Oltre 470 giorni di attesa. Per la precisione 478: risale al 4 gennaio 2022, data del trentennale delle relazioni diplomatiche e economiche tra Ucraina e Cina, l’ultimo contatto tra il presidente della Repubblica Popolare Xi Jinping e il suo omologo Volodomyr Zelenskiy. Un silenzio rotto da una chiamata attesissima il 26 aprile, che segna la riapertura dei rapporti diplomatici tra Kiev e Pechino. Anche la visita di Ursula von der Leyen e Emmanuel Macron di due settimane fa in Cina potrebbe aver contribuito alla discesa in campo dei cinesi, fattore che molti considerano essenziale nella riapertura di un dialogo tra blocco occidentale e Russia.

Una timeline con le date chiave delle mosse cinesi sul conflitto russo-ucraino (ISPI)

Le parole di Zelenksy – «Ho avuto una lunga e significativa conversazione telefonica col presidente Xi Jinping», ha comunicato Zelenskyi in un tweet, sottolineando che la chiamata, insieme alla nomina di un ambasciatore a Pechino, costituisce «un forte impulso allo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali». Durante la conversazione,  il leader ucraino ha poi insistito sul fatto che Kiev non si arrenderà nella difesa dei suoi confini e nella lotta a riconquistare i territori occupati: «Non può esserci pace a scapito dei compromessi territoriali. L’integrità territoriale dell’Ucraina deve essere ripristinata entro i confini del 1991», ha aggiunto in un post su Telegram.

Xi, messo di pace? – Una posizione, quella sull’integrità territoriale, che sembra essere pienamente condivisa da Pechino, in un periodo in cui è ancora caldissima la tensione su Taiwan.
«Il presidente Xi ha affermato che il rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale è il fondamento politico delle relazioni tra Cina e Ucraina», ha comunicato un portavoce del ministro degli Esteri cinese Qin Gang, impegnato nel frattempo a Xi’An nel quarto incontro con gli omologhi dei paesi dell’Asia centrale. «Non importa quanto sia complicato, i negoziati sono l’unica soluzione», ha affermato Qin nel corso della plenaria, sottolineando la linea comune della Cina e dei suoi alleati centroasiatici nella risoluzione del conflitto.

Nel frattempo, la portavoce Hua Chunying ha sottolineato in un tweet che Pechino invierà un suo rappresentante «in Ucraina e in altri Paesi» per lavorare a una soluzione politica della crisi. «Non c’è vincitore in una guerra nucleare, i danni sarebbero irreparabili», ha concluso Hua. Dopo l’allentamento della politica zero Covid , il “Paese di Mezzo” è tornato da protagonista sulla scena internazionale nei panni che gli sono più comodi, quelli del mediatore: lo scorso marzo, la Cina è intervenuta con successo nella creazione di un accordo di normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Iran, e nelle scorse setimane si è fatta avanti per fare da tramite da Israele e Palestina.

Il ministro degli esteri Russo Sergej Lavrov (Ansa)

Russia tiepida – «Notiamo la disponibilità della parte cinese a compiere sforzi per stabilire un processo di negoziazione». Queste le parole del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che si esprime positivamente sulla possibilità di dialogo e sulle azioni di Pechino per cercare un compromesso. Sebbene inattesa in questo momento, Mosca era ben consapevole del fatto che la chiamata sarebbe arrivata, specialmente in un periodo in cui le truppe ucraine stanno preparando la controffensiva. In questo contesto, la mediazione tra Ucraina e Russia potrebbe rivelarsi strategica per rallentare le iniziative belliche di Kiev.
Nel frattempo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che durante la visita del mese scorso a Mosca, il presidente cinese Xi Jinping non ha parlato di un ritorno dell’Ucraina alla piena sovranità sul suo territorio con il suo omologo Vladimir Putin.

Ricostruire l’Ucraina Il 26 aprile si è tenuta a Roma la Conferenza Bilaterale sulla Ricostruzione dell’Ucraina. La premier Giorga Meloni ha incontrato al Palazzo dei Congressi il primo ministro d’Ucraina Denys Shmyhal. «Il popolo ucraino sta combattendo anche per noi – ha dichiarato la presidente del Consiglio – L’Italia scommette sul futuro dell’Ucraina».

In attesa della ricostruzione, Kiev continua a ricevere aiuti militari: nel corso dell’incontro tra il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e il primo ministro del Lussemburgo Xavier Bettel è stato sottolineato l’impegno militare dell’Alleanza Atlantica nel conflitto: la Nato ha già fornito a Kiev 1.550 veicoli blindati e 230 carri armati, che «rappresentano più del 98% dei veicoli da combattimento promessi».