Sono stati recuperati altri tre corpi senza vita. Salgono a 62 le vittime del naufragio dell’imbarcazione turca con a bordo circa 180 migranti, avvenuto nella notte di domenica sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Fermati due uomini sospettati di essere gli scafisti della barca, che si aggiungono a un altro turco fermato in precedenza. Al momento sono quindi tre i responsabili dell’incidente, verso i quali la Procura ha aperto un’inchiesta con le ipotesi di omicidio e disastro colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
I corpi – Le ricerche non si sono mai fermate, sono andate avanti tutta la notte e dalle 6 di mattina del 27 febbraio sono entrati in azione anche i sommozzatori della Guardia costiera e l’elicottero della Capitaneria di porto che, insieme ai soccorritori, hanno recuperato altri tre corpi, facendo aumentare il numero delle vittime da 59 a 62. Il primo è stato recuperato ad alcune centinaia di metri dal luogo del disastro, il secondo è stato trovato ancora in mare a 400 metri dalla riva e il terzo, invece, è stato rinvenuto a Le Castella, a 3,5 miglia nautiche (più di 6 chilometri) dal luogo dell’incidente. Tre uomini che si aggiungono ad altri uomini, donne, bambini e neonati provenienti da Turchia, Afghanistan, Pakistan, Iran, Somalia e Palestina. Sono, invece, 80 i sopravvissuti, 19 dei quali sono stati portati in ospedale: gli altri sono stati condotti nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto.
I fatti – Il caicco (un tipo di barca da pesca di fabbricazione turca) era partito giovedì 23 febbraio da Smirne, in Turchia, con a bordo circa 180 migranti, ognuno dei quali, secondo le testimonianze raccolte da Il Corriere della Sera, avrebbe pagato tra i cinquemila e gli ottomila euro per il viaggio. Stava seguendo la rotta ionica, una tratta più volte percorsa dalle navi clandestine, ma le condizioni del mare non erano favorevoli a causa del forte vento di Scirocco. Nella notte di sabato 25 febbraio l’imbarcazione è stata avvistata da un aereo dell’Agenzia europea Frontex che ha lanciato l’allarme, mettendo in azione due motovedette che, però, sono dovute rientrate in porto a causa del maltempo. Alle 4 di mattina di domenica, a circa 150 metri dalla riva, l’imbarcazione avrebbe preso una secca spezzandosi in due e gettando in mare tutti coloro che erano a bordo. Un pescatore, che aveva assistito alla scena, ha lanciato l’allarme. Le operazioni di salvataggio sono iniziate subito. Coinvolti Croce Rossa, Medici senza frontiere, Migrantes, volontari e Guardia costiera, vigili del fuoco, forze dell’ordine. Le ricerche saranno condotte anche con un drone dei volontari della protezione civile.
I precedenti – Non è la prima volta che nel Mar Ionio avvengono fatti analoghi. Uno dei primi risale al 2011, vicino Malta: fu coinvolto un barcone di 300 profughi di cui se ne salvarono solo 51. Nel 2013, all’altezza di Lampedusa, un’imbarcazione libica era naufragata: 368 vittime. Nel 2015, invece, nel Canale di Sicilia, un barcone con oltre 700 migranti affondò: sopravvissuti meno di 30. E poi Cutro. Nella spiaggia di Steccato ci sono giacche, maglioni e scarpe ancora fradice. Pezzi di imbarcazione sparpagliati qua e là. Nel palasport di Crotone ci sono 75 feretri che aspettano i corpi delle vittime per dar loro una degna sepoltura. Ci sono più bare del previsto perché le ricerche continuano e il mare potrebbe restituire altri corpi.