Sta per approdare in Italia il vaccino Johnson&Johnson, l’unico monodose attualmente sul mercato. Sono 184mila le fiale del preparato anti-Covid19 statunitense che nella giornata del 13 aprile sono attese nell’hub della Difesa all’aeroporto di Pratica di Mare (Roma), il primo lotto della delle 400-500mila dosi previste entro la fine di aprile. Ad essere si aggiungeranno altre 175mila dosi prodotte da AstraZeneca,

Johnson&Johnson – Approvato l’11 marzo dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) e il giorno dopo dall’italiana Aifa, il farmaco statunitense usa la tecnica a vettore virale come AstraZeneca. Un frammento di DNA corrispondente alla proteina spike (quella che ricopre il SARS-CoV-2 e che costituisce il principale meccanismo di infezione) viene inserito in un virus opportunamente modificato destinato a infettare le cellule umane del vaccinato. In questo modo viene letto il frammento di DNA e poi tradotto nella proteina che innescherà la reazione del nostro sistema immunitario. Questo tipo di vaccino garantisce un’efficacia nella prevenzione che si aggira intorno al 66% (AstraZeneca è del 59,5%) contro quelli a mRna di Pfizer e Moderna che viaggiano a quota 95%. Tuttavia, è stata riscontrata una capacità nel prevenire le forme gravi di Covid che raggiunge l’85% dopo 4 settimane dall’inoculazione. Intanto l’altra azienda statunitense Pfizer ha promesso di anticipare di un mese le consegne dei prossimi trimestri, ovvero oltre 1 milione di dosi entro il 14 aprile, mentre da parte di Moderna ne sono attese nei prossimi giorni circa 400mila. Se questi impegni venissero davvero rispettati, le Regioni potrebbero andare a pieno regime prima che arrivi il grosso delle dosi, oltre 80 milioni, del secondo trimestre. Da aprile a giugno dovrebbero esserne a disposizione 52 milioni, di cui 8-10 sono programmate ad aprile.

Media giornaliera e richiami – «Siamo allineati con Spagna, Francia e Germania – ha dichiarato in un’intervista a La Repubblica il ministro alla Salute, Roberto Speranza – con una media giornaliera di 310mila di somministrazioni negli ultimi tre giorni siamo in crescita». L’obiettivo dichiarato dal commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo per la seconda metà di aprile è il mezzo milione di vaccinazioni ogni 24 ore. La svolta potrebbe arrivare con le nuove forniture e con la nuova programmazione dei richiami. In più, per aumentare il più possibile il numero di persone che hanno ricevuto almeno la prima dose, a Parigi si sta pensando di rimandare il richiamo per Pfizer e Moderna a 42 giorni, non più 21 e 28. Ipotesi presa in considerazione anche in Italia, «Aifa ha già espresso un parere a riguardo in cui ci dà la possibilità – ha commentato Speranza – si recuperano due o tre settimane e può essere utile in questa fase. Anche se ribadisco che la vera svolta è avere più vaccini».

La situazione delle Regioni – Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute, il totale di somministrazioni ha superato quota 13 milioni, mentre le persone che hanno completato il ciclo vaccinale previsto non raggiungono ancora i 4 milioni. Questi numeri sono stati commentati anche dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta: «Nel primo trimestre sono arrivate il 90% delle dosi previste dall’ultima versione del piano vaccinale, cioè 15,7 milioni. Il primo piano, invece, ne prevedeva 28». Come ha poi precisato Cartabellotta, le 300mila inoculazioni giornaliere previste per il 23 marzo sono state raggiunte «solo in alcuni giorni», mentre per la media di 500mila «al momento i numeri non ci sono». A oggi l’Italia ha somministrato l’83,7% delle dosi che sono arrivate. Non è solo una questione di mancanza di personale, dunque, ma di carenza di fiale. Proprio per questo motivo, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha minacciato di non partecipare più alle riunioni della conferenza Stato-Regioni perché «non intendiamo più essere presi in giro». Anche il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in un’intervista al Corriere della Sera si dice preoccupato dopo i ritardi di marzo: «Adesso però basta. Le 50 milioni di dosi entro giugno e le 80 nel terzo trimestre devono essere garantiti, per vaccinare tutti gli italiani entro la fine dell’estate». Bonaccini si dice pronto a tenere il passo necessario per raggiungere le 500mila. Intanto, il Lazio apre le prenotazioni per chi ha 60-61 anni e la Puglia apre a tutti gli over 60 per recuperare il distacco con le altre regioni. La Lombardia accelera sui 75enni e apre a Brescia uno degli hub più grandi d’Europa.