Manca ancora un anno ma negli Stati Uniti la corsa alle prossime elezioni presidenziali è già iniziata. Il presidente Donald Trump ha dichiarato di essere aperto a ottenere informazioni compromettenti da uno Stato straniero sui suoi prossimi avversari qualora questo possa aiutarlo a ottenere un secondo mandato alla Casa Bianca. Immediata la critica del principale rivale del presidente, il democratico Joe Biden: «Sta dando il benvenuto a interferenze straniere nel nostro Paese».

«Si chiama ricerca sull’opposizione» –  Durante un’intervista esclusiva condotta da George Stephanopoulos per Abc News, Donald Trump si è detto disponibile ad accettare da qualsiasi potenza straniera ogni elemento che possa gettare ombre sui prossimi candidati alle presidenziali 2020. «Penso che vorrei sentire, non c’è nulla di sbagliato nell’ascoltare. Lo hanno sempre fatto tutti, si chiama ricerca sull’opposizione», ha detto Trump, criticando l’idea per cui l’acquisizione di tale tipo di informazioni possa essere considerata come un’interferenza nel percorso elettorale. «Non penso sia un’interferenza. Se pensassi che ci fosse qualcosa di sbagliato, forse mi rivolgerei all’Fbi. Ma l’Fbi non ha abbastanza agenti per occuparsene».

Donald Trump Jr e il Russiagate – Le dichiarazioni di Trump arrivano a solamente un giorno di distanza dalla seconda testimonianza del suo primogenito, Donald Trump Junior, davanti alla commissione intelligence del Senato per il suo coinvolgimento nello scandalo del Russiagate. Trump Jr. aveva infatti incontrato alla Trump Tower di New York, nel giugno del 2016, un’avvocatessa russa che gli avrebbe promesso informazioni compromettenti sull’allora candidata alla Casa Bianca Hillary Clinton, come si legge nel rapporto del procuratore speciale per le indagini Robert Mueller. Riguardo all’accaduto, il capo dell’Fbi Christopher Wray, nominato nel 2017 dallo stesso Trump, ha detto ai deputati che il figlio dell’ex tycoon avrebbe dovuto segnalare l’offerta al Bureau. Il presidente però non è d’accordo. Ha infatti dichiarato, sempre ai microfoni di Abc News, che «il capo si sbaglia. Francamente, non è così che va la vita. Ho visto un sacco di cose nella mia vita e non ho mai chiamato l’Fbi. Butta qualcuno fuori dal tuo ufficio, fai quello che vuoi. Ma non chiamare l’Fbi».

Una minaccia alla sicurezza nazionale – Non è solo il capo dell’Fbi a non essere d’accordo con Trump. Immediata è stata la replica di Joe Biden, ex vice presidente sotto Barack Obama e candidato di punta dei democratici per le prossime elezioni. «Il presidente Trump sta dando ancora una volta il benvenuto a interferenze di Paesi stranieri nelle nostre elezioni», ha scritto sul suo profilo Twitter, «Qua non si tratta di politica. È una minaccia alla nostra sicurezza nazionale. Un presidente americano non deve cercare il loro aiuto e favorire quelli che cercano di minare la nostra democrazia».