La pace «senza alcun indugio», anche a costo di accettare uno status di neutralità. Un prezzo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo popolo sarebbero pronti a pagare pur di convincere la Russia a fermare l’invasione. Accantonata per ora l’idea di entrare nell’Ue o nella Nato, il leader di Kiev in un’intervista ai giornalisti russi indipendenti ha parlato chiaro: «Garanzie di sicurezza e lo status neutrale e non nucleare del nostro Stato: siamo pronti ad accettarlo. Era il primo punto di principio per la Federazione Russa. E per quanto ricordo hanno iniziato la guerra per questo». Come reagirà il Cremlino a questa proposta si potrà sapere solo da domani, martedì 29 marzo, alle 9, quando si aprirà un nuovo round di negoziati tra i due Paesi in Turchia.

Il videomessaggio – Sempre sui social, dove è stata pubblicata l’intervista con i media russi (il canale YouTube Zygar, il canale televisivo Dog’d, e i siti  MedusaKommersant e Novaya Gazeta), Zelensky ha postato un nuovo videomessaggio ribadendo le priorità dell’Ucraina al tavolo dei negoziati. «La sovranità e l’integrità territoriale sono fuori dubbio – ha detto – Come sono obbligatorie garanzie efficaci di sicurezza per il nostro Stato. Il nostro obiettivo è ovvio la pace e il ripristino di una vita normale nel nostro Paese natale il prima possibile». Per poi aggiungere: «Cerchiamo la pace. Veramente. Per come sono stato informato, ora c’è l’opportunità e la necessità di un incontro faccia a faccia in Turchia: non è affatto male, vedremo il risultato». Ma il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov è intervenuto, frenando su un possibile incontro tra Zelensky e Putin: «In questo momento sarebbe controproducente». La speranza del leader ucraino di un negoziato finalmente risolutivo è stata ridimensionata anche dal Cremlino, che ha commentato come fino ad ora le trattative non abbiano portato «a nessun risultato significativo».

Un referendum – Qualsiasi accordo, tra cui lo status di neutralità, però, dovrà essere approvato anche dal popolo attraverso un referendum, ha tenuto a precisare Zelensky. «Si tratta di una clausola di garanzia di sicurezza per l’Ucraina», ha detto nel video, ribadendo però che le sue proposte non sono parole al vento: «Mi interessa assicurarmi che non sia solo un altro pezzo di carta: siamo interessati a trasformare quel documento in un trattato serio da firmare» in cui anche «le questioni del Donbass e della Crimea devono essere discusse e risolte». Difficile farlo però con le istituzioni democratiche ucraine costantemente sotto attacco da parte dell’esercito russo: «Stanno rapendo i sindaci delle nostre città – ha denunciato il presidente ucraino in un’intervista all’Economist – Ne hanno uccisi alcuni. Alcuni di loro non li troviamo. Alcuni li abbiamo già trovati e sono morti».

Nessuna tregua – Nel frattempo non si ferma l’attacco russo in Ucraina. Le città di Lutsk, Zhytomyr e Rivne sono state il bersaglio di pesanti bombardamenti durante la notte. Sexcondo fonti ucraine, Kharkiv è stata colpita più di 200 volte solo nelle ultime 24 ore. Da Mariupol si alza l’appello disperato del sindaco Vadym Boichenko: «Siamo sull’orlo di una catastrofe umanitaria: la città è sotto un bombardamento a tappeto, deve essere completamente evacuata». Sarebbero ancora circa 160mila i civili intrappolati a Mariupol. Ventisei autobus e i mezzi della Croce Rossa sono in attesa di poter entrare in città per evacuare le persone rimaste, ma le forze russe non hanno garantito un passaggio sicuro. «Nessun corridoio umanitario oggi – ha fatto sapere oggi, lunedì 28 marzo, la vice prima ministra Iryna Vereshcuk su Telegram – la nostra intelligence ha riportato possibili provocazioni da parte degli occupanti sulle rotte dei corridoi umanitari».

Truppe – Stando ai racconti delle forze armate ucraine, l’esercito russo starebbe tentando di nuovo di avanzare verso Kiev da nord-ovest e da est, occupando le strade e i villaggi alla periferia della capitale ucraina. Sempre i soldati ucraini hanno parlato di circa 17mila avversari russi uccisi dall’inizio dell’invasione. Sul tema si è espresso anche Zelensky durante l’intervista con i media russi dissidenti, criticando il trattamento che l’esercito di Putin riserva ai suoi stessi soldati una volta caduti in battaglia: corpi abbandonati o riportati in patria «in sacchi della spazzatura». «È spaventoso. Se è così che trattano la propria gente, allora come trattano gli altri? È barbarie e finirà male», ha ammonito il presidente ucraino. Ma un video circolato online getta qualche ombra anche sul comportamento dell’esercito ucraino: dalle immagini sembra che i soldati sparino alle ginocchia dei prigionieri russi durante un’operazione nella regione di Kharkiv. Il governo di Kiev ha promesso un’inchiesta immediata e il consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovych ha aggiunto: «Siamo un esercito europeo e non prendiamo in giro i nostri prigionieri. Se è accaduto davvero, si tratta di un comportamento assolutamente inaccettabile».