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Disordini a Kiev durante le proteste del 2013

E’ morto il colonnello dei servizi segreti ucraini (Sbu), Oleksandr Kharaberiush. La sua auto è esplosa in un quartiere centrale della città di Mariupol, nella regione del Donetsk, a pochi chilometri dall’area controllata dai separatisti filo-russi. La procura parla di attentato e il comandante nazionale del Sbu ha usato parole di guerra: «Faremo di tutto per trovare e punire i colpevoli, noi saldiamo presto i debiti».

I fatti – Volevano forse saldare un debito anche i presunti colpevoli dell’esplosione, avvenuta nella città portuale di Mariupol alle 8:30 di venerdì 31 marzo (7:30, ora italiana). La zona è ancora sotto il governo di Kiev, pur trovandosi a meno di due ore di macchina dall’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, nella zona del Donbass, controllata dai separatisti. Proprio a Donetsk a ottobre 2016 una bomba in un ascensore ha ucciso “Motorola”, ovvero Arsen Pavlov, un comandante dei ribelli. Uno dei leader dei filorussi, Aleksandr Zakharchenko, aveva promesso vendetta contro il governo ucraino. E’ per questa ragione che il comandante dei servizi segreti di Kiev ha già indicato come colpevoli proprio i separatisti del Donbass.

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Un cartina dell’Ucraina. In rosso, le zone controllate dai ribelli filorussi

Un conflitto dimenticato – Sono più di 10mila le persone che hanno perso la vita a causa della guerra civile in Ucraina. Scoppiata all’inizio del 2014, è stata per i primi mesi al centro dell’attenzione della comunità internazionale, mentre ora sembra aver perso interesse. Il territorio ucraino è al momento diviso tra il governo legittimo di Kiev e i separatisti filorussi della zona orientale del Paese. I ribelli hanno indetto un referendum (segnato dalle irregolarità, come urne trasparenti ed elettori che votavano più volte) con il quale hanno sancito l’annessione della Crimea alla Russia e hanno poi preso sotto il loro controllo anche le coseiddette repubbliche popolari di Donetsk e di Luhansk, nel sud est. Il presidente russo Vladimir Putin ha sempre negato ogni coinvolgimento diretto negli scontri, anche di fronte a prove concrete, come soldati fotografati in territorio ucraino o un volo di linea MH17 di Malaysia Airlines, con a bordo 298 passeggeri, abbattuto da un missile lanciato da una località appena al di là del confine. Europa e Stati Uniti hanno colpito gli uomini vicini al presidente con pesanti sanzioni economiche, giudicate eccessive da alcuni esponenti Ue, fra i quali l’ Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Federica Mogherini.

Violenze inascoltate – Bombardamenti, dirottamenti aerei, attentati. Ma anche rapimenti, stupri e violenze sessuali, come denuncia un reportage di Internazionale. Il conflitto in Ucraina è stato da subito connotato da un escalation di brutalità: la polizia che uccide circa 100 persone durante le prime proteste del 2013 contro il presidente filorusso Viktor Yanukovich, i protestanti che occupano con la forza i palazzi governativi e lo costringono alla fuga, città prese e difese con ogni arma a disposizione, anche fucili rimasti in casa dalla Seconda guerra mondiale. La delegazione dell’Ocse (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) incaricata di vigilare sul regolare svolgimento del referendum in Crimea è stata fermata al confine della regione e i rappresentanti sono stati sequestrati per giorni dai ribelli. In Crimea, come nelle altre zone controllate dai filorussi, è vietato l’accesso a chi non appoggia il nuovo governo. Internazionale ha riportato la testimonianza di una giornalista ucraina inviata a Doneskt, che è stata torturata e violentata. E come lei, tanti altri, uomini e donne che vengono abusati per ottenere informazioni o per semplice sfogo dei soldati ribelli di ritorno da una giornata di scontri.

Il punto della situazione – L’attuale presidente dell’Ucraina è il filoeuropeista Petro Poroshenko. Il primo ministro Volodymyr Groysman ha compiuto un passo significativo verso una risoluzione della crisi nominando una squadra anticorruzione incaricata di far luce su uno dei problemi che ha portato parte della popolazione a disconoscere il governi di Kiev. Gli accordi di Minsk del 2014, che prevedevano la fine dei combattimenti, non vengono rispettati. La comunità internazionale sta pensando alla creazione di aree di disimpegno di almeno due chilometri di lunghezza controllate dall’Ocse che dovrebbero fare da cuscinetto fra i due schieramenti. Le decisioni riguardo a un conflitto che dura da ormai tre anni vengono prese lentamente, mentre la comunità internazionale è ora più concentrata sul pericolo di attentati islamici in Occidente e sui rapporti fra Stati Uniti e Russia.