«La questione chiave è un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe dal territorio ucraino». Con questa premessa, connenuta in una nota dioffusa subito prima dell’incomntro, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accettato di inviare una delegazione al confine con la Bielorussia per avviare i primi colloqui con la Russia a cinque giorni di distanza dall’inizio dell’offensiva. «Ogni ora che il conflitto si trascina, cittadini e soldati ucraini muoiono», ha affermato il capo negoziatore russo nonché consigliere del Cremlino Vladimir Medinsky, «Abbiamo deciso di raggiungere un accordo, ma deve essere nell’interesse di entrambe le parti». Intanto, Zelensky ha chiesto  l’adesione immediata dell’Ucraina nell’Unione Europea.

L’arrivo della delegazione ucraina al confine con la Bielorussia per i negoziati con i russi (EPA/BELTA)

Le posizioni – In seguito alla minaccia nucleare del presidente russo Vladimir Putin, Zelensky ha deciso di avviare un primo colloquio con Mosca. L’Ucraina, una volta che la sua delegazione ha raggiunto il confine, passando per la Polonia, ha annunciato le richieste che intende fare alla controparte per arrivare subito alla pace. La delegazione russa, invece, non ha voluto svelare le carte prima dell’inizio delle trattative anche se all’arrivo a Gomel il Medinsky ha dichiarato: «Siamo pronti a negoziare a tutto campo». All’avvio dei colloqui il leader bielorusso Alexander Lukashenko ha fatto sapere che Minsk è pronta a partecipare ai negoziati.

Le delegazioni – Al tavolo – per il momento –  siederanno da un lato la delegazione russa e dall’altro quella ucraina. A guidare quest’ultima il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov, accompagnato dall’alto consigliere della presidenza, Mijailo Podoliak, cui si aggiungono il consigliere del presidente Mikhailo Podoliak, i deputati Davyd Arakhamia e Rustem Umerov e il rappresentante del presidente per il Donbass Andryi Kostin. La delegazione russa è presieduta da Vladimir Medinsky, consigliere del presidente Vladimir Putin – definito «falco» per le sue posizioni nazionaliste – , i viceministri della Difesa e degli Esteri, Alexander Fomin e Andrei Rudenko, l’ambasciatore russo in Bielorussia, Boris Gryzlov e il capo della Commissione Esteri della Duma, Leonid Slutsky. Secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, l’Ucraina avrebbe chiesto al milionario russo proprietario del Chelsea FC Roman Abramovich di fare da mediatore durante i colloqui. «È stato richiesto dall’Ucraina per aiutare nei colloqui», scrive il sito del quortdiano israeliano, «Ha viaggiato fino in Bielorussia per partecipare alle discussioni».

Il luogo di confine – Come teatro del primo incontro dall’inizio della guerra è stata scelta la città di Gomel, al confine tra Ucraina e Bielorussia, dopo che il presidente ucraino aveva messo il veto alla capitale: «Sì ai colloqui, ovunque, ma non a Minsk», aveva detto ieri Zelensky in conferenza stampa. Da quanto emerso, però sarebbe stato scelto un luogo nelle vicinanze del fiume Pripyat, in un edificio chiamato «Casa del pescatore». Il luogo preciso dell’incontro, per ragioni di sicurezza, è rimasto ignoto anche se, secondo alcune indiscrezioni, a ospitare i negoziati sarebbe il Rumyantsev-Paskevich Residence. Una foto pubblicata sul profilo Twitter del ministero degli Esteri bielorusso mostra un lungo tavolo di lavoro per i negoziati. A un capo del tavolo, le bandiere russe, ucraine e nel mezzo quella bielorussa.

Sul campo – Le forze russe hanno fatto sapere di aver «rallentato il ritmo dell’offensiva» in vista delle trattative di oggi. La quinta notte di conflitto però non è stata molto diversa dalle precedenti, con le sirene di allarme e la fuga dei civili nei rifugi. Attacchi segnalati su Kiev e Kharkiv, tutti respinti secondo fonti ucraine. Sotto attacco, fin dalle prime ore dell’alba,  anche la città portuale di Mariupol. Secondo quanto riportato dall’agenzia Interfax, le truppe russe hanno assunto il controllo delle cittadine di Berdyansk e Enerhodar – nel sudest ucraino – e dell’area attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhya. Continua anche l’offensiva sul fronte della disinformazione e della propaganda. Ne è un esempio un articolo pubblicato dall’agenzia Ria Novosti sabato 26 febbraio e subito rimosso, che celebrava la vittoria di Putin e l’annessione dell’Ucraina alla Russia.