Ventiquattro ore. Prima di tornare alla Casa Bianca, Donald Trump aveva promesso di mettere fine alla guerra tra Russia e Ucraina in un solo giorno. Adesso, dopo oltre tre mesi di governo, le sue posizioni non sono più quelle di gennaio. È sempre più convinto che Zelensky e Putin non si sopportino. «Forse, la pace non è possibile. C’è un odio tremendo tra questi due uomini e tra i generali. Stanno combattendo duramente da tre anni», ha dichiarato in un’intervista a Nbc News. Washington ha provato a mediare, convalidando ai russi l’annessione della Crimea, il controllo sulle terre occupate e l’esclusione dell’Ucraina dalla Nato, ma dal Cremlino non vogliono un accordo. Trump, ora, sembra più vicino a Zelensky. Dallo scontro di febbraio nello Studio Ovale, gli animi si sono distesi parecchio e lo ha dimostrato anche il vertice storico di San Pietro. Per Putin, però, la mediazione Usa non è più un’àncora di salvataggio. L’intesa per il cessate il fuoco non si trova. Mosca ha proposto tre giorni di tregua, in occasione della festa nazionale della Vittoria in ricordo della fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma nel frattempo continua a bombardare. L’offerta è stata rispedita al mittente. «L’Ucraina è pronta a iniziare il silenzio in qualsiasi giorno, ma per non meno di un mese. Se c’è un cessate il fuoco non è per le loro festività, ma per tutti i giorni – ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su X –. Oggi è il 54esimo giorno che la Russia ignora persino la proposta statunitense di un cessate il fuoco completo».

Il presidente russo Vladimir Putin (EPA/NATALIA KOLESNIKOVA / POOL)

Putin: «In Ucraina sarà una vittoria militare» – Trump sembra sempre più insofferente nei confronti di Mosca, ma Putin tira dritto per la sua strada. Il 7 maggio prossimo festeggerà i suoi primi 25 anni al potere. Per l’occasione, domenica 4 maggio, è andato in onda sulla rete ammiraglia russa, Rossijal, un documentario di un’ora e mezza dedicato proprio allo “zar”. Il presidente ha aperto le porte del suo appartamento privato al Cremlino al fidato giornalista Pavel Zarubin. Ne è uscito uno speciale di novanta minuti, tra conversazioni e filmati sulla vita del Paese, per celebrarne i progressi dell’ultimo quarto di secolo. In tv, Putin ha parlato anche della guerra in Ucraina. Ed è venuto fuori che avesse pensato di lanciare l’attuale operazione speciale già nel 2014. «Ma il Paese non era pronto per uno scontro frontale con l’Occidente collettivo», ha spiegato. Secondo lui, sta succedendo adesso. Da quando la Russia ha cominciato la sua offensiva contro Kiev, «è sostanzialmente sola nella sua resistenza all’intero Occidente». Per il Cremlino, insomma, è una contro tutte. L’atomica, però, non serve. «Volevano provocarci. Volevano farci commettere errori. Ma non c’è stato bisogno di usare armi nucleari e spero non ce ne sarà in futuro. Abbiamo forze e risorse sufficienti per portare a una conclusione logica ciò che è stato avviato nel 2022 e ottenere il risultato che la Russia chiede», ha aggiunto Putin. Niente diplomazia quindi, solo mezzi militari. Alla fine, però, sostiene che una «riconciliazione» con quella che per lui è «la parte ucraina del popolo russo» arriverà. E «sarà inevitabile, ma ci vuole tempo».

La resistenza di Zelensky – Mentre Putin, in onda sulla tv nazionale, sganciava aneddoti come «ho sempre voglia di prendere a pugni qualcuno, ma ci convivo e lo combatto», su X Zelensky scriveva che «questa guerra finirà, come le dittature cadono. Proprio come finisce ogni impero costruito su principi di guerra, mancanza di rispetto per le persone e i loro diritti e disprezzo per la vita umana». Nel frattempo, a Kiev c’è stata l’ennesima notte di bombardamenti. La Russia ha usato 165 droni e due missili balistici e provocato «incendi nei condomini e nelle auto dopo gli attacchi dei droni russi sui quartieri residenziali». Ci sono stati feriti, tra cui alcuni bambini. «Solo questa settimana, Mosca ha utilizzato oltre 1.800 droni d’attacco, 1.360 bombe aeree guidate e 10 missili di vario tipo contro l’Ucraina», ha sottolineato ancora il presidente ucraino sui social. Dopo il disgelo con la Casa Bianca, adesso Kiev riceverà altri aiuti dagli Stati Uniti. Stando al New York Times, che ha citato quattro funzionari del governo Usa, dopo la revisione in Ucraina arriverà un sistema di difesa aerea Patriot (un missile terra-aria progettato per distruggere missili balistici, aerei e altri obiettivi volanti) che era stato di base in Israele. E ancora, ha aggiunto Zelensky, «aspettiamo 3 milioni di proiettili di artiglieria».

Il presidente americano Donald Trump, di ritorno alla Casa Bianca (EPA: CHRIS KLEPONIS)

Trump al limite del potere esecutivo – Se in politica estera Trump è sembrato avvicinarsi alle posizioni ucraine, in casa sua sta continuando a spingere al limite il potere esecutivo. L’ha esercitato come nessun altro presidente nella storia americana. Dall’inizio del suo secondo mandato, ha firmato 140 ordini esecutivi per ridurre l’immigrazione illegale, contro la burocrazia federale e la politica inclusiva. Intervistato da Nbc News, a una domanda sul voler rispettare il giuramento verso la legge suprema del Paese ha risposto «non so se sia il mio compito». Tra gli argomenti messi in discussione durante l’intervista, anche l’applicabilità del diritto a un processo equo per i migranti. «Così dovremmo avere uno, due, tre milioni di processi – ha dichiarato il tycoon –. Ma ho dei bravi avvocati che lavorano per me e naturalmente rispetteremo le decisioni della Corte Suprema». Sulla Groenlandia, invece, ha spiegato: «È composta da una popolazione molto piccola, di cui ci prenderemo cura, e la ameremo, e tutto il resto. Ma ne abbiamo bisogno per la sicurezza internazionale. Non escludo di annetterla con la forza». Poi ha aggiunto che dubita che accada, ma la possibilità esiste. Nelle decisioni che prende (e prenderà), Trump è molto deciso. Adesso, ha lanciato dei dazi contro l’industria cinematografica straniera in difesa di quella Usa. «Autorizzo il Dipartimento del Commercio e il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti ad avviare immediatamente il processo per l’istituzione di una tariffa del 100% su tutti i film che arrivano nel nostro Paese e che sono prodotti in paesi stranieri. Vogliamo film realizzati in America, di nuovo», ha scritto su Truth.

Tra le nuove idee del presidente c’è anche quella di ampliare e riaprire la prigione di Alcatraz «per ospitare i criminali più spietati e violenti d’America». Piano quasi impossibile perché il carcere andrebbe abbattuto e ricostruito, con costi altissimi. Intanto, per non far smettere di far parlare di sé, ha anche pubblicato sui social (e sul profilo ufficiale della Casa Bianca) una serie di immagini generate con l’AI che hanno scatenato la reazioni di milioni di utenti e dei media del mondo. Nella prima, è ritratto come il Papa, con tonaca bianca, copricapo e indice alzato. L’immagine ha mandato su tutte le furie il clero globale. Proprio a pochissimi giorni dall’inizio del Conclave. «Non è divertente, signore», ha scritto su Facebook il cardinale filippino Pablo Virgilio David. Tra gli altri, anche l’arcivescovo di New York Timothy Dolan si è mostrato critico. «Non era una buona cosa», ha commentato. In generale, le reazioni dal mondo non sono state positive. Ma le manie di grandezza di Trump si sono spinte oltre. Il 4 maggio l’account ufficiale della Casa Bianca ha postato una foto che ritrae il presidente con muscoli (finti) ben in evidenza e una spada laser in mano. Un omaggio alla saga di Guerre Stellari, per celebrare il potere del tycoon, con una critica alla sinistra. «Buon 4 maggio a tutti, compresi i lunatici della sinistra radicale che stanno lottando con tutte le loro forze per riportare nella nostra galassia signori dei Sith, Assassini, Signori della Droga, Prigionieri pericolosi e i ben noti membri della gang MS-13. Non siete la Ribellione, siete l’Impero».