Tremila nuovi soldati americani in Europa Orientale, con altri 8500 in stato di massima allerta «pronti a essere inviati in Europa in qualsiasi momento». Il Pentagono ha annunciato un nuovo spiegamento di truppe per il prolungarsi della crisi in Ucraina, anche se ha puntualizzato che esse non interverranno n caso di invasione russa, ma servono per difendere i Paesi Nato in caso di escalation della crisi.

«La Nato conta» – Dei tremila nuovi militari americani in Europa Orientale, mille sono stati dislocati in Romania, i restanti duemila in Polonia. Il portavoce del Pentagono ha spiegato che «è importante lanciare un segnale forte a Putin e al mondo che la Nato conta e che siamo pronti a difendere i nostri alleati, se si arrivasse a questo punto». La difesa americana ha comunque precisato come questi invii siano temporanei e reversibili in caso di allentamento delle tensioni. Mosca ha bollato l’iniziativa di Washington come «distruttiva», con il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha dichiarato che «la Russia continua a chiedere agli Usa di smettere di alimentare le tensioni in Europa, ma sfortunatamente gli americani continuano a farlo».

L’offerta USA – Nonostante l’invio di forze militari, il canale diplomatico è ancora aperto. Come rivelato dal quotidiano spagnolo El Pais, gli Stati Uniti hanno offerto una soluzione a Putin: Washington non può accettare che sia negata la possibilità di ingresso nella Nato all’Ucraina né a qualsiasi altro Paese lo richieda, ma Mosca potrebbe controllare le batterie di missili impiantate in Romania e Polonia per assicurarsi che non possano sparare i vettori offensivi Tomahawk, a patto che i russi consentano di fare altrettanto agli americani a Kaliningrad. Il Pentagono ha affermato come questi documenti dimostrino la volontà di negoziare degli Stati Uniti, mentre non si registrano reazioni da parte russa. La proposta americana è stata approvata anche dall’Ucraina, ma il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba ha evidenziato che l’operazione di disarmo dovrebbe anche includere il ritiro di Mosca dalla Crimea e dal Donbass.

Putin a Pechino – Il presidente russo Vladimir Putin domani, 4 febbraio, sarà a Pechino per l’inaugurazione dei Giochi Olimpici invernali. Per l’occasione, il capo del Cremlino ha rilasciato un’intervista alla TV cinese China Media Group, in cui ha parlato delle ottime relazioni che intercorrono tra i due Paesi. «Io e il presidente Xi Jinping siamo buoni amici e abbiamo in gran parte le stesse opinioni sull’affrontare i problemi del mondo», ha affermato Putin, che ha anche spiegato come «le relazioni tra Russia e Cina si stiano sviluppando su una base di pari livello, deideologizzata» e che «i due Paesi sono impegnati a stabilire meccanismi per contrastare gli effetti negativi delle sanzioni unilaterali».

I risvolti geopolitici – Le parole di Putin certificano un avvicinamento che è già in atto da tempo. L’interscambio commerciale tra Russia e Cina è ai massimi storici, con Mosca che fornisce a Pechino il petrolio e il gas di cui il Dragone ha sempre più bisogno. Soprattutto i due Paesi si spalleggiano l’un l’altro in chiave antiamericana: entrambe le potenze hanno potere di veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e intendono sovvertire il sistema internazionale unilaterale guidato da Washington. In questo contesto non è escluso che se la situazione in Ucraina dovesse degenerare, la Cina possa approfittare del caos per aumentare la pressione su Taiwan, ora più che mai nel mirino di Xi.