a Londra per via di un pacco sospetto. Allarme rientrato, mentre resta chiusa Victoria Station a Manchester, la fermata della metropolitana più vicina al luogo dell’attacco.

Nuovo allarme. Ancora paura a Manchester, dopo l’attentato in Arena. La polizia ha evacuato un centro commerciale, l’Arndale shopping centre. Arrestato un uomo. Gli artificieri sono intervenuti per affrontare la minaccia di un pacco sospetto, poi rivelatosi un falso allarme.

Dichiarazioni. La premier Theresa May – al termine di una riunione del Cobra, l’unità di crisi britannica – ha dichiarato che «tutti gli attentati terroristici sono terribili, ma questo si distingue per codardia» considerata la dinamica dell’attacco e la giovanissima età dei partecipanti al concerto. «Ma il nostro modo di vivere prevarrà sempre», ha concluso, prima di partire per Manchester.

Sul profilo Twitter della pop star Grande, rimasta illesa, si legge invece: «Sono distrutta. Mi dispiace così tanto, dal profondo del cuore. Non ho parole». I collaboratori della cantante hanno fatto sapere che «Ariana in questo momento è inconsolabile, nel pieno di un crollo nervoso» e hanno annullato tutte le date europee del suo tour, che sarebbe approdato in Italia il 15 giugno (al Palalottomatica di Roma) e il 17 giugno (al Pala Alpitour di Torino). Sui social il cerchietto con le orecchie spesso indossato dalla Grande si è trasformato in un nastro nero, simbolo del lutto internazionale accanto all’ hashtag #PrayForManchester.

Nel frattempo, sulle pagine della rivista jihadista Rumiyah, l’uccisione di bambini viene definita “danno collaterale”. «Uno non dovrebbe addolorarsi per l’uccisione collaterale di donne e bambini miscredenti», si legge nell’articolo.

Al momento non sembra ci siano italiani coinvolti, ma la Farnesina ha attivato un numero d’emergenza per rimanere aggiornati sulle condizioni dei connazionali su suolo britannico.