Cesare Battisti è atterrato oggi, 14 gennaio, alle 11.36 all’aeroporto romano di Ciampino, dove è subito stato preso in consegna dal Gruppo operativo mobile della Polizia penitenziaria e trasferito al carcere di Oristano (contrariamente alle prime dichiarazioni, che lo vedevano diretto a Rebibbia). Ad attendere il suo arrivo erano presenti il vicepremier Matteo Salvini e il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che avevano espresso soddisfazione per la cattura con un post su Facebook il primo, ringraziando gli investigatori e riproponendo il motto «la pacchia è finita», e un tweet il secondo, ribadendo che «l’ex terrorista sconterà la pena che gli è stata comminata dalla giustizia italiana: l’ergastolo!». Dopo l’atterraggio, entrambi hanno commentato l’arresto come un motivo d’orgoglio per il governo e il Paese: Salvini ha detto che «non è un punto d’arrivo ma un punto di partenza» e che è «sicuro che le forze dell’ordine, con i servizi d’intelligence, potranno riassicurare alle galere altre decine di delinquenti, vigliacchi e assassini che sono in giro per il mondo a godersi la vita», mentre Bonafede ha sostenuto come questo fosse «il risultato di un intero Paese, un risultato storico: quando le istituzioni italiane sono compatte non ci ferma nessuno. Oggi l’Italia va a a testa alta». Alle 14 parteciperanno entrambi alla conferenza stampa sul suo arresto insieme al premier Giuseppe Conte.

Alta sicurezza – Sarà collocato in una cella singola nel circuito di alta sicurezza riservato ai terroristi e, dovendo scontare due ergastoli, sarà sottoposto a 6 mesi di isolamento diurno. La procedura di rimpatrio, iniziata alle 22 di ieri sera, era stata annunciata dal presidente del consiglio Conte su Facebook, che prometteva ad attenderlo «le nostre carceri, affinché possa espiare le condanne all’ergastolo che i tribunali italiani gli hanno inflitto a suo tempo con sentenze passate in giudicato». Il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso e il sostituto pg Antonio Lamanna hanno spiegato che la pena per i quattro omicidi da lui commessi negli anni ’70 come ex militante Pac (Proletari armati per il comunismo) è quella di ergastolo ostativo, cioè senza possibilità di benefici a condizioni inalterate.

La cattura – L’ex terrorista di Cisterna di Latina era stato arrestato da una squadra dell’Interpol alle 17 di sabato 12 gennaio (ore 22 in Italia) a Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, dopo quasi 40 anni di latitanza. Camuffato con barba e baffi finti, il terrorista aveva fatto perdere le sue tracce a dicembre, quando era scappato dal Brasile a seguito dell’emissione di un mandato di cattura nei suoi confronti. La cattura era stata voluta dal neo-presidente Jair Bolsonaro, salito al potere lo scorso 29 ottobre: il suo mandato aveva segnato da subito un cambio nella gestione del fuggitivo. A differenza della protezione offerta dall’ex-presidente Luiz Inácio Lula da Silva, il leader della destra brasiliana aveva promesso l’estradizione al vicepremier Salvini, e Battisti era scappato in Bolivia per ottenere lo status di rifugiato.

L’errore – Nella sua fuga, Battisti aveva commesso un errore: nella sala d’attesa dell’aeroporto di Sinop (Stato del Mato Grosso, Brasile), aveva connesso il cellulare al wi-fi prima di imbarcarsi per La Paz, capitale boliviana. Gli uomini arrivati a Brasilia da Roma, funzionari dell’Antiterrorismo, dell’Interpol, della Digos di Milano e dell’Aise (la nostra intelligence per l’estero) hanno trovato in rete la traccia del suo Imei, il codice numerico univoco del telefono di Battisti, e ne hanno seguito le tracce in Bolivia. Fermato da agenti italiani, boliviani e brasiliani, ha risposto in portoghese senza opporre resistenza, mostrando un documento di identità brasiliano. Due uomini dell’Antiterrorismo e della Criminalpol erano già sul posto, mentre alle 20.30 sono stati raggiunti da un aereo del governo italiano con a bordo investigatori della Polizia e uomini dell’Aise. Il governo boliviano ha espulso il pluriomicida 64enne verso l’Italia con l’accusa di ingresso illegale nel paese, concedendo l’estradizione per ergastolo, condizione esclusa nel primo accordo bilaterale con il Brasile (la cui Costituzione non lo ammette in toto).

Reazione compatta – Il governo italiano ha reagito compatto alla cattura: il premier Conte aveva scritto su Facebook che l’ergastolo lo aspettava «non certo a causa delle sue idee politiche, bensì per i quattro delitti commessi e per i vari reati connessi alla lotta armata e al terrorismo», linea sostenuta anche dall’opposizione. Matteo Renzi ha commentato su Twitter l’accaduto come «Una bella notizia. Tutti gli italiani, senza alcuna distinzione di colore politico, desiderano che un assassino sia riportato nel Paese per scontare la sua pena», e a lui si è unito l’ex-premier Paolo Gentiloni sostenendo che «finalmente le vittime del terrorismo avranno giustizia». Primo tra tutti Alberto Torregiani, il figlio di una delle vittime degli assalti dei Pac, che ha sostenuto che «finalmente la sua famiglia potrà riposare in pace». Anche la polizia di Stato ha commentato su Twitter, riportando l’attenzione pubblica sulla difficoltà dell’arresto: «Dietro a questo momento ci sono giorni e notti di chi non ha mollato mai. Grazie alla caparbietà di chi silenziosamente ci ha sempre creduto».